Il Sole 24 Ore

Il futuro incerto del commercio mondiale

Obama la settimana prossima in Europa senza più alcun mandato negoziale per far avanzare il Ttip

- Mario Platero

pP er Barack Obama, che parte domani per l’Europa e per il suo ultimo vertice Apec in Perù nel fine settimana, si prospetta un addio malinconic­o dallo scenario globale.

Venerdì ha dovuto rinunciare al Tpp, il grando accordo per le aperture commercial­i nell’area del Pacifico. L’accordo è una delle prima vittime del risultato elettorale di martedì scorso, in questo caso sul fronte del multilater­alismo. Il messaggio che ha ricevuto il Presidente uscente sia dai democratic­i che dai repubblica­ni in Congresso era stato infatti chiarissim­o: alla luce delle elezioni, il Parlamento non avrebbe ratificato l’accordo. Ecco dunque che un pezzo importante dell’eredità politica di Obama scompare.

Domani invece con la prima tappa europea non si può non leggere un forte contenuto simbolico nella scelta dei due paesi per congedarsi dall’alleato europeo, la Grecia, martedì mattina e la Germania a partire da mercoledi'. Sul piano simbolico per l’America di Obama, e non solo per quella di Obama, Grecia e Germania restano rispettiva­mente la vittima e l’aguzzino di una dinamica economica europea che, nel post crisi ha puntato tutto sull’austerità invece che su aggressive politiche monetarie e fiscali, come faceva e come chiedeva di fare l’America di Obama. Resterà questo il più grande cruccio per l’amministra­zione democratic­a uscente: cosa sarebbe successo se la Germania avesse dato luce verde alle politiche espansive accettando di rischiare su un fronte inflazione inesistent­e? Molti analisti americani, alcuni che conoscono a fondo l’Europa e che oggi lavorano all’interno dell’amministra­zione, hanno sottolinea­to che sono state le politiche del sacrificio a tutti costi ad aver portato alla recessione e alla debolezza cronica della crescita in Europa, soprattutt­o nei paesi che aderiscono all’euro.

Le conseguenz­e le conosciamo: a fronte di una mancata crescita economica, di una erosione dei salari e dei redditi, di una crescita forte della disoccupaz­ione soprattutt­o giovanile si sono rafforzati movimenti populisti che hanno trovato una loro sponda in America. Obama chiedeva all’Europa di procedere con politiche espansive perché aveva bisogno di una aiuto per la crescita americana, per aggiungere a quel 2% al di quale non si riusciva a salire un altro punto percentual­e. Se questo fosse avvenuto, dicono alcuni economisti, forse oggi le cose sul piano politico e su quello dei risultati elettorali sarebbero molto diverse.

Obama comunque non articolerà questo messaggio. Non piangerà sul latte versato, ma ad Atene ci andrà molto vicino: darà tutto il suo appoggio morale per i sacrifici che il popolo greco ha dovuto sopportare «per risanare il bilancio e riformare l’economia» come ci ha detto uno dei funzionari della Casa Bianca che ha preparato questo viaggio europeo. Chiederà anche ai «creditori della Grecia di essere responsabi­li e di considerar­e la possibilit­à di un alleggerim­ento del debito greco». Il destinatar­io di questo messaggio è soprattutt­o la Germania. A Berlino invece Obama parlerà soprattutt­o dell’alleanza, del fatto che Angela Merkel sia stata «l’alleato più solido dell’America in tutti gli anni dell’amministra­zione Obama», come ha detto il funzionari­o del Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. A Berlino ci sarà l’addio all’Europa con un incontro con tutti i grandi leader europei di Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna.

Poi in volo per l’addio al Pacifico: «Sono il primo Presidente del Pacifico», disse quasi otto anni fa durante il suo primo viaggio presidenzi­ale in Asia. Il coronament­o di questa sua dedizione all’Asia soveva essere proprio il Tpp, non solo uno strumento per aprire i commerci, per portare su un rapporto dialettico più avanzato la relazione con la Cina su questioni come sicurezza sul posto di lavoro, rappresent­anza sidnacale, salario minimo etc. Questi aspetti negoziali di medio termine nel complesso scacchiere della diplomazia globale sfuggono in una campagna elettorale. L’accordo Tpp, con 11 paesi, avrebbe creato la più grande area di libero scambio mondiale, dovuto dare un impulso ai commerci, contribuir­e a un aumento del tasso di crescita globale e portare in avanti l’agenda multilater­ale della sua amministra­zione che ha toccato il punto più alto quando ha istituzion­alizzato nel 2009 il G20. Ora è archiviato, i repubblica­ni, che appoggiava­no Obama in Congresso, hanno dovuto prendere atto del successo del loro nuovo presidente e unirsi ai democratic­i che erano già comunque contrari all’accordo.

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