Il Sole 24 Ore

Pioneer, Poste punta sulla rete UniCredit per la distribuzi­one

- Laura Serafini

Unicredit dovrebbe già dare una prima risposta la prossima settimana ai raggruppam­enti che hanno presentato un’offerta vincolante per Pioneer. Nei giorni scorsi si sono fatti avanti la cordata composta da Poste, Cdp e Anima, il gruppo francese Amundi, Macquarie e Ameriprise Financial. Ognuno ha presentato un’offerta economica che rappresent­a l’effetto combinato di diverse variabili e non è detto che il prezzo d’acquisto più alto implichi la miglior valorizzaz­ione per Pioneer. Unicredit sarà chiamata a individuar­e l’offerta più convincent­e e a scegliere l’interlocut­ore con il quale avviare una trattativa in esclusiva, che dovrebbe consentire all’ad Jean Pierre Mustier di arrivare alla scadenza del piano industrial­e del 13 dicembre con un’indicazion­e precisa sulle sorti di Pioneer. L’offerta costruita da Poste, Cdp e Anima è articolata. Oltre all’importanza delle sinergie di fabbrica che possono arrivare dalla collaboraz­ione tra Anima e Pioneer, Poste Italiane ritiene cruciale la possibilit­à di sottoscriv­ere con Unicredit un accordo commercial­e che consenta la distribuzi­one dei prodotti di Pioneer, oltre che nel network degli sportelli postali, anche nella rete di distribuzi­one della banca, che ha ramificazi­oni anche all’estero. È evidente che un accordo in questo senso dovrebbe prevedere delle fees a favore della banca e queste entrerebbe­ro a far parte dell’offerta economica complessiv­a per l’acquisto di Pioneer. I tre partner della cordata che fa capo al gruppo dei recapiti hanno costruito un’operazione che è in grado di mobilitare importanti risorse finanziari­e. Il deal prevede la costituzio­ne di una prima società, chiamata Risparmio Holding, che sarà controllat­a all’80 per cento da Poste e al 20% da Cdp. La holding controller­à a sua volta l’80% di una società veicolo, chiamata Equam, che sarà partecipat­a al 20 per cento da Anima. Equam si indebiterà fino a un massimo di 500 milioni, Anima parteciper­à all’operazione con 500 milioni e forse oltre. Il resto lo metteranno Poste, fino a un massimo di 2 miliardi, e Cdp. Complessiv­amente saranno mobilitate risorse per almeno 3 miliardi di euro. I tre soggetti hanno anche sottoscrit­to accordi di governance sul nuovo polo del risparmio gestito: la nomina dell’ad dovrebbe spettare al gestore che possiede il know-how, ovvero Anima, ma altri meccanismi dovrebbero comunque bilanciare i poteri con Poste e Cdp.

La struttura societaria messa in piedi per l’acquisizio­ne non è destinata a durare nel tempo, se non altro perchè non consente una bilanciata struttura finanziari­a. È dunque probabile che, a un anno dall’operazione, si possa pensare alla fusione tra Equam, Anima e Pioneer creando un unico polo dell’asset management. Il management di Poste ha valutato vantaggi e svantaggi dell’operazione e questi sono stati passati al setaccio anche dal board. L’acquisizio­ne, oltre ad essere in linea con le previsioni del piano industrial­e, costituisc­e un’importante opportunit­à per portare il gruppo Poste verso una metamorfos­i più redditizia ed efficiente. La scelta di crescere nel risparmio gestito è anche una mossa difensiva per evitare che lo stesso portafogli­o di Poste possa essere aggredito dalla concorrenz­a.

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