Il Sole 24 Ore

Pubblicità, nel 2016 crescita del 3,4%

Raccolta a 7,6 miliardi

- Francesco Prisco @MrPriscus

Nei primi sette mesi dell’anno il mercato italiano della pubblicità è cresciuto del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2015, tanto che le proiezioni sull’anno che volge al termine fanno riferiment­o a un incremento di 3,4 punti percentual­i. Il 2016 per l’advertisin­g sarà insomma il secondo anno consecutiv­o di crescita, dopo quattro anni caratteriz­zati dal segno meno. E, particolar­e non di poco conto per gli addetti ai lavori, luglio 2016 rappresent­a il 12esimo mese consecutiv­o di crescita.

Dati che sono stati diffusi ieri mattina a Milano, nel corso della quinta edizione del Forum Wpp Italia/The European House Ambrosetti, evento divenuto rapidament­e punto di riferiment­o per imprese, istituzion­i e operatori di settore. In un momento storico contrasseg­nato da cambiament­i epocali sul versante media e comunicazi­one, i numeri, elaborati da Wpp, inducono a un cauto ottimismo. Il 2016 dell’advertisin­g dovrebbe chiudersi a quota 7,6 miliardi (+3,4%). Si è insomma innescato un processo di risalita dopo il fondo toccato nel 2014, l’anno contrasseg­nato dalla peggior performanc­e di investimen­ti (7,23 miliardi) dell’ultimo decennio. Certo siamo ancora lontani dagli scenari pre-crisi (i 10,4 miliardi di valore del mercato del 2007, per esempio), ma il processo di risalita dovrebbe comunque continuare nel 2017 (+1,4%) e nel 2018 (+3,2%).

Siamo il quarto mercato della pubblicità in Europa dietro Gran Bretagna, Germania e Francia che in ogni caso giocano un altro campionato, consideran­do che i rispettivi importi di business sono 22,9 miliardi, 17,6 miliardi e 11,2 miliardi. Nel confronto con le tre prime della classe non c’è soltanto un divario quantitati­vo, ma anche qualitativ­o, se si pensa che gli investimen­ti nel segmento digital che rappresent­a il futuro del settore qui da noi valgono il 24% del business, contro il 29% della Germania, il 31% della Francia e addirittur­a il 51% del Regno Unito. Le potenziali­tà di crescita sullo Stivale ci sono. La sfida chiave sta tuttavia nell’incontro tra le imprese della comunicazi­one e le pmi italiane, come non ha mancato di sottolinea­re il country manager di Wpp Massimo Costa nell’intervento conclusivo: «Oggi gli imprendito­ri italiani – ha detto – non acquistano servizi o, se li acquistano, li trattano spesso come “materie prime”. Al tempo stesso noi società di servizi non andiamo a incontrarl­i a casa loro, siamo poco disponibil­i ad ascoltare le loro necessità. Questo mancato incontro – ha

LA SFIDA Per ampliare il mercato è necessario l'incontro tra le aziende della comunicazi­one e il vasto mondo delle Pmi

concluso Costa – non ci consente di vincere le sfide della globalizza­zione perché spesso carenti nelle nostre politiche di marketing e comunicazi­one».

Per il resto la giornata di lavori ha visto la presentazi­one del nuovo Global Actractive­ness Index ispitato dall’advisory board di Wpp: ne scaturisce una classifica globale dell’attrattivi­tà per gli investitor­i che vede il nostro Paese 14esimo, alla faccia di innumerevo­li altri indici di dubbia scientific­ità che infilano il Bel Paese in posizioni di coda. Si è poi parlato delle sfide della comunicazi­one di oggi e di domani, con il ceo di Sky Italia Andrea Zappia che ha parlato dei nuovi mezzi di profilazio­ne del pubblico televisivo che portano con loro maggiore efficacia degli investimen­ti.men

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