Wiskhy e gin per Pinter e Osborne
Numerose le bottiglie che si svuotano a gran velocità sui palcoscenici londinesi, questo autunno. Whisky, vodka e champagne in No Man’s Land di Pinter - gin puro in The Entertainer di Osborne.
Spettacoli, questi due, interpretati da “mostri sacri” fin dalla prima: nel 1975, per Pinter, Ralph Richardson («sempre più sventato e geriatrico nell’eccentricità terminale falsoprofonda, e davvero disperata», Alberto Arbasino, Lettere da Londra, Adelphi, 1997) e John Gielgud. Invece Laurence Olivier fu il protagonista di The Entertainer nel 1957 al Royal Court Theatre. E anche da noi in Italia: il testo di Pinter nel 1976 venne interpretato da Romolo Valli e Giorgio De Lullo, che firmava anche la regia; traduzione di Cesare Garboli. Anche in questo spettacolo londinese siamo di fronte a due grandi attori. Ian McKellen – fresco premiato con l’UK Theatre Award 2016 – dai numerosi successi teatrali, che pure in Italia conosciamo, come Magneto in X-Men e come lo stregone Gandalf nel Signore degli Anelli; e più recentemente nella trilogia dei film fantasy Lo Hobbit. Patrick Stewart, anch’egli dalla lunga carriera teatrale, è noto internazionalmente come capitano dell’astronave Enterprise in Star Trek.
No Man’s Land ( Terra di nessuno) è fra i massimi raggiungimenti del drammaturgo premiato con il Nobel. Assistiamo all’incontro fortuito fra due vecchi letterati oxfordiani – uno di successo (Hirst-Stewart), l’altro no (Spooner-McKellen). Hirst è “accudito” dai più giovani guardiani-assistenti-camerieri (e carnefici ?) Briggs e Foster. I due fanno tardi, fra ricordi enigmatici ed elegiaci, vagando con i pensieri, bevendo. La mattina dopo, invece, molta energia in Hirst, ricordi lucidissimi di comuni conoscenze nel lontano passato, rivelazioni devastanti... Ma sarà tutto vero?
In Pinter la parola è da intendersi non tramite razionale ma livida illuminazione del subbuglio che è nell’inespresso. Ascoltiamo le schermaglie verbali ricche di sottintesi e finte, silenzi metafisici che percorrono la bella casa borghese a Hampstead Heath. Tutto è in forse, tutto è chissà, i due protagonisti si scambiano inattendibili battute. Il salotto di Hirst diventa inquietante, mentre le correnti fra i quattro personaggi si intersecano ambiguamente. Ma non mancano le risate del pubblico, anzi: i due superlativi protagonisti sfruttano tutto lo humour e le battute.
Cos’è la No Man’s Land ? È il luogo dell’isolamento e della morte imminente, «sei in terra di nessuno. Che non si muove..., ma che resta per sempre gelida e muta», termina la commedia Spooner.
Venti anni prima del testo di Pinter, John Osborne – stessa generazione, stessa comunanza nel gruppo dei “Giovani Arrabbiati” - scrive The Entertainer, da cui il film, sempre con Olivier e con Joan Plowright, regia Tony Richardson ( Gli sfasati, da noi).
Oggi a Londra, ad apertura di sipario Kenneth Branagh in paglietta, smoking, bastone, scarpe da tip tap, quattro-ragazze-quattro e band dal vivo ci delizia in un classico numero da varietà. Plurinominato agli Oscar, il celebre attore e regista ( Gli insospettabili, Cenerentola) qui interpreta Archie Rice, un disilluso, mediocre attore del soccombente music-hall, in teatri di seconda categoria – mentre dilaga il rock’n roll. Dalle sgangherate tavole dei suoi palcoscenici viriamo all’interno-famiglia, con la seconda moglie (una brava Greta Scacchi), il padre, i due figli –e i loro miseri litigi. Lo sfondo è la Crisi di Suez, quando l’Inghilterra perse il controllo del Canale, la Fine dell’Impero. Testo specchio di un’epoca, dove Archie è il simbolo. E quanto mai attuale oggi.
No Man’s Land è in scena al Wyndham’s Theatre fino al 17 dicembre (nomanslandtheplay.com); The Entertainer al Garrick Theatre (garricktheatre.org)