Pubblicità, nel 2016 crescita del 3,4%
Raccolta a 7,6 miliardi
Nei primi sette mesi dell’anno il mercato italiano della pubblicità è cresciuto del 5,8% rispetto allo stesso periodo del 2015, tanto che le proiezioni sull’anno che volge al termine fanno riferimento a un incremento di 3,4 punti percentuali. Il 2016 per l’advertising sarà insomma il secondo anno consecutivo di crescita, dopo quattro anni caratterizzati dal segno meno. E, particolare non di poco conto per gli addetti ai lavori, luglio 2016 rappresenta il 12esimo mese consecutivo di crescita.
Dati che sono stati diffusi ieri mattina a Milano, nel corso della quinta edizione del Forum Wpp Italia/The European House Ambrosetti, evento divenuto rapidamente punto di riferimento per imprese, istituzioni e operatori di settore. In un momento storico contrassegnato da cambiamenti epocali sul versante media e comunicazione, i numeri, elaborati da Wpp, inducono a un cauto ottimismo. Il 2016 dell’advertising dovrebbe chiudersi a quota 7,6 miliardi (+3,4%). Si è insomma innescato un processo di risalita dopo il fondo toccato nel 2014, l’anno contrassegnato dalla peggior performance di investimenti (7,23 miliardi) dell’ultimo decennio. Certo siamo ancora lontani dagli scenari pre-crisi (i 10,4 miliardi di valore del mercato del 2007, per esempio), ma il processo di risalita dovrebbe comunque continuare nel 2017 (+1,4%) e nel 2018 (+3,2%).
Siamo il quarto mercato della pubblicità in Europa dietro Gran Bretagna, Germania e Francia che in ogni caso giocano un altro campionato, considerando che i rispettivi importi di business sono 22,9 miliardi, 17,6 miliardi e 11,2 miliardi. Nel confronto con le tre prime della classe non c’è soltanto un divario quantitativo, ma anche qualitativo, se si pensa che gli investimenti nel segmento digital che rappresenta il futuro del settore qui da noi valgono il 24% del business, contro il 29% della Germania, il 31% della Francia e addirittura il 51% del Regno Unito. Le potenzialità di crescita sullo Stivale ci sono. La sfida chiave sta tuttavia nell’incontro tra le imprese della comunicazione e le pmi italiane, come non ha mancato di sottolineare il country manager di Wpp Massimo Costa nell’intervento conclusivo: «Oggi gli imprenditori italiani – ha detto – non acquistano servizi o, se li acquistano, li trattano spesso come “materie prime”. Al tempo stesso noi società di servizi non andiamo a incontrarli a casa loro, siamo poco disponibili ad ascoltare le loro necessità. Questo mancato incontro – ha
LA SFIDA Per ampliare il mercato è necessario l'incontro tra le aziende della comunicazione e il vasto mondo delle Pmi
concluso Costa – non ci consente di vincere le sfide della globalizzazione perché spesso carenti nelle nostre politiche di marketing e comunicazione».
Per il resto la giornata di lavori ha visto la presentazione del nuovo Global Actractiveness Index ispitato dall’advisory board di Wpp: ne scaturisce una classifica globale dell’attrattività per gli investitori che vede il nostro Paese 14esimo, alla faccia di innumerevoli altri indici di dubbia scientificità che infilano il Bel Paese in posizioni di coda. Si è poi parlato delle sfide della comunicazione di oggi e di domani, con il ceo di Sky Italia Andrea Zappia che ha parlato dei nuovi mezzi di profilazione del pubblico televisivo che portano con loro maggiore efficacia degli investimenti.men