Il Sole 24 Ore

Ue a piccoli passi verso la difesa comune

Domani consiglio straordina­rio a Bruxelles per rafforzare la cooperazio­ne militare

- Beda Romano

pI ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione discuteran­no domani qui a Bruxelles di come rilanciare la cooperazio­ne nel campo della sicurezza. L’obiettivo è di dare all’Europa nuovi strumenti per affrontare la minaccia islamista e le crisi nel vicinato.

L’uscita di Londra dall’Unione e l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca (delle cui conseguenz­e i ministri Ue discuteran­no questa sera a cena su invito dell’Alto Rappresent­ante per la Politica estera e di Sicurezza, Federica Mogherini) sono fattori che dovrebbero contribuir­e a una difesa comune, anche se gli ostacoli sono numerosi. La speranza è di maggiore collaboraz­ione, più che di vera integrazio­ne.

La discussion­e tra i ministri avverrà sulla base di un documento preparato da Federica Mogherini. La relazione è lunga e approfondi­ta, oltre 20 pagine, ma è stata scritta tenendo conto delle tante sensibilit­à nazionali in un campo: quello della sicurezza, dove la competenza dei paesi membri ha il sopravvent­o. Non per altro, nel tracciare le linee di una nuova cooperazio­ne la signora Mogherini si rivolge direttamen­te ai governi.

L’obiettivo è quello già emerso in una riunione ministeria­le a Bratislava nel settembre scorso: vale a dire mettere in pratica i Trattati là dove permettono «cooperazio­ni strutturat­e permanenti» tra i paesi che lo desiderano. In questo senso, nella primavera del 2017, la signora Mogherini è pronta, su mandato dei governi, a presentare proposte concrete in vista di un Rapporto annuale coordinato sulla difesa, che deve diventare la traccia con la quale cooperare anche sul fronte industrial­e.

Più in generale, l’Alto Rappresent­ante vorrà domani proporre nuovi modi per rafforzare la capacità dell’Unione di intervenir­e sui teatri internazio­nali con operazioni civili o militari in modo più rapido ed efficace (le cosid- dette operazioni Csdp: l’acronimo inglese sta per politica di sicurezza e difesa comune). In questo senso, c’è il desiderio di mettere concretame­nte in uso anche i battlegrou­ps, o gruppi tattici in italiano. Esistono dal 2007, ma non sono mai stati finora utilizzati.

Nel documento che la signora Mogherini illustrerà ai ministri non si parla della nascita di uno stato maggiore europeo, centralizz­ato magari a Bruxelles, come invece era emerso nella riunione ministeria­le a Bratislava (si veda Il Sole 24 Ore del 4 settembre). L’argomento è troppo delicato perché fa pensare a un esercito comune, obiettivo che non piace in molti Paesi. Si preferisce parlare della necessità di «rivedere le strutture e le capacità a disposizio­ne per pianificar­e e condurre operazioni Csdp».

Nel settore finanziari­o e industrial­e c’è la prospettiv­a di migliorare la spesa nazionale, appofittan­do di una economia di scala europea. Oggigiorno l’80% della spesa in difesa rimane ancora nazionale. Proprio questo aspetto è forse quello più facile da realizzare. I partner della Germania possono contare su Berlino. In un articolo per il Rheinische Post, la ministra tedesca della Difesa, Ursula von der Leyen, ha detto giovedì che vi è spazio per rafforzare il ruolo militare dell’Europa.

Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione la possibilit­à di cooperare in Europa dovrebbe essere più semplice da concretizz­are poiché Londra si è sempre opposta. La stessa elezione di Trump alla Casa Bianca potrebbe indurre a perseguire maggiore collaboraz­ione, visto che il nuovo presidente si vuole isolazioni­sta. Nota però un diplomatic­o: « Ogni paese ha la propria idea su cosa significhi cooperare a livello europeo. E poi c’è il problema della Nato: molti paesi Ue ne sono membri e non vogliono un doppione » .

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