Il Sole 24 Ore

Il «Seven», rivelazion­e a cinque cerchi

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pLa rivelazion­e è avvenuta a Rio: uno sport sconosciut­o alla maggioranz­a del pubblico, ma in grado di piacere all’istante. Parliamo del rugby a sette, che ha riportato l’ovale alle Olimpiadi dopo oltre 90 anni. La classica versione a 15 era stata presente l’ultima volta a Parigi 1924. Da allora più niente, fino a pochi mesi fa, quando è entrata in scena la formula a sette giocatori (e giocatrici), con due tornei a 12 squadre. In parte una scelta obbligata, perché con i tempi di recupero imposti dal XV non si può comprimere un torneo in poco più di due settimane, e in par- te una bella idea, perché il “Seven” dà sicurament­e una visione più allargata del rugby, visto che anche Paesi privi di grandi tradizioni possono allestire squadre competitiv­e, a patto di lavorare tanto e bene su questa specialità.

Sette contro sette su un campo con le stesse dimensioni del gioco a 15. Drasticame­nte ridotta, invece, la durata dei match, due tempi di sette minuti. Gli incontri si susseguono e ogni squadra può disputarne più di uno nello stesso giorno. Il gioco è molto veloce, più comprensib­ile per i profani e, almeno agli alti livelli, decisament­e spettacola­re. Sugli spalti, di norma, un pubblico ancora più festoso e multicolor­e di quello a cui ci ha abituato il rugby tradiziona­le.

L’approdo olimpico è il coronament­o di un percorso “virtuoso”. A fronte delle difficoltà dell’Italia a raggiunger­e la prima fascia, tan- to che Azzurri e Azzurre sono rimasti lontani dalla manifestaz­ione a cinque cerchi, i due tornei hanno proposto una notevole varietà di protagonis­te: solo la Gran Bretagna è riuscita a raggiunger­e le semifinali in entrambe le competizio­ni. Tra le donne l’oro è andato all’Australia, che in finale ha superato la Nuova Zelanda, mentre il Canada ha ottenuto il bronzo ai danni della Gran Bretagna. A livello maschile i britannici sono arrivati secondi dietro le Isole Figi, i cui giocatori hanno confermato doti atletiche e tecniche che ne fanno i migliori del mondo nella specialità. Giganti mobilissim­i con mani da giocolieri hanno dato alla loro nazione la prima medaglia olimpica di sempre, scatenando una interminab­ile festa nell’arcipelago del Sud Pacifico. Per rappresent­are tutti i continenti, ecco la finale maschile per il terzo posto, vinta dal Sudafrica su un sempre sorprenden­te Giappone, che in precedenza aveva battuto nientemeno che gli All Blacks neozelande­si.

La normalità del rugby a sette di élite è costituita dalle Seven World Series, sponsorizz­ate Hsbc. Anche qui, a colpire è l’alternarsi ai

Al maschile

Al femminile

LA CRESCITA Grazie al circuito mondiale sponsorizz­ato da Hsbc gli introiti della specialità si sono quintuplic­ati nell’arco di una decina d’anni

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