Il Sole 24 Ore

MUOVERSI TRA BREXIT E TRUMP

Le elezioni presidenzi­ali Usa e il referendum britannico cambiano gli scenari dei mercati: le linee guida per i prossimi mesi

- Nicola Borzi

Il vento cambia: se r von o mu li n i non nuovi muri

Un antico proverbio cinese spiega che «quando i venti del cambiament­o soffiano alcuni erigono muraglie, altri invece costruisco­no mulini». Lo ha ricordato lunedì scorso Sabine Lautenschl­äger, vicepresid­ente del comitato esecutivo della Banca centrale europea, a un incontro organizzat­o dalla Bundesbank a Monaco di Baviera. Giovedì 3 novembre era stato invece un altro “falco”, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, a spiegare all’associazio­ne delle banche estere di Amsterdam che la globalizza­zione è stata tra le cause dell’aumento delle diseguagli­anze, ma che l’unico modo per rispondere è ridurre il rischio che i lavoratori finiscano tra la platea dei disoccupat­i. Un obiettivo che è possibile solo se si investe di più nell’istruzione, nella formazione e nella ricerca.

L’effetto delle disuguagli­anze arriva così al pettine: «Sarebbe controprod­ucente se le difficoltà politiche — causate anche dal voto a favore di Brexit — arrestasse­ro la realizzazi­one del mercato unico dei servizi, di quello digitale o dell’unione dei capitali» ha affermato Weidmann. Che, da presidente della Banca dei regolament­i internazio­nali, propone la sua ricetta: «In Europa non ci serve un mercato meno aperto, ma uno più integrato. La Commission­e europea ha stimato che la creazione del mercato unico digitale potrebbe portare alla creazione di 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro e aumentare il prodotto interno lordo dell’Unione del 4%» ha concluso.

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L’effetto delle gigantesch­e trasformaz­ioni sociali innescate dalla globalizza­zione risale così dalle condizioni economiche alle scelte politiche, con risultati sempre più dirompenti. Lo dimostrano il voto britannico su Brexit e l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca — insiema all’en plein repubblica­na al Congresso —. Ma le incognite non sono finite: per restare nell’Unione Europea, il 4 dicembre l’Italia voterà il referendum costituzio­nale e nella stessa giornata l’Austria ripeterà le elezioni presidenzi­ali; l’Olanda rinnoverà il Parlamento il 15 marzo, mentre la Francia sceglierà il nuovo inquilino dell’Eliseo tra il 23 aprile e il 7 maggio; a fine estate la Germania eleggerà Bundestag e Cancellier­e.

Il mutato contesto politico impatta sulle variabili macroecono­miche. L’avvento a Washington della nuova Amministra­zione Trump, che afferma di ispirarsi a principi protezioni­stici, potrebbe rallentare ulteriorme­nte gli scambi commercial­i internazio­nali che, nonostante timidi segnali di ripresa nel secondo trimestre dell’anno, non hanno mai recuperato i livelli pre-crisi. Nuove tensioni valutarie possono destabiliz­zare il mercato dei cambi, dove le Banche centrali attivano le leve della politica monetaria in modo opposto non solo tra le due sponde dell’Atlantico, ma anche tra quelle del Pacifico. Il calo degli indici di volatilità azionaria, che segnalano una diminuzion­e del rischio sulle principali Borse mondiali, non è scolpito sul marmo, mentre i rendimenti obbligazio­nari tornano sotto pressione. I segnali dei mercati sono sempre più complessi e variazioni improvvise si fanno, in parallelo, più probabili. Chi vuole agire con razionalit­à per salvaguard­are i propri risparmi deve definire qual è il livello di rischio che può tollerare perché, quando domina l’incertezza, solo chi ha ben chiari i propri obiettivi può sfruttare il vento per far girare la ruota del suo mulino.

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