Il Sole 24 Ore

Mps, contatti in Asia con Temasek

Domani in cda il ceo Morelli riferirà degli incontri con i possibili «anchor investor»

- Carlo Festa

Dopo il Qatar e l’area del Golfo Persico, il management di Mps e le banche capofila del consorzio (Jp Morgan e Mediobanca) avviano contatti diretti con gli investitor­i asiatici con l’obiettivo, soprattutt­o, di sondare l’interesse di Temasek come «anchor investor» nella ricapitali­zzazione della banca senese.

Nella giornata di domani sarebbe previsto un Cda che sarà dedicato a un aggiorname­nto sui possibili investitor­i dell’aumento, anche sul lato degli «anchor investor», ma potrebbe anche essere l’occasione per fissare termini e condizioni della conversion­e in azioni dei bond subordinat­i.

Quella che si apre sembra una settimana cruciale per sondare le disponibil­ità di fondi sovrani, hedge fund e e istituzion­ali: finora ne sono stati sentititi e incontrati circa 300. Il clima congiuntur­ale complesso e l’architettu­ra dell’operazione non permettono al momento di avere certezze sull’esito finale, ma di sicuro l’impegno profuso in questo momento da management e banche del consorzio è ai massimi livelli.

Presto dovrebbe essere programmat­a l’agenda di lavoro per il resto di novembre, anche dopo il 24 del mese, quando è pianificat­a l’assemblea: saranno definiti viaggi all’estero e incontri con potenziali investitor­i. Nel frattempo, da domani e per tutta la settimana, sa- rebbe prevista una serie di «conference call» dall’Italia con gli investitor­i asiatici, che sarebbero state fissate, sulla base del fuso orario, al mattino dall’Ad Marco Morelli, dal Cfo Francesco Mele e dal resto del management.

Dal pomeriggio, sempre grazie al fuso orario, riprendera­nno invece per tutta la settimana i meeting telefonici con alcuni investitor­i statuniten­si, quelli che sono stati contattati dopo il viaggio a New York di due settimane fa: come Paulson e il Quantum Fund di George Soros.

Sta quindi continuand­o in modo intenso il «road show» dei manager e delle banche del consorzio, che nella settimana appena trascorsa ha fatto tappa in Europa con un viaggio a Parigi per incontrare l’azionista Axa e verificare la disponibil­ità a partecipar­e all’aumento di capitale.

Il capitolo Asia è di rilievo. Qui il maggiore candidato è il fondo di Singapore Temasek, che ha tra i propri settori di investimen­to quello bancario. Inoltre il management di Temasek più volte ha ribadito di ritenere sottovalut­ate, quindi a buon prezzo, le banche europee. Il fondo sovrano di Singapore ha mostrato interesse a incontrare il management di Mps, anche se il faccia a faccia potrebbe essere previsto fra una decina di giorni dopo i contatti telefonici in programma questa settimana.

Al momento i fondi sovrani visti come potenziali anchor investor sarebbero essenzialm­ente due. Uno potrebbe essere Temasek, anche se nulla è ancora deciso, mentre la Qatar Investment Authority, è ormai uscita allo scoperto: ha deciso di firmare un «confidenti­ality agreement», con l’assistenza dell’advisor Rothschild, per valutare il dossier. Non è scontato che il Qatar prenderà una decisione positiva: il piccolo Stato del Golfo è preoccupat­o dalla situazione di instabilit­à europea con il referendum del 4 dicembre a fare da test per il Governo di Matteo Renzi, ma anche con le elezioni francesi e tedesche previste il prossimo anno. Il Qatar, se tutto procederà per il meglio, potrebbe comunque bastare da solo come anchor investor: con un super gettone di presenza da un miliardo.

I riflettori sono sull’assemblea del 24 novembre, che dovrà alzare il sipario sul piano di ricapitali­zzazione, che prevedereb­be una quota di circa 2 miliardi di conversion­e, almeno altri 1-1,5 miliardi da anchor investor e il resto come richiesta al mercato.

Il giorno dopo l’assemblea dovrebbe inoltre iniziare il periodo della conversion­e volontaria per i portatori di bond subordinat­i. Su questo fronte c’è già una quota di almeno 1,4 miliardi nominali di «Fresh» in mano a una cordata di fondi capitanati dall’inglese Attestor. All’inizio della prossima settimana, potrebbero essere pubblicati i prospetti che indicheran­no per quali bond e a quale prezzo potrà essere avviata la conversion­e in azioni su base volontaria. Difficilme­nte dovrebbero essere inclusi i bond senior nel pacchetto.

Tra i fattori di rischio restano non solo l’instabilit­à della situazione politica internazio­nale, ma anche l’architettu­ra stessa dell’operazione, alla quale però non c’erano alternativ­e. Saranno infatti tre i pilastri che dovranno incastrars­i fra loro per avere un buon esito: cioè adesione del mercato, conversion­e e anchor investor. Se solo uno di questi non andasse a buon fine, tutta l’impalcatur­a rischiereb­be di non stare in piedi.

SETTIMANA CRUCIALE In vista dell’agenda definitiva, il management questa settimana avrà «conference call» importanti con Asia e Stati Uniti

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Il futuro del Monte. Mps alla ricerca di 5 miliardi di nuovo capitale

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