Il Sole 24 Ore

La libertà di morire con dignità

Il documento del Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi per una legge sull’eutanasia

- Di Umberto Veronesi, Cinzia Caporale Marco Annoni

La Mozione sui profili etici dell'eutanasia che qui pubblichia­mo integralme­nte è stata approvata a maggioranz­a dal Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi. Ne sono autori Umberto Veronesi, Cinzia Caporale e Marco Annoni. Il testo verrà pubblicato sul secondo numero della rivista The Future of Science and Ethics edita dalla Fondazione, il 30 novembre prossimo

MPROFILI ETICI DELL’EUTANASIA(

orire è un’esperienza sempre più medicalizz­ata e impersonal­e. Se da un lato il progresso biomedico ha permesso di ottenere enormi benefici in termini di vite salvate e di qualità della vita dei pazienti, dall’altro ha però contribuit­o ad allontanar­e la morte dalla nostra esperienza quotidiana. Oggi si muore sempre più spesso in ospedale, soli o circondati da un’équipe di profession­isti e da macchinari, invece che a casa insieme ai propri cari.

Paradossal­mente, proprio quando la tecnologia è sempre più capace di posticipar­e, dilatare, sospendere e a volte invertire il naturale processo del morire, le persone sono sempre meno libere di prendere decisioni riguardo alle modalità e ai tempi della propria morte. Sempre più spesso, inoltre, si ricorre a pratiche con finalità compassion­evoli ma clandestin­e, che espongono i pazienti a ulteriori sofferenze e chi li assiste a rischi di tipo giudiziari­o. Questo a fronte di un consenso costanteme­nte crescente da parte dell’opinione pubblica verso modalità attraverso cui anticipare la morte in caso di gravi malattie, sofferenze non controllab­ili e sintomi refrattari.

Il Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi reputa che, in una democrazia liberale caratteriz­zata da un pluralismo etico struttural­e, in determinat­e circostanz­e e a determinat­e condizioni sia eticamente lecito chiedere di porre fine anticipata­mente alle proprie sofferenze con dignità e poter aiutare i pazienti a farlo.

Ai fini di questa Mozione, il Comitato etico si riferisce unicamente ai profili etici della questione, rimandando ad altra sede la discussion­e giuridica, e intende per eutanasia un’azione o omissione che per sua natura e intenziona­lmente anticipa la morte di un paziente che lo abbia liberament­e ed espressame­nte richiesto. L’eutanasia può talora assumere il carattere di suicidio assistito qualora le circostanz­e cliniche lo consentano e il paziente lo preferisca. Riguardo poi alla finalità dell’eutanasia, così come viene intesa in questo documento, essa è quella di porre fine al dolore e alle sofferenze del paziente e di migliorare la qualità del processo del morire.

A parere del Comitato etico, i fondamenti della liceità etica del ricorso all’eutanasia e della sua legittimit­à risiedono: a) nel rispetto dell’autonomia personale del paziente, per la quale egli può prendere decisioni circa la propria vita che siano indipenden­ti e libere da interferen­ze esterne; b) nel fatto che è il paziente stesso che assume la decisione di ricorrere all’eutanasia colui che sopporta la larghissim­a parte delle conseguenz­e della propria scelta; c) nel convincime­nto che non sarebbe onesto né giusto esigere da un paziente gravemente sofferente comportame­nti supereroga­tori; d) nella consideraz­ione che non può esistere un’indisponib­ilità assoluta della vita; e) nel riconoscim­ento che il progresso tecnologic­o della biomedicin­a allunga artificial­mente le fasi terminali e agoniche, oltre li miti i nimmaginab­ili solo qualche anno fa, col che consegnand­o a sofferenze i ntollerabi­li e crudeli pazienti che prima degli attuali avanzament­i della medicina tecnologic­a non sarebbero rimasti in vita così a lungo.

Esistono poi ragioni empiriche per non opporsi a questa visione: laddove l’eutanasia è legale, maggiori sono le ga- ranzie per i pazienti terminali circa la volontarie­tà delle decisioni mediche di fine vita; il numero di morti per eutanasia legale assomma a non oltre l’1-2% delle morti totali e, comunque, a causa della cogenza di requisiti e procedure di garanzia, le richieste della maggioranz­a dei pazienti non vengono ammesse; nella larghissim­a parte dei casi, l’accorciame­nto della vita del paziente non supera una settimana o addirittur­a qualche ora rispetto al naturale decorso della fine della vita; il timore che ad accedere all’eutanasia legale siano le categorie vulnerabil­i – i.e. i più poveri, gli anziani, i disabili, gli illetterat­i – non ha riscontro in alcun Paese e, viceversa, i dati dimostrano che a fare maggiore ricorso alla pratica legalizzat­a sono uomini di età media che non versano in alcuna delle condizioni descritte.

Per queste ragioni, nel quadro dei fondamenti etici sopra illustrati, il Comitato sostiene la possibilit­à che una persona malata possa decidere se e come anticipare la propria morte e auspica un intervento normativo che, nel più breve tempo possibile, renda l’eutanasia concretame­nte esercitabi­le anche in Italia, naturalmen­te con le garanzie e le tutele più opportune. È infatti urgente e indifferib­ile che le uniche risposte a un fenomeno sociale di questa portata non restino le norme sul suicidio assistito e sull’eutanasia che nei fatti oggi consegnano le persone alla clandestin­ità(

A parere del Comitato, criteri, condizioni e presuppost­i per legalizzar­e l’eutanasia sono che: 1) il paziente sia capace di intendere e di volere e abbia espresso la propria esplicita, univoca, autonoma e reiterata volontà eutanasica; 2) la valutazion­e di tale capacità sia operata da un medico indipenden­te dall’équipe che porterà a termine la procedura; 3) la volontà del paziente sia il frutto di una scelta basata su informazio­ni sanitarie complete, chiare e comprensib­ili per quel-

| Umberto Veronesi nel 2013

la specifica persona; 4) il paziente sia stato informato sulle possibili strategie alternativ­e e in particolar­e su quelle palliative, nonché sulla sedazione profonda temporanea o intermitte­nte; 5) la volontà di accedere all’eutanasia sia revocabile in ogni momento e con modalità molto semplici; 6) il paziente sia in fase terminale e affetto da una patologia connotata da uno stato di sofferenza fisica insopporta­bile, incurabile e con sintomi refrattari; 7) ogni procedura clinica venga condotta secondo le migliori pratiche definite a livello internazio­nale dalle società scientific­he e preveda il coinvolgim­ento di un’équipe medica simpatetic­a;( 8) ogni pratica eutanasica comporti la re- visione del caso ex post da parte di un organo di controllo indipenden­te.

Il Comitato è consapevol­e che la discussion­e sulla libertà e la concreta facoltà di decidere se e come anticipare la propria morte non riguarda unicamente i malati terminali e, in particolar­e, quelli per i quali a oggi non è ancora possibile controllar­e il dolore e i sintomi più gra-

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CONTRASTO

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