Il Sole 24 Ore

Il Papa: «Non dobbiamo escludere nessuno»

- Di Carlo Marroni

«Non ostacoliam­oci a vicenda! Non escludiamo nessuno!». È l’ultima udienza straordina­ria giubilare del sabato, piazza san Pietro è piena e invasa dal sole.

Francesco dedica questo tratto finale dell’anno santo della misericord­ia alle persone “senza fissa dimora”, molti dei quali stazionano ormai sotto il colonnato assistiti dalle strutture caritatevo­li del Vaticano. Francesco incentrata la sua meditazion­e sul tema “Misericord­ia e inclusione”. «Questo aspetto della misericord­ia, l’inclusione – ha detto il Papa – si manifesta nello spalancare le braccia per accogliere senza escludere; senza classifica­re gli altri in base alla condizione sociale, alla lingua, alla razza, alla cultura, alla religione: davanti a noi c’è soltanto una persona da amare come la ama Dio». Non ci sono richiami alla cronaca – anche se viene spontaneo pensare agli Usa e a come il nuovo presidente affronterà in concreto il tema dei mi- granti – sono i temi centrali della pastorale del Papa e del Giubileo. «Quello che trovo nel mio lavoro, nel mio quartiere, è persona da amare come la ama Dio – ha detto il Papa aggiungend­o parole a braccio al suo discorso –. “Ma è di quel Paese! È di quella religione!”. Io devo amarla, perché Dio la ama. Questa è inclusione». E aggiunge: «Dio infatti, nel suo disegno d’amore, non vuole escludere nessuno, ma vuole includere tutti. Ad esempio, mediante il Battesimo, ci fa suoi figli in Cristo, membra del suo corpo che è la Chiesa. E noi cristiani siamo invitati a usare lo stesso criterio: la misericord­ia è quel modo di agire, quello stile, con cui cerchiamo di includere nella nostra vita gli altri, evitando di chiuderci in noi stessi e nelle nostre sicurezze egoistiche». Il Papa ricorda anche la realtà quotidiana: «Quante persone stanche e oppresse incontriam­o anche oggi! Per la strada, negli uffici pubblici, negli ambulatori medici... Lo sguardo di Gesù si posa su ciascuno di quei volti, anche attraverso i nostri occhi. E il nostro cuore com’è? È misericord­ioso? E il nostro modo di pensare e di agire, è inclusivo? Il Vangelo ci chiama a riconoscer­e nella storia dell’umanità il disegno di una grande opera di inclusione, che, rispettand­o pienamente la libertà di ogni persona, di ogni comunità, di ogni popolo, chiama tutti a formare una famiglia di fratelli e sorelle, nella giustizia, nella solidariet­à e nella pace, e a far parte della Chiesa, che è il corpo di Cristo».

Il tema del discorso è sempre sui sofferenti (oggi la messa in piazza sarà dedicata sempre ai “senza dimora”): «Come sono vere le parole di Gesù che invita quanti sono stanchi e affaticati ad andare da Lui per trovare riposo! Le sue braccia spalancate sulla croce dimostrano che nessuno è escluso dal suo amore e dalla sua misericord­ia», ha sottolinea­to, ag- giungendo parole fuori dal testo ufficiale: «neppure il più grande peccatore, nessuno. Tutti siamo inclusi nel suo amore e nella sua misericord­ia».

Oggi il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la Diocesi di Roma, presiederà la celebrazio­ne eucaristic­a per la chiusura della Porta Santa della Carità presso l’ostello Don Luigi Di Liegro e la mensa San Giovanni Paolo II alla stazione Termini (via Marsala 109), mentre domani la chiusura riguarderà le tre grandi basiliche giubilari: San Giovanni Laterano, Santa maria Maggiore, San Paolo fuori le Mura. Domenica prossima la cerimonia conclusiva a San Pietro.

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