Nassiriya, in Senato una lapide per i caduti
Caddero in diciannove gli italiani. Dodici carabinieri, cinque militari dell’Esercito e due civili. Nassiriya, tredici anni dopo. La ricorrenza, tra le più nere della storia dal Dopoguerra per le Forze Armate, è diventata adesso l’occasione per celebrare la Giornata del ricordo dei caduti nelle missioni internazionali per la pace, civili e militari. Tutti coloro «che operano con valore e generosità nelle più travagliate e rischiose regioni del mondo per contrastare e sconfiggere la persistente minaccia del terrorismo transnazionale e dare, a chi soffre, la speranza di un futuro migliore».
Sono quelli, scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio inviato al Ministro della Difesa Roberta Pinotti, « l’espressione autentica di un Paese coeso e pronto ad offrire con generosità il proprio contributo là dove è necessario salvaguardare la pace e il bene comune, valori fondanti la nostra carta Costituzionale». Un impegno mantenuto «con coerenza e continuità», per il Capo dello Stato, «nel rispetto dell’estremo sacrificio offerto dagli uomini e dalle donne di cui in questa Giornata onoriamo la memoria».
Nella mattinata del 12 novembre 2003 fu un’autocisterna zeppa di esplosivo a seminare morte nella Base Maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’operazione denominata «Antica Babilonia», la missione di pace italiana in Iraq avviata qualche mese prima con tremila uomini. Grossa parte dell’edificio principale crollò mentre fu gravemente danneggiata una seconda palazzina dove aveva sede il comando. Solo la pronta uccisione dei due attentatori suicidi riuscì a evitare che il camion esplodesse all’interno della caserma: nell’area davanti alla struttura molti mezzi militari s’incendiarono e anche il deposito delle munizioni prese fuoco.
Presto in Senato una lapide porterà i nomi di ognuno di quelli che persero la vita nell’occasione. «Non dobbiamo scordare i nostri ragazzi, le loro storie, la competenza e l’orgoglio con cui hanno indossato la divisa e rappresentato l’Italia in Iraq» è l’ammonimento che arriva dal presidente del Senato Pietro Grasso. «Per questo, alla messa in loro ricordo, ho accettato l’invito delle famiglie» a realizzare l’opera. In
IL MESSAGGIO Il Capo dello Stato: «Espressione autentica di un Paese coeso e pronto ad offrire con generosità il proprio contributo dove è necessario salvaguardare la pace»
sé, si tratta di un momento che non risponde solo al dovere di riconoscenza, secondo la presidente della Camera Laura Boldrini. Ma sta a indicare, «in particolare alle giovani generazioni, il valore del sacrificio che talvolta è necessario per la conquista della libertà e della democrazia». La Costituzione «ripudia la guerra non solo come strumento di offesa, ma anche come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Ripudiare la guerra non vuol dire tuttavia non valorizzare le forze armate. Anzi, nei contesti martoriati dai conflitti in cui operano le missioni internazionali, spesso sono proprio le forze armate a rappresentare un presidio di pace».