Il «Kid» slitta e l’Italia arriva in tempo
Il legislatore italiano spesso arriva in ritardo a recepire le comunità europee. E per il recepimento della direttiva sui Priips (i prodotti di investimento preassemblati) ha rischiato di arrivare alla vigilia dell’entrata in vigore. Per fortuna - se così si può dire - il fuorigioco viene evitato perché la Commissione Ue sposta più avanti di un anno l’inizio dell’applicazione della nuova normativa comunitaria. In pratica - come era stato già anticipato da Plus24 - la Ue ha preso atto del fatto che dopo la bocciatura da parte del Parlamento degli standard tecnici, non ci sarebbe più stato il tempo necessario per arrivare pronti in tempo utile per la scadenza di inizio 2017. E quindi anche i Kid, come la Mifid 2 (e una serie di altre misure di tutela degli investitori), slittano a inizio 2018. I primi giorni di quell’anno costituiranno dunque una vera e propria rivoluzione nei rapporti tra investitori, intermediari e industria. Sui Kid la commissione Ue ha segnalato che la normativa comunitaria sarebbe stata già direttamente applicabile, anche senza i regulatory tecnical standard, ma che ad avere questi ultimi pronti sarebbe stato meglio.
Questo slittamento dunque rimette in “tempo” il legislatore italiano, che nell’ultimo consiglio dei ministri (del 9 novembre, stessa data della comunicazione della Commissione Ue) ha approvato in via definitiva il decreto di recepimento della direttiva. Una prima questione che salta all’occhio è che è stata superata una svista della prima stesura: l’intervento di tre autorità di controllo. Saranno solo Consob e Ivass a vigilare sull’applicazione della direttiva e non anche Bankitalia (una svista che era stata segnalata da Plus24 dello scorso 10 settembre). La relazione del Dlgs ricorda che la cornice regolamentare UE di armonizzazione massima «non consente d’introdurre a livello nazionale oneri informativi aggiuntivi in materia di Priip». Dunque nell’anno in cui ci sarà la “vacatio” delle norme comunitarie si potrà intervenire a livello nazionale, ma dopo occorrerà uniformarsi e garantire omogeneità e confrontabilità dell’informazione a livello Ue.