Pioneer, Poste punta sulla rete UniCredit per la distribuzione
Unicredit dovrebbe già dare una prima risposta la prossima settimana ai raggruppamenti che hanno presentato un’offerta vincolante per Pioneer. Nei giorni scorsi si sono fatti avanti la cordata composta da Poste, Cdp e Anima, il gruppo francese Amundi, Macquarie e Ameriprise Financial. Ognuno ha presentato un’offerta economica che rappresenta l’effetto combinato di diverse variabili e non è detto che il prezzo d’acquisto più alto implichi la miglior valorizzazione per Pioneer. Unicredit sarà chiamata a individuare l’offerta più convincente e a scegliere l’interlocutore con il quale avviare una trattativa in esclusiva, che dovrebbe consentire all’ad Jean Pierre Mustier di arrivare alla scadenza del piano industriale del 13 dicembre con un’indicazione precisa sulle sorti di Pioneer. L’offerta costruita da Poste, Cdp e Anima è articolata. Oltre all’importanza delle sinergie di fabbrica che possono arrivare dalla collaborazione tra Anima e Pioneer, Poste Italiane ritiene cruciale la possibilità di sottoscrivere con Unicredit un accordo commerciale che consenta la distribuzione dei prodotti di Pioneer, oltre che nel network degli sportelli postali, anche nella rete di distribuzione della banca, che ha ramificazioni anche all’estero. È evidente che un accordo in questo senso dovrebbe prevedere delle fees a favore della banca e queste entrerebbero a far parte dell’offerta economica complessiva per l’acquisto di Pioneer. I tre partner della cordata che fa capo al gruppo dei recapiti hanno costruito un’operazione che è in grado di mobilitare importanti risorse finanziarie. Il deal prevede la costituzione di una prima società, chiamata Risparmio Holding, che sarà controllata all’80 per cento da Poste e al 20% da Cdp. La holding controllerà a sua volta l’80% di una società veicolo, chiamata Equam, che sarà partecipata al 20 per cento da Anima. Equam si indebiterà fino a un massimo di 500 milioni, Anima parteciperà all’operazione con 500 milioni e forse oltre. Il resto lo metteranno Poste, fino a un massimo di 2 miliardi, e Cdp. Complessivamente saranno mobilitate risorse per almeno 3 miliardi di euro. I tre soggetti hanno anche sottoscritto accordi di governance sul nuovo polo del risparmio gestito: la nomina dell’ad dovrebbe spettare al gestore che possiede il know-how, ovvero Anima, ma altri meccanismi dovrebbero comunque bilanciare i poteri con Poste e Cdp.
La struttura societaria messa in piedi per l’acquisizione non è destinata a durare nel tempo, se non altro perchè non consente una bilanciata struttura finanziaria. È dunque probabile che, a un anno dall’operazione, si possa pensare alla fusione tra Equam, Anima e Pioneer creando un unico polo dell’asset management. Il management di Poste ha valutato vantaggi e svantaggi dell’operazione e questi sono stati passati al setaccio anche dal board. L’acquisizione, oltre ad essere in linea con le previsioni del piano industriale, costituisce un’importante opportunità per portare il gruppo Poste verso una metamorfosi più redditizia ed efficiente. La scelta di crescere nel risparmio gestito è anche una mossa difensiva per evitare che lo stesso portafoglio di Poste possa essere aggredito dalla concorrenza.