Il futuro incerto del commercio mondiale
Obama la settimana prossima in Europa senza più alcun mandato negoziale per far avanzare il Ttip
pP er Barack Obama, che parte domani per l’Europa e per il suo ultimo vertice Apec in Perù nel fine settimana, si prospetta un addio malinconico dallo scenario globale.
Venerdì ha dovuto rinunciare al Tpp, il grando accordo per le aperture commerciali nell’area del Pacifico. L’accordo è una delle prima vittime del risultato elettorale di martedì scorso, in questo caso sul fronte del multilateralismo. Il messaggio che ha ricevuto il Presidente uscente sia dai democratici che dai repubblicani in Congresso era stato infatti chiarissimo: alla luce delle elezioni, il Parlamento non avrebbe ratificato l’accordo. Ecco dunque che un pezzo importante dell’eredità politica di Obama scompare.
Domani invece con la prima tappa europea non si può non leggere un forte contenuto simbolico nella scelta dei due paesi per congedarsi dall’alleato europeo, la Grecia, martedì mattina e la Germania a partire da mercoledi'. Sul piano simbolico per l’America di Obama, e non solo per quella di Obama, Grecia e Germania restano rispettivamente la vittima e l’aguzzino di una dinamica economica europea che, nel post crisi ha puntato tutto sull’austerità invece che su aggressive politiche monetarie e fiscali, come faceva e come chiedeva di fare l’America di Obama. Resterà questo il più grande cruccio per l’amministrazione democratica uscente: cosa sarebbe successo se la Germania avesse dato luce verde alle politiche espansive accettando di rischiare su un fronte inflazione inesistente? Molti analisti americani, alcuni che conoscono a fondo l’Europa e che oggi lavorano all’interno dell’amministrazione, hanno sottolineato che sono state le politiche del sacrificio a tutti costi ad aver portato alla recessione e alla debolezza cronica della crescita in Europa, soprattutto nei paesi che aderiscono all’euro.
Le conseguenze le conosciamo: a fronte di una mancata crescita economica, di una erosione dei salari e dei redditi, di una crescita forte della disoccupazione soprattutto giovanile si sono rafforzati movimenti populisti che hanno trovato una loro sponda in America. Obama chiedeva all’Europa di procedere con politiche espansive perché aveva bisogno di una aiuto per la crescita americana, per aggiungere a quel 2% al di quale non si riusciva a salire un altro punto percentuale. Se questo fosse avvenuto, dicono alcuni economisti, forse oggi le cose sul piano politico e su quello dei risultati elettorali sarebbero molto diverse.
Obama comunque non articolerà questo messaggio. Non piangerà sul latte versato, ma ad Atene ci andrà molto vicino: darà tutto il suo appoggio morale per i sacrifici che il popolo greco ha dovuto sopportare «per risanare il bilancio e riformare l’economia» come ci ha detto uno dei funzionari della Casa Bianca che ha preparato questo viaggio europeo. Chiederà anche ai «creditori della Grecia di essere responsabili e di considerare la possibilità di un alleggerimento del debito greco». Il destinatario di questo messaggio è soprattutto la Germania. A Berlino invece Obama parlerà soprattutto dell’alleanza, del fatto che Angela Merkel sia stata «l’alleato più solido dell’America in tutti gli anni dell’amministrazione Obama», come ha detto il funzionario del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. A Berlino ci sarà l’addio all’Europa con un incontro con tutti i grandi leader europei di Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna.
Poi in volo per l’addio al Pacifico: «Sono il primo Presidente del Pacifico», disse quasi otto anni fa durante il suo primo viaggio presidenziale in Asia. Il coronamento di questa sua dedizione all’Asia soveva essere proprio il Tpp, non solo uno strumento per aprire i commerci, per portare su un rapporto dialettico più avanzato la relazione con la Cina su questioni come sicurezza sul posto di lavoro, rappresentanza sidnacale, salario minimo etc. Questi aspetti negoziali di medio termine nel complesso scacchiere della diplomazia globale sfuggono in una campagna elettorale. L’accordo Tpp, con 11 paesi, avrebbe creato la più grande area di libero scambio mondiale, dovuto dare un impulso ai commerci, contribuire a un aumento del tasso di crescita globale e portare in avanti l’agenda multilaterale della sua amministrazione che ha toccato il punto più alto quando ha istituzionalizzato nel 2009 il G20. Ora è archiviato, i repubblicani, che appoggiavano Obama in Congresso, hanno dovuto prendere atto del successo del loro nuovo presidente e unirsi ai democratici che erano già comunque contrari all’accordo.
I NUME RI