Il destino di Aleppo, vicina alla caduta
Quando, nell’agosto 2012, le forze dell’opposizione siriana conquistarono la parte orientale di Aleppo, circa metà della seconda città della Siria,i più ottimisti tra loro confidavano che il crollo del regime fosse solo una questione di tempo.Dopo quattro anni la situazione è cambiata. Drasticamente. A meno di improvvisi cambiamenti di fronte nello scacchiere internazionale, o di improbabili tregue, il destino della città simbolo della cruenta guerra civile siriana appare segnato. Anche in questo caso, ma con più probabilità, sembra una questione di tempo. E se cadrà Aleppo, si tratterà di una grande svolta in un conflitto che ha già ucciso 300mila persone e provocato milioni di sfollati.
Grazie ai martellanti bombardamenti dell’aviazione russa e siriana,l’esercito di Damasco è riuscito in pochi giorni a strappare ai ribelli il 30-40% dei quartieri orientali, dove vivono ancora 250mila civili in condizioni difficilissime.Sotto assedio dallo scorso agosto, senza rifornimenti di armi,i ribelli hanno perduto alcuni importanti quartieri e rischiano di essere divisi in due aree separate, divenendo così più vulnerabili.
La morsa del regime sta stritolando la città.Lo scontro è impari;in campo ci sono una pluralità di milizie ben armate contro poche migliaia di ribelli. Da nordest sono state le forze speciali di Damasco, appoggiate dagli Hezbollah libanesi, a sfondare le linee, conquistando il vasto quartiere di Hanano. Un’avanzata continuata domenica, quando è caduto nelle loro mani anche Jabal Badro. Sul versante occidentale le milizie curde dello Ypg, che ad Aleppo non combattono contro il regime,hanno occupato buona parte di Bustan al-Basha e di Sheikh Fares. Non è chiaro se abbiamo ingaggiato scontri con i ribelli, o se abbiano solo preso sotto controllo le aree da loro abbandonate. L’ultimo quartiere a cadere è stato alSakhour, dove però sarebbero ancora in corso violenti combattimenti. Oltre 10mila civili sono fuggiti dai quartieri orientali.
Sarà difficile ora fermare l’avanzata del regime.E sarà dif- ficile per l’infaticabile segretario di Stato americano, John Kerry,trovare il consenso per l’ennesima proposta di tregua. Che questa volta si differenzia dalle altre perché si tratterebbe di un accordo ristretto ad Aleppo, ma che includerebbe attori regionali come Arabia Saudita, Qatar, Turchia e forse anche l’Iran. Il piano si articola in due punti: l’opposizione siriana deve prendere le distanze da Fatah alSham,il gruppo qaedista conosciuto prima come Jabat al-Nusra, i cui miliziani verrebbero costretti ad abbandonare Aleppo. In cambio il regime e la Russia dovrebbero mettere fine all’assedio e permettere l’arrivo di aiuti. Ma Mosca potrebbe preferire prendere tempo. Anche perché Damasco ora si sente la parte forte e vuole approfittare del momento favorevole.
Le elezioni americane hanno poi segnato un’ulteriore svolta in questo conflitto.Durante la sua infuocata campagna elettorale, più volte Donald Trump ha precisato di non avere alcuna intenzione di essere risucchiato nel pantano siriano, preferendo concentrarsi solo nella guerra all’Isis. Trump, che si insedierà tra due mesi, si è perfino spinto nel considerare il presidente siriano, acerrimo nemico dell’amministrazione Obama, più affidabile rispetto alla disomogenea costellazione dell’opposizione armata.
Se Damasco riuscisse a riprendere Aleppo potrebbe mobilitare le forze contro le altre città sotto assedio. È proprio l’assedio a destare l’allarme di molte organizzazioni internazionali.Con l’offensiva contro Aleppo, precisa l’Unicef, in un anno il numero di bambini che vivono in condizioni critiche sotto assedio è raddoppiato ad oltre 500mila.
«Non ci sono più ospedali operativi nella parte orientale di Aleppo,dove più di 100mila bambini sono rimasti intrappolati», aveva avvertito Geert Cappelaere, direttore Unicef per il Medio Oriente. In questa grande città, dove ormai diversi quartieri sono ridotti a un cumulo di macerie, si vive per molte ore al buio, perché il carburante per far funzionare i generatori è razionato e dovrebbe esaurirsi in due giorni.In diverse aree si vive senza farmaci, beni di prima necessità, acqua potabile. Muhannad Hadi, direttore del World Food Program per il Medio Oriente, ha descritto una situazione tragica: «I rapporti che stiamo ricevendo indicano che la gente sta rovistando tra l’immondizia per trovare qualcosa da mangiare. Sempre che ad Aleppo riescano a trovare immondizia».
SOTTO ASSEDIO La resa dell’opposizione potrebbe imprimere una svolta al conflitto. Dall’Unicef allarme per la sorte di 500mila bambini