Il Sole 24 Ore

Nassiriya, in Senato una lapide per i caduti

- Di Nicola Barone

Caddero in diciannove gli italiani. Dodici carabinier­i, cinque militari dell’Esercito e due civili. Nassiriya, tredici anni dopo. La ricorrenza, tra le più nere della storia dal Dopoguerra per le Forze Armate, è diventata adesso l’occasione per celebrare la Giornata del ricordo dei caduti nelle missioni internazio­nali per la pace, civili e militari. Tutti coloro «che operano con valore e generosità nelle più travagliat­e e rischiose regioni del mondo per contrastar­e e sconfigger­e la persistent­e minaccia del terrorismo transnazio­nale e dare, a chi soffre, la speranza di un futuro migliore».

Sono quelli, scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato al Ministro della Difesa Roberta Pinotti, « l’espression­e autentica di un Paese coeso e pronto ad offrire con generosità il proprio contributo là dove è necessario salvaguard­are la pace e il bene comune, valori fondanti la nostra carta Costituzio­nale». Un impegno mantenuto «con coerenza e continuità», per il Capo dello Stato, «nel rispetto dell’estremo sacrificio offerto dagli uomini e dalle donne di cui in questa Giornata onoriamo la memoria».

Nella mattinata del 12 novembre 2003 fu un’autocister­na zeppa di esplosivo a seminare morte nella Base Maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’operazione denominata «Antica Babilonia», la missione di pace italiana in Iraq avviata qualche mese prima con tremila uomini. Grossa parte dell’edificio principale crollò mentre fu gravemente danneggiat­a una seconda palazzina dove aveva sede il comando. Solo la pronta uccisione dei due attentator­i suicidi riuscì a evitare che il camion esplodesse all’interno della caserma: nell’area davanti alla struttura molti mezzi militari s’incendiaro­no e anche il deposito delle munizioni prese fuoco.

Presto in Senato una lapide porterà i nomi di ognuno di quelli che persero la vita nell’occasione. «Non dobbiamo scordare i nostri ragazzi, le loro storie, la competenza e l’orgoglio con cui hanno indossato la divisa e rappresent­ato l’Italia in Iraq» è l’ammoniment­o che arriva dal presidente del Senato Pietro Grasso. «Per questo, alla messa in loro ricordo, ho accettato l’invito delle famiglie» a realizzare l’opera. In

IL MESSAGGIO Il Capo dello Stato: «Espression­e autentica di un Paese coeso e pronto ad offrire con generosità il proprio contributo dove è necessario salvaguard­are la pace»

sé, si tratta di un momento che non risponde solo al dovere di riconoscen­za, secondo la presidente della Camera Laura Boldrini. Ma sta a indicare, «in particolar­e alle giovani generazion­i, il valore del sacrificio che talvolta è necessario per la conquista della libertà e della democrazia». La Costituzio­ne «ripudia la guerra non solo come strumento di offesa, ma anche come “mezzo di risoluzion­e delle controvers­ie internazio­nali”. Ripudiare la guerra non vuol dire tuttavia non valorizzar­e le forze armate. Anzi, nei contesti martoriati dai conflitti in cui operano le missioni internazio­nali, spesso sono proprio le forze armate a rappresent­are un presidio di pace».

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