Autorità e potere nel nome dei Kim
Non è un libro di divulgazione e, a tratti, la prosa di Antonio Fiori appare piuttosto irta. Ciò non di meno, il suo libro è un lavoro estremamente ben documentato, solido e rigoroso, opera di uno storico evidentemente ormai maturo. Dell’originale imprinting politologico dell’autore resta traccia nell’introduzione, quando osserva come la «politica estera della Corea del Nord può essere, quindi, guardata attraverso l’ottica della percezione di una minaccia esterna – il “dilemma della sicurezza” – e di una interna, incentrata sulla transizione di potere», un’impostazione analitica che consente di inquadrare l’ambiente interno e internazionale della Corea del Nord come la causa dei comportamenti provocatori del regime.
Non si preoccupi il lettore: Fiori non ha nessuna particolare simpatia per il regime dei Kim; quello che però gli preme sfatare è il pregiudizio di “irrazionalità”, se non di vera e propria follia, che circonda spesso le azioni del regime. È del resto una caratteristica sempre più tipica del dilagante metro di giudizio moralistico (e sovente tartufesco) con il quale spesso i giornali, e i media più in generale, commentano la politica internazionale. Malauguratamente è prassi diffusa persino tra i pratictioners e tra i decisori politici, i quali in realtà errano tra visioni in cui l’avversario è dipinto come un criminale o un pazzo e comportamenti talvolta cinici più che realistici. Il libro di Fiori fa giustizia di entrambi questi approcci ideologici, e ci porta invece all’interno della rappresentazione del mondo che il regime nordcoreano ha costruito fin dalle sue origini. Piuttosto che interpretare le decisioni e le azioni del regime di Pyongyang alla luce della “paranoia”, è assai più produttivo coglierne la lucida “ossessione” per la sicurezza.
Non può infatti sfuggire come quello nordcoreano sia praticamente rimasto l’ultimo baluardo del comunismo più ortodosso, mentre i suoi vecchi alleati e mentori sono o scomparsi (come l’Unione Sovietica) o completamente trasformati (come la Cina). Si spiega anche con il peggioramento (dal punto di vista nordcoreano) del quadro strategico complessivo dell’Asia Orientale (con il riavvicinamento tra Seoul e Pechino e tra Seoul e Tokyo) la decisione nordcoreana di accelerare con determinazione la sua ricerca di divenire una potenza nucleare.
Il libro pertanto ci conduce nella narrazione e spiegazione di due vicende ovviamente intrecciate ma parallele: quella della transizione di potere all’interno del regime e della famiglia Kim e quella della nuclearizzazione del Paese. Riguar- do alla prima, Fiori ci presenta convincentemente l’ipotesi secondo la quale “l’infeudazione” della famiglia Kim nel regime comunista, fino a farne un tutt’uno indissolubile e, almeno in parte, indistinguibile, abbia rappresentato un’efficace strategia di sopravvivenza per il ruolo guida del partito comunista e dell’élite militare che massimamente lo incarna e ne è beneficiata. Il rapporto strettissimo tra partito ed esercito non è certo una specificità della Corea del Nord, basti pensare al caso della Cina. Ma quello che è peculiare è il modo – la concentrazione del potere assoluto nelle mani della famiglia Kim – attraverso il quale tale simbiosi è regolata: si tratta di una modalità, ci avverte Fiori, che peraltro riesce ad attingere alle forme tradizionali di autorità ancora vive nella rappresentazione dei coreani. Rispetto alla seconda, quella corsa al nucleare che giustamente preoccupa i governi stranieri e l’opinione pub- blica internazionale, il libro ci conduce attraverso le diverse “crisi” che hanno punteggiato i rapporti tra Corea del Nord e “puntellato” oggettivamente il regime, scaltro nell’esercitare il proprio ricatto verso il Sud e nei confronti di avversari (gli Usa), “alleati” (la Cina) e “terzi” (il Giappone) e propenso a giocare una rischiosa partita ai limiti dell’azzardo, nella convinzione che nessun’altra strategia potrebbe garantirgli la sopravvivenza.
Antonio Fiori, Il nido del falco. Mondo e potere in Corea e del Nord, Milano, Le Monnier, pagg. 280, € 16. Il libro sarà presentato a Milano sabato 19 novembre, nell’ambito di Bookcity, alle 14, al Museo del Risorgimento (via Borgonuovo, 23): dialogano l’autore e Vittorio Emanuele Parsi. Modera Marco Del Corona