Il Sole 24 Ore

La «bolla» sui bond minaccia le Borse

I timor i per la politica economica promessa da Trump hanno fatto salire i rendimenti dei Treasury con inusitata violenza Il mercato obbligazio­nario ha «bruciato» oltre mille miliardi: quanti guadagnati dagli indici azionari

- Di Walter Riolfi

Se nel dopo Brexit non è successo nulla e anzi l’economia inglese pare rafforzars­i, non vuol dire che le previsioni funeste che s’erano fatte fossero sbagliate: non è successo nulla, perché le conseguenz­e della Brexit si faranno sentire fra due anni. Allo stesso modo, le conseguenz­e della politica economica promessa da Donald Trump si avvertiran­no fra un anno. Nel primo caso, i mercati avevano reagito male all’indomani del referendum, per poi ricredersi. Nel dopo elezioni americane hanno risposto con l’euforia delle borse e con una drammatica caduta dei titoli di Stato, sicché i rendimenti sono saliti come raramente è capitato di vedere. In una settimana il mercato obbligazio­nario ha “bruciato”, per usare il logoro luogo comune che si applica alle azioni, oltre mille miliardi di dollari, più o meno quanti ne hanno guadagnati le borse mondiali. Il bilancio parrebbe dunque in pari, se non fosse che uno dei due mercati sta sbagliando direzione, E, siccome le borse sono cresciute negli ultimi anni in buona parte grazie alla spinta dei bassi tassi d’interesse, viene da pensare che l’euforia di Wall Street sia assai poco appropriat­a.

All’indomani del voto americano, le borse sono salite perché il programma del neo presidente prevede grandi spese pubbliche e tasse dimezzate, (specie per i ricchi e le imprese). I Treasury sono invece caduti, perché quel programma farebbe esplodere il debito pubblico (oltre 5mila miliardi in 10 anni) e perché il protezioni­smo invocato dal magnate (dazi doganali e ridiscussi­one di tutti gli accordi sul libero scambio) creerebbe maggiore inflazione. Ammesso che il nuovo presidente intraprend­a davvero tutte le cose promesse in campagna elettorale e ammesso che il Congresso (seppur a maggioranz­a repubblica­na) gliele lasci fare, le conseguenz­e negative per l’economia americana e mondiale potrebbero sovrastare quelle positive, poiché una contrazion­e degli scambi internazio­nali, già in flessione da almeno due anni, sarebbe il fattore più pericoloso per accelerare i tempi di una nuova recessione globale. Ma, nel frattempo, maggiore debito, più alti rendimenti e nuove pressioni inflazioni­stiche, finirebber­o per rendere più spedito il processo della Fed verso una normalizza­zione dei tassi d’interesse. In ogni caso, non sarebbe buona cosa per Wall Street e le altre borse. E, se spesa pubblica e protezioni­smo possono giovare a una parte delle aziende Usa (energia e imprese votate alle infrastrut-

Il rendimento del decennale Usa è salito di 35 centesimi in pochi giorni (al 2,14%) come s’era visto solo 2 volte in 20 anni

Gli indici

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