La responsabilità di parlare
nei suoi scritti sulla responsabilità associate con il prendere la parola.
A differenza di molti specialisti della filosofia, Moran si propone di sondare diverse prospettive filosofiche su questo fenomeno dell’autorità e delle responsabilità associata, riuscendo perciò a far emergere una molteplicità di aspetti finora inesplorati. L’attenzione a questa pluralità di prospettive si indovina dai temi apparentemente disparati dei suoi scritti, che vanno dall’azione intenzionale alla valutazione estetica, dalla testimonianza alla responsabilità, da Wittgenstein a Sartre, da Kant a Proust. Ma a ben guardare spicca un filo rosso ed è importante seguire il filo per comprendere la profondità e l’originalità del progetto filosofico di Moran.
« Gli ambiti del pensiero, dell’azione e del discorso sono segnati da certe asimmetrie tra la prospettiva e le capacità della prima persona e quella di altre prospettive » . Produrre un pensiero, intendere un’azione, asserire qualcosa sono attività che portano avanti «in prima persona». Un osservatore può osservare o giudicare i prodotti di questa attività, ma non ha la stessa autorità che ha l’agente che intende la sua azione o che pensa il suo pensiero. Il primo passo per comprendere la natura di questa asimmetria è rendere conto del suo carattere pervasivo.
| Richard Moran
« È un fenomeno che pertiene al linguaggio e, in particolare riguarda l’atto linguistico dell’asserire. È anche un fenomeno che pertiene alla psicologia morale in quanto il parlante e il suo uditorio stanno in una relazione normativa complessa. Allo stesso tempo, è un fenomeno di pertinenza della filosofia della mente in quanto ciò che è in questione è una forma specifica soggettiva della comprensione, che dipende da certe capacità specifiche studiate dagli psicologi. È anche una forma di intersoggettività la cui descrizione filosofica pone una sfida ai modelli tradizionali della relazione con le altre menti. E,