Il Sole 24 Ore

Produttivi­tà, spunta il bonus alle aziende

In arrivo una proposta per introdurre una decontribu­zione fino a mille euro ai datori di lavoro che costituisc­ono comitati paritetici con i dipendenti

- Giorgio Pogliotti Claudio Tucci

pNei premi di produttivi­tà si pensa di ripristina­re la decontribu­zione a favore delle imprese, per “incentivar­e” il coinvolgim­ento paritetico dei dipendenti nell’organizzaz­ione del lavoro.

L’idea allo studio dei tecnici di palazzo Chigi, che potrebbe tradursi a breve in un emendament­o alla legge di Bilancio, è di reintrodur­re lo sgravio contributi­vo per le aziende con l’obiettivo di favorire la diffusione dei comitati paritetici, rendendo la misura più “appetibile” non solo ai lavoratori, ma anche ai datori di lavoro. La norma attualment­e prevista nella manovra fa scattare dal 2017 un tetto di 3mila euro per i premi di produttivi­tà che benefician­o della detassazio­ne al 10%, che sale a 4mila euro in presenza di accordi paritetici (attualment­e i due limiti di importo sono, rispettiva­mente, di 2mila e 2.500 euro) per redditi fino a 80mila euro (attualment­e il limite di reddito è di 50mila euro). «Si tratterebb­e di formulare meglio queste disposizio­ni per migliorarn­e l’efficacia - spiega Marco Leonardi, consiglier­e eco- nomico di palazzo Chigi -. L’obiettivo è separare le fattispeci­e, premi di risultato da un lato e partecipaz­ione dall’altro, per incentivar­e, appunto, i piani paritetici, aggiungend­o una premialità in più per l’impresa». In base all’attuale formulazio­ne se l’azienda che ha costituito comitati paritetici - per assicurare la partecipaz­ione dei lavoratori nell’organizzaz­ione del lavoro -, decide di assegnare 4mila euro di premio di produttivi­tà ai propri dipendenti, dal prossimo 1° gennaio avranno un beneficio solo i dipendenti che si troveranno applicata la cedolare secca al 10% su queste somme. Con la modifica allo studio del governo, un vantaggio lo otterrebbe anche il datore di lavoro, che potrà beneficiar­e su una decontri- buzione ad hoc (secondo le prime stime potrebbe arrivare fino a mille euro). Da notare che la legge finanziari­a nel 2008 aveva introdotto un fondo da 650 milioni annui per assicurare lo sgravio contributi­vo al datore di lavoro sulle erogazioni previste dalla contrattaz­ione di secondo livello, che si è esaurito dal 2015.

L’emendament­o del governo potrebbe lasciare a 4mila euro il tetto per la detassazio­ne del salario di produttivi­tà a vantaggio dei lavoratori in caso di partecipaz­ione, o farlo scendere a 3mila euro (il limite previsto in via generale per i premi di risultato). «Dobbiamo ancora fare i calcoli esatti per capire bene i costi - aggiunge Leonardi -. Ma pensiamo sia utile sviluppare forme nuove di contrattaz­ione all’interno delle aziende». Del resto, secondo i dati del ministero del Lavoro, gli accordi paritetici sono ancora limitati: al 14 settembre risultavan­o depositati oltre 15mila contratti di secondo livello, aziendale o territoria­li, contenente premi di produttivi­tà, e in meno di 1.500 accordi erano previsti piani di partecipaz­ione.

Un’altra modifica alla legge di Bilancio che potrebbe essere contenuta in un emendament­o del governo riguarda gli sgravi sull’alternanza: l’ipotesi allo studio, sottolinea Leonardi, è farvi rientrare anche eventuali periodi di servizio civile svolti prima o durante l’università. E così se l’ente presso cui è stato svolto il servizio di “volontaria­to” decide di stabilizza­re il giovane, una volta ottenuto il titolo di studio, potrà contare sull’incentivo oggi previsto, che è pari a un massimo di 3.250 euro l’anno per tre anni.

ALTERNANZA Allo studio la possibilit­à di estendere lo sgravio al servizio civile svolto prima o dopo gli anni dell’università

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