Produttività, spunta il bonus alle aziende
In arrivo una proposta per introdurre una decontribuzione fino a mille euro ai datori di lavoro che costituiscono comitati paritetici con i dipendenti
pNei premi di produttività si pensa di ripristinare la decontribuzione a favore delle imprese, per “incentivare” il coinvolgimento paritetico dei dipendenti nell’organizzazione del lavoro.
L’idea allo studio dei tecnici di palazzo Chigi, che potrebbe tradursi a breve in un emendamento alla legge di Bilancio, è di reintrodurre lo sgravio contributivo per le aziende con l’obiettivo di favorire la diffusione dei comitati paritetici, rendendo la misura più “appetibile” non solo ai lavoratori, ma anche ai datori di lavoro. La norma attualmente prevista nella manovra fa scattare dal 2017 un tetto di 3mila euro per i premi di produttività che beneficiano della detassazione al 10%, che sale a 4mila euro in presenza di accordi paritetici (attualmente i due limiti di importo sono, rispettivamente, di 2mila e 2.500 euro) per redditi fino a 80mila euro (attualmente il limite di reddito è di 50mila euro). «Si tratterebbe di formulare meglio queste disposizioni per migliorarne l’efficacia - spiega Marco Leonardi, consigliere eco- nomico di palazzo Chigi -. L’obiettivo è separare le fattispecie, premi di risultato da un lato e partecipazione dall’altro, per incentivare, appunto, i piani paritetici, aggiungendo una premialità in più per l’impresa». In base all’attuale formulazione se l’azienda che ha costituito comitati paritetici - per assicurare la partecipazione dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro -, decide di assegnare 4mila euro di premio di produttività ai propri dipendenti, dal prossimo 1° gennaio avranno un beneficio solo i dipendenti che si troveranno applicata la cedolare secca al 10% su queste somme. Con la modifica allo studio del governo, un vantaggio lo otterrebbe anche il datore di lavoro, che potrà beneficiare su una decontri- buzione ad hoc (secondo le prime stime potrebbe arrivare fino a mille euro). Da notare che la legge finanziaria nel 2008 aveva introdotto un fondo da 650 milioni annui per assicurare lo sgravio contributivo al datore di lavoro sulle erogazioni previste dalla contrattazione di secondo livello, che si è esaurito dal 2015.
L’emendamento del governo potrebbe lasciare a 4mila euro il tetto per la detassazione del salario di produttività a vantaggio dei lavoratori in caso di partecipazione, o farlo scendere a 3mila euro (il limite previsto in via generale per i premi di risultato). «Dobbiamo ancora fare i calcoli esatti per capire bene i costi - aggiunge Leonardi -. Ma pensiamo sia utile sviluppare forme nuove di contrattazione all’interno delle aziende». Del resto, secondo i dati del ministero del Lavoro, gli accordi paritetici sono ancora limitati: al 14 settembre risultavano depositati oltre 15mila contratti di secondo livello, aziendale o territoriali, contenente premi di produttività, e in meno di 1.500 accordi erano previsti piani di partecipazione.
Un’altra modifica alla legge di Bilancio che potrebbe essere contenuta in un emendamento del governo riguarda gli sgravi sull’alternanza: l’ipotesi allo studio, sottolinea Leonardi, è farvi rientrare anche eventuali periodi di servizio civile svolti prima o durante l’università. E così se l’ente presso cui è stato svolto il servizio di “volontariato” decide di stabilizzare il giovane, una volta ottenuto il titolo di studio, potrà contare sull’incentivo oggi previsto, che è pari a un massimo di 3.250 euro l’anno per tre anni.
ALTERNANZA Allo studio la possibilità di estendere lo sgravio al servizio civile svolto prima o dopo gli anni dell’università