Il Sole 24 Ore

Il leader Fi in trincea sulla legge elettorale

Berlusconi punta alla riforma dell’Italicum per tornare in gioco, la Lega avverte: basta con gli inciuci

- Di Barbara Fiammeri

Silvio Berlusconi è costretto a giocare in difesa. Non vuole consegnars­i e consegnare Fi a un centrodest­ra a guida leghista. Per questo, nel giorno della kermesse di Matteo Salvini a Firenze, è intervenut­o dalle colonne del Corriere della sera e poi con il messaggio alla manifestaz­ione di Stefano Parisi a Padova, ribaden- do che «prima di tornare alle urne serve una legge elettorale condivisa». E per il Cavaliere quella legge si chiama «proporzion­ale», l’unica capace di garantire «la corrispond­enza tra la maggioranz­a in Parlamento e la maggioranz­a degli italiani». L’unica anche - ma questo il Cavaliere non lo dice - che gli consentire­bbe di tornare ad avere un ruolo decisivo per la formazione di un governo. Ruolo che potrebbe avere fin dal 5 dicembre quando, comunque vada il referendum, si tornerà a parlare di legge elettorale visto che tra l’altro sull’Italicum pende il verdetto della Corte costituzio­nale, che ha deciso di rinviare la pronuncia a dopo la consultazi­one referendar­ia.

Ma il principale avversario del Cavaliere in questo momento è la Lega. «Ha ragione Salvini, il pro- porzionale è la legge dell’inciucio, è nostalgia del passato», attacca il governator­e lombardo Roberto Maroni che ribadisce la necessità di poter garantire al vincitore delle elezioni «di poter governare».

In realtà Berlusconi parla di un proporzion­ale corretto da un premio di maggioranz­a come è anche l’Italicum. Solo che questa correzione dovrà essere assai più limitata e soprattutt­o non dovrà esse- re più previsto il ballottagg­io. Insomma, nessuno da solo sarà in grado di governare e dunque sarà necessario trovare una coalizione che garantisca i numeri per la maggioranz­a parlamenta­re. Ma non è affatto detto che questa coalizione riproduca quelle a cui siamo da sempre abituati, ovvero centrodest­ra e centrosini­stra. Berlusconi nel messaggio inviato ieri a Parisi è tornato a tuonare contro i populismi. Populismo che invece Salvini, sulla scia di Trump, non vuol smettere di cavalcare e lo si è visto (e ascoltato) anche ieri a Firenze. Il leader della Lega sospetta - per usare un eufemismo - che il Cavaliere si stia preparando al dopo Renzi, a partecipar­e al governo che riscriverà la legge elettorale. Un governo che potrebbe portare alla scissione di Fi. Un’ipotesi che Berlusconi forse ha anche messo in conto ma che, come avvenuto più volte in passato, non sembra spaventarl­o.

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