MUOVERSI TRA BREXIT E TRUMP
Le elezioni presidenziali Usa e il referendum britannico cambiano gli scenari dei mercati: le linee guida per i prossimi mesi
Il vento cambia: se r von o mu li n i non nuovi muri
Un antico proverbio cinese spiega che «quando i venti del cambiamento soffiano alcuni erigono muraglie, altri invece costruiscono mulini». Lo ha ricordato lunedì scorso Sabine Lautenschläger, vicepresidente del comitato esecutivo della Banca centrale europea, a un incontro organizzato dalla Bundesbank a Monaco di Baviera. Giovedì 3 novembre era stato invece un altro “falco”, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, a spiegare all’associazione delle banche estere di Amsterdam che la globalizzazione è stata tra le cause dell’aumento delle diseguaglianze, ma che l’unico modo per rispondere è ridurre il rischio che i lavoratori finiscano tra la platea dei disoccupati. Un obiettivo che è possibile solo se si investe di più nell’istruzione, nella formazione e nella ricerca.
L’effetto delle disuguaglianze arriva così al pettine: «Sarebbe controproducente se le difficoltà politiche — causate anche dal voto a favore di Brexit — arrestassero la realizzazione del mercato unico dei servizi, di quello digitale o dell’unione dei capitali» ha affermato Weidmann. Che, da presidente della Banca dei regolamenti internazionali, propone la sua ricetta: «In Europa non ci serve un mercato meno aperto, ma uno più integrato. La Commissione europea ha stimato che la creazione del mercato unico digitale potrebbe portare alla creazione di 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro e aumentare il prodotto interno lordo dell’Unione del 4%» ha concluso.
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L’effetto delle gigantesche trasformazioni sociali innescate dalla globalizzazione risale così dalle condizioni economiche alle scelte politiche, con risultati sempre più dirompenti. Lo dimostrano il voto britannico su Brexit e l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca — insiema all’en plein repubblicana al Congresso —. Ma le incognite non sono finite: per restare nell’Unione Europea, il 4 dicembre l’Italia voterà il referendum costituzionale e nella stessa giornata l’Austria ripeterà le elezioni presidenziali; l’Olanda rinnoverà il Parlamento il 15 marzo, mentre la Francia sceglierà il nuovo inquilino dell’Eliseo tra il 23 aprile e il 7 maggio; a fine estate la Germania eleggerà Bundestag e Cancelliere.
Il mutato contesto politico impatta sulle variabili macroeconomiche. L’avvento a Washington della nuova Amministrazione Trump, che afferma di ispirarsi a principi protezionistici, potrebbe rallentare ulteriormente gli scambi commerciali internazionali che, nonostante timidi segnali di ripresa nel secondo trimestre dell’anno, non hanno mai recuperato i livelli pre-crisi. Nuove tensioni valutarie possono destabilizzare il mercato dei cambi, dove le Banche centrali attivano le leve della politica monetaria in modo opposto non solo tra le due sponde dell’Atlantico, ma anche tra quelle del Pacifico. Il calo degli indici di volatilità azionaria, che segnalano una diminuzione del rischio sulle principali Borse mondiali, non è scolpito sul marmo, mentre i rendimenti obbligazionari tornano sotto pressione. I segnali dei mercati sono sempre più complessi e variazioni improvvise si fanno, in parallelo, più probabili. Chi vuole agire con razionalità per salvaguardare i propri risparmi deve definire qual è il livello di rischio che può tollerare perché, quando domina l’incertezza, solo chi ha ben chiari i propri obiettivi può sfruttare il vento per far girare la ruota del suo mulino.