Le leggi dell’economia secondo Mary Poppins
D’estate, al m a r e , m i p i a c e stare a guardare i bambini che gestiscono un mercatino dove si vendono merci varie, dai fumetti alle figurine e ai giocattoli usati. Arriva un bambino e chiede: «Quanto vuoi per questo Topolino?» Risposta del venditore: «Un euro!» Acquirente: «Ma ieri bastava mezzo euro!?» - «Certo, ma questo è l’ultimo rimasto». Ecco, in questo scambio è celata la legge della domanda e dell’offerta: essendo il Topolino diventato più raro, oggi vale di più. Un altro esempio: - «Vuoi scambiare quattro biglie per un Topolino?»
- «Eh no. Il Topolino vale di più. Non rinuncerei mai a un Topolino per sole quattro biglie».
Qui appare la nozione di “prezzi relativi”: un Topolino vale più o meno di quattro biglie? Ecco un altro scambio: - «In fondo rinuncerei anche a cinque biglie, pur di avere un Topolino, ma non a sei biglie!»
- «Va bene, ne terrò conto quando avrò a che fare con altri bambini».
In questo caso abbiamo un uso implicito della nozione di costo-opportunità: il prezzo di un bene corrisponde alla migliore alternativa a cui si rinuncia. In questo caso si fa a meno di cinque biglie, pur di avere un Topolino, ma non a sei: un Topolino vale di più di cinque biglie, ma meno di sei.
Abbiamo molte storie basate sul costo opportunità. Per esempio, nel film Salvate il soldato Ryan , il capitano di una pattuglia sacrifica molti uomini pur di trovare e salvare un singolo soldato. Il capitano, alla fine, esclama: «Sarà meglio che questo Ryan ne valga la pena. Sarà meglio che, una volta tornato a casa, trovi la cura per una malattia...»
Sempre i bambini, al mercatino, quando scambiano figurine, si trovano talvolta costretti, a dover aspettare pur di ottenere, in futuro, quello che veramente desiderano. Sanno cioè rinun- ciare a una gratificazione presente pur di avere qualcosa di più in futuro. Questa situazione ci ricorda quel famoso esperimento in cui un bambino sa aspettare e rinuncia a mangiare subito la pasta che la maestra gli ha messo davanti. Alla fine è premiato con due paste quando torna la maestra. Lo scambio tra piacere presente e maggiori benefici futuri, lo troviamo anche nel film Mary Poppins quando il banchiere vuole convincere il bambino a dargli il suo penny per investirlo invece di spenderlo per i piccioni.
Si può partire da una riflessione sistematica basata sul confronto di molte di queste situazioni. E in effetti, nei manuali introduttivi di economia, la disciplina spesso decolla partendo da esempi che sono familiari anche al principiante.
Niente di tutto questo con la fisica. Se volete avvicinare un bambino a una descrizione fisica del mondo, dovete fare un’operazione contraria. Gli mostrate che il sole si alza all’alba, resta alto in cielo, e poi, al tramonto, cala e scompare dietro l’orizzonte. Verrà spontaneo pensare che il sole gira attorno alla terra e voi cercherete di spiegargli che le cose non stanno così. Se di notte alza gli occhi verso il cielo e vede la luna che è in parte coperta da una grande nube in movimento, la luna sembrerà andare verso la nube. Ancora una volta dovete spiegargli che le cose non stanno così. Potete fare un paragone con una situazione analoga quando, in stazione, aspetta su un treno fermo, in partenza, e dal finestrino vede un altro treno. Come nell’esempio della luna, si ha l’impressione che si muova quello che sta fermo, e viceversa.
È più facile spiegare a un bambino i rudimenti dell’economia che non quelli della fisica perché non siete costretti a convincerlo che il mondo “vero” è un’altra cosa. Certo, anche nella magia degli eventi della natura, una volta che si rompe l’incantesimo delle apparenze, c’è il grande fascino della scoperta di ciò che diventa noto e che prima era sconosciuto.
Nel caso delle spiegazioni economiche il bambino non ha il gusto di svelare qualcosa di completamente sconosciuto e nascosto, ma capisce meglio quello che gli sta attorno, quello che fanno gli altri. Lo scienziato economista non è come un mago. È più simile ai genitori quando spiegano qualcosa a un bambino che continua a domandare: «perché? perché? perché?».