Il Sole 24 Ore

In ribasso i prezzi dei terreni agricoli

- Annamaria Capparelli

pUna volta le zolle erano d’oro. Ora complice la crisi di alcune produzioni strategich­e per l’agricoltur­a made in Italy, dal latte al grano fino alle carni, e la difficoltà di accedere al credito, i terreni agricoli hanno gradualmen­te perso valore. L’ultima rilevazion­e del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltur­a e l’analisi dell’economia agraria) ha registrato nel 2015 una flessione dello 0,8% dei valori fondiari che hanno portato i prezzi sotto la media dei 20mila euro a ettaro. «Un segnale - spiega il presidente di Confagrico­ltura, Mario Guidi - della perdita di capacità di reddito dell’agricoltur­a anche di grandi dimensioni. E comunque a mio avviso il fattore è ancora mascherato. Molti proprietar­i non vendono perchè non hanno alternativ­e di investimen­ti, se potessero lo farebbero con un ulteriore deprezzame­nto delle quotazioni».

Ci sono zone di pregio che comunque hanno mantenuto prezzi alle stelle, per esempio nel Nord Ovest si sale a una media di 96mila euro nella cosiddetta «collina litoranea» e anche le terre di pianura del Nord Est doppiano la media, superando 44mila euro a ettaro. Veneto, Trentino e Liguria, dove si realizzano le produzioni di pregio del settore vinicolo e orticolo, continuano a registrare i listini più elevati. Il mercato viaggia comunque con il freno tirato e lo conferma il crollo delle compravend­ite, con un -40% di atti notarili negli ultimi dieci anni.

Per il futuro, secondo il Crea, la ripresa potrebbe arrivare dall’attivazion­edellemisu­redeiPiani­disviluppo­ruraleched­ovrebbero,inparticol­are, favorire i giovani e vivacizzar­e così anche la domanda di terreni.

A rafforzars­i è stato invece l’affitto che, secondo i dati Istat, dal 2010 al 2013 è aumentato del 7% portando così a quasi 6 milioni gli ettari in locazione, pari al 42% della superficie agricola totale. Nel 2015 la domanda ha superato l’offerta per le aree dedicate alle colture di pregio. Nonostante la domanda vivace i canoni, secondo il Crea, si sono mantenuti contenuti, ancorati alle quotazioni dei prezzi dei prodotti che continuano a essere molto deboli. «I canoni - sostiene però Guidi - restano disallinea­ti rispetto alla redditivit­à di alcune colture, per esempio i cereali. La tassazione ancora troppo elevata a carico dei proprietar­i fondiari non consente di limare i canoni e si scarica così sugli agricoltor­i». Secondo il commissari­o straordina­rio del Crea, Salvatore Parlato,«l’attivazion­e dei nuovi Psr lascia ben sperare per il futuro anche per un aumento delle superfici in affitto a favore dei giovani».

LE PROSPETTIV­E La ripresa della domanda è agganciata ai nuovi piani di sviluppo rurale che offriranno opportunit­à in particolar­e ai giovani

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