«Ubi non farà salvataggi bancari»
Il ceo Massiah: rileveremo le good bank solo se ci sarà creazione di valore
pUbi Banca torna all’utile nel terzo trimestre e rafforza la solidità patrimoniale. Tuttavia, come hanno sottolineato gli analisti nel corso della conference call con l'a.d. Victor Massiah, il mercato continua a guardare soprattutto a possibili operazioni straordinarie e, in particolare, all'acquisizione delle tre banche nate dal salvataggio di Etruria, Banca Marche e CariChieti. Su questo punto, il manager ha voluto rassicurare, pur senza entrare nei dettagli: «Noi non vogliamo salvare nessuno anche se il mercato non sembra crederci molto». L'obiettivo di eventuali acquisizioni quindi resta quello di sempre, ossia «generare valore per i nostri azionisti». Anzi, ha aggiunto «generare valore a doppia cifra in termini di utili per azione e ritorno sull'investimento».
pI n questi mesi il mercato ha spesso penalizzato Ubi temendo che potesse avventurarsi in partite rischiose, prima Mps e poi le tre «good bank». Da inizio anno il titolo ha perso quasi il 60% del valore. Massiah, però, ha invitato a guardare la storia recente della banca: «Sono due anni che si dice che faremo un'operazione stupida a danno della banca, ma non l'abbiamo ancora fatto». Il messaggio quindi è semplice: «Fidatevi». E ieri il mercato ha colto fino in fondo l'auspicio del manager premiando il titolo con un rialzo dell'8,32% a 2,5 euro.
Rassicurati sul fronte delle possibili operazioni straordinarie, gli operatori hanno valutato positivamente i conti e soprattutto la solidità patri- moniale. Il Cet 1 è salito di 26 punti base portandosi all'11,28% senza considerare ancora il beneficio di i circa 70 punti base che arriverà dall'acquisto delle minorities e includendo il computo proquota di un dividendo pari almeno a quello del 2015. Sul fronte del conto economico, il terzo trimestre dell'anno si è chiuso con un utile netto di 32,5 milioni, in calo del 13,5% rispetto allo stesso periodo del 2015 a causa di maggiori contributi allo schema di garanzia dei depositi. L'utile trimestrale ha così ridotto a 754,5 milioni la perdita dei nove mesi, dopo il rosso di 787 milioni registrato nella semestrale che aveva risentito della decisione dell'istituto di spesare quasi tutti gli oneri del piano al 2020 (pari a 840 milioni) nel secondo trimestre. I ricavi si sono attestati a 745,6 milioni, in calo dell' 1,7%, a causa di una flessione del 7,8% del margine di interesse parzialmente compensata dalla crescita del 7% delle commissioni nette.
Quanto alla qualità del credito, nel terzo trimestre sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per 167,4 milioni con un ulteriore incremento della copertura complessiva dei crediti deteriorati al 45,1% rispetto al 44,3% di fine giugno. Lo stock di crediti deteriorati lordi si attestava a 13,2 miliardi a fine settembre, in ulteriore discesa rispetto ai 13,3 miliardi di giugno e ai 13,4 di dicembre, pur in assenza di cessioni di Npl. I flussi da crediti in bonis a crediti deteriorati, inoltre, hanno registrato una significativa contrazione, essendosi ridotti di un ulteriore 50,7% rispetto ai primi nove mesi del 2015. Quanto alle prospettive sull'intero 2016, Ubi si aspetta un quarto trimestre in ripresa sul fronte dei ricavi e conferma l'obiettivo di contenimento dei costi operativi ricorrenti in linea con l'anno precedente. «La rischiosità particolarmente contenuta del portafoglio in bonis e la prosecuzione della riduzione del flusso di nuovi crediti deteriorati – spiega l'istituto - dovrebbero confermare una riduzione del costo del credito nel quarto trimestre rispetto all'equivalente periodo del 2015».
I CONTI TRIMESTRALI i terzo trimestre dell'anno si è chiuso con un utile netto di 32,5 milioni, in calo del 13,5% a causa dei contributi allo schema di garanzia dei depositi.