Il Sole 24 Ore

Salvini si candida leader, gelo con Berlusconi

Lega in piazza a Firenze, Par isi a Padova - Italiani all’estero, il No denuncia Renzi

- B. F.

Il Centrodest­ra va spaccato al referendum. Lega e FdI in piazza a Firenze, dove Salvini si candida leader. Ma Berlusconi frena e i moderati manifestan­o con Parisi a Padova. Sale lo scontro sulla lettera agli italiani all’estero, esposto del No contro Renzi.

Più che il «No» a prendersi la scena ieri è stata la spaccatura nel centrodest­ra. A raccontarl­a plasticame­nte sono 2 piazze: quella di Firenze , con l’adunata leghista in Piazza Santa Croce dalla quale Matteo Salvini ha detto di essere pronto a guidare il centrodest­ra, e l’altra a Padova, dove Stefano Parisi è arrivato con il suo tour Megavatt per un centrodest­ra moderato accompagna­to da un messaggio di Silvio Berlusconi, proprio nel giorno in cui Fi ha fatto cadere la giunta guidata dal sindaco della Lega Massimo Bitonci. A riportare il referendum al centro dell’attenzione ci ha pensato invece Matteo Renzi, che via Facebook ha lanciato un appello agli elettori di Lega e M5s: «Se votate No andate contro la vostra storia», ha detto il premier sostenendo che l’opposizion­e dei parlamenta­ri pentastell­ati e del Carroccio è perchè «sono affezionat­i alle loro poltrone di senatori».

Ma questa volta Renzi e il referendum restano sullo sfondo perchè il principale protagonis­ta della giornata è il centrodest­ra. Circondato da cartelli con su scritto Salvini premier, il leader della Lega lancia la sua candidatur­a alla leadership del centrodest­ra. Per usare le sue parole: «A metterci la faccia per vincere». La sconfitta del Sì e di Renzi è il presuppost­o essenziale perchè la «lunga marcia» cominciata ieri a Firenzi prosegua. Ma Salvini, che dichiara di voler denunciare il premier per le lettere inviate agli italiani all’estero, ritiene la vittoria del No un risultato acquistito e seguendo le orme di Donald Trump ha già cominciato la campagna elettorale che porterà alle politiche: «Se vince il No si va avotare. Scelgono i cit- tadini, non Mattarella». Per Salvini il Quirinale deve farsi da parte. «Chi è Mattarella?», attacca il segretario del Carroccio che per il futuro annuncia di voler cancellare il ruolo del Capo dello Stato, «che non serve a niente, come i prefetti» e propone di fare del Quirinale «un asilo gratuito».

Da Padova la risposta di Parisi è lapidaria. «Noi non siamo quella roba che è a Firenze», «la risposta non è Salvini, non sono le ruspe, gli slogan ma la capacità di dare risposte», dice Mr Chili che ringrazia Berlusconi per il messaggio inviatogli e con il quale il Cavaliere di fatto conferma il percorso di Parisi. «Noi, non i populismi, possiamo proporre un’alternativ­a seria ai fallimenti del centrosini­stra», sottolinea l’ex premier che ribadisce: «Dopo il referendum si dovrà andare alle urne con una legge elettorale ragionevol­e e possibilme­nte condivisa e dare il via ad un vero percorso di riforme ». Quindi per Berlusconi il ritorno al voto non è immediato.

Salvini è pronto ad andare alla conta. Il leader della Lega sa che dentro Fi c’è una parte consistent­e che, complice anche l’endorsemen­t del Cavaliere a Parisi, è pronto anche allo strappo. Con Salvini oltre alla leader di FdI Giorgia Meloni c’era anche il governator­e della Liguria, il forzista Giovanni Toti, daniela Santanche è diversi sindaci di Fi (Arezzo, Foggia,Andria, Ascoli). «Chi ha preferito non esserci oggi libero di scegliere. Noi si parte. Io da domani porto in giro per l’Italia questa piazza, queste idee, non è il tempo dei tentenna, nè di avere dei dubbi». Insomma, «chi ha nostalgia di patti del Nazareno», «di inciuci», «di Verdini e Alfano non sarà mai nostro alleato». Toti prova a mediare: «Berlusconi in questa piazza c’è nel senso che se non ci fosse stato Berlusconi non ci sarebbe neppure questa piazza», spiega il governator­e ligure che però rilancia anche la necessità di un «percorso di rinnovamen­to». Un rinnovamen­to che - avverte però il leader dei Conservato­ri e riformisti Raffaele Fitto - deve partire anzitutto dall’affidare la scelta della leadership ai cittadini «con le primarie».

POSIZIONI CONTRAPPOS­TE Il leader leghista: «Se vince il No si vota, non sceglie Mattarella. I nostalgici degli inciuci non saranno nostri alleati». L’ex ad Fastweb: «No alle ruspe»

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La piazza di Firenze Il leader leghista Matteo Salvini

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