L’instabile equilibrio tra i club e le Nazionali
Quale deve essere il ruolo delle Nazionali nel XXI secolo? Non c’è dubbio sul fatto che nell’evoluzione del calcio le Nazionali abbiano avuto una grande importanza, assecondando il senso d’identificazione popolare. Tuttavia, l’attività della nazionali collide, oggi più che mai, con la valenza economica del calcio, evidenziando l’anacronismo delle regole che disciplinano il “prestito” dei calciatori dai club (di cui sono dipendenti) alle Federazioni. In questi giorni ci sono 130 tesserati di team di Serie A in giro per il mondo. Peraltro, se paragonassimo i calciatori a “macchine” capaci di svolgere determinate prestazioni “prestate” dai club alle Nazionali, dovremmo tener conto della circostanza di trovarci al cospetto di “macchine” infungibili. Ecco perchè il rischio che le società subiscano danni collaterali pesanti a causa dei match delle Nazionali è un problema non più trascurabile, come dimostrano gli infortuni occorsi di recente al centrocampista del Milan Riccardo Montolivo e al centravanti polacco del Napoli Arek Milik. Dal 2012 c’è una assicurazione che indennizza i club e sia Fifa che Uefa stanno alzando i premi riconosciuti alle società per i grandi eventi svolti sotto la loro egida. Ma la polizza Fifa contro gli infortuni appare inadeguata. L’indennità non scatta con una prognosi sotto i 28 giorni e non può superare i 7,5 milioni annui. Perciò se per la degenza del suo centravanti il Napoli dovesse mancare l’accesso in Champions, e i relativi introiti per almeno 40 milioni, come sarebbe ristorato? Peraltro Fifa e Uefa stanno allargando le loro competizioni. Si parla di un Mondiale a 48 squadre, dopo l’Europeo a 24, e di nuovi tornei tra Nazionali da inserire negli anni dispari. Ma come si concilia ciò con la necessità di semplificare il calendario e tutelare la salute dei calciatori? Ecco perchè il ruolo delle Nazionali va ripensato. Ad esempio concentrandone l’attività in estate ovvero rendendo le convocazioni meno “prescrittive”.