Prove di maturità (da ripetere) del Paese
La manovra di bilancio è legge. La crisi politica ha favorito un’approvazione rapidissima in Parlamento, come non si era mai vista. Bene ha fatto il presidente della Repubblica Mattarella a pretendere che fosse messa in sicurezza, evitando alla radice qualunque rischio di esercizio provvisorio: lo avevamo chiesto e non possiamo che apprezzare il fatto che il Paese, in un momento difficile, abbia ora un punto di riferimento importante per una politica economica orientata alla crescita. Bene anche che l’impianto della manovra sia rimasto sostanzialmente inalterato nel passaggio parlamentare, riconfermando la volontà di favorire prioritariamente il rilancio degli investimenti pubblici e soprattutto di quelli privati nel settore manifatturiero, con gli incentivi all’innovazione di «Industria 4.0» e il rafforzamento della detassazione dei premi di produttività. Misure fondamentali per accelerare un’evoluzione del sistema industriale nel senso della competitività.
Anche l’altra buona notizia di ieri, che arriva dall’incontro fra Confindustria e sindacati, va in questa direzione. C’è una prima intesa sull'agenda del “patto per la fabbrica” con l’obiettivo di favorire il rilancio di investimenti, occupazione, crescita, produttività, mettendo al centro la manifattura. Le parti sociali si impegnano per una strada che continui la politica delle riforme per l’economia. È un gesto di responsabilità importante.
Proprio questa è, d’altra parte, la sfida che tutto il Paese - e la politica in primis - deve tener presente in questa difficile crisi: la continuazione delle riforme.
Se è vero che le norme della legge di bilancio citate, a partire da «Industria 4.0» e premi di produttività, non hanno bisogno di apparati attuativi per mettere in moto gli investimenti dal 1° gennaio, è vero altrettanto che c’è bisogno di un clima di stabilità per incentivare investimenti e lavoro. Ed è vero che altri pezzi di riforme e di politiche pubbliche aspettano di essere attuati o approvati.
C’è bisogno di alleggerire ancora le tasse sull’impresa e sul lavoro: la misura più importante resta il taglio del cuneo fiscale. Non è possibile oggi dire se la legislatura in corso arriverà alla conclusione e se arriverà a varare questa misuraprevista,nelcalendariodelgovernouscente, per il 2018. L’orizzonte sembra piuttosto quello di elezioni in primavera. È fondamentale, però, che le forze politiche, tutte, non smarriscano la strada delle riforme e che certi impegni, fondamentali per aumentare la competitività del nostro sistema industriale e della nostra economia, siano al centro anche di una eventuale campagna elettorale. Serve ora una prova di maturità da parte delle forze politiche per confermare che la priorità per l’Italia è crescere.
Anche quando si parla di lavoro, bisogna completare l’attuazione del jobs act. Bisogna riconoscere al governo Renzi di aver fatto molto e di essersi speso, anche in termini di attuazione. Bisogna però completarlo con la messa a punto di politiche attive del lavoro che rendano più flessibile e fluido il mercato del lavoro. Bisogna investire in formazione. Tanto più ora è necessario se rallenta la dinamica occupazionale. Terzo esempio di una strada delleriformedanonsmarrireèl’impegnonegliinvestimenti pubblici. Bisogna dare atto, anche qui, al governo di aver avuto il coraggio di fare a pezzi quel patto di stabilità interno che fino a qualche mese fa risultava una camicia di forza asfissiante soprattutto per i comuni. Di aver invertito la rotta sul taglio degli stanziamenti. Di aver sfidato l’Unione europea proprio sulla flessibilità necessaria per gli investimenti. Di aver avviato una programmazione di nuovo taglio per il Mezzogiorno con i «patti per il Sud» e i «patti per le città» che hanno il pregio di aver riproposto la questione urbana al centro della politica economica. Tutto questo, però, non basta ancora perché bisogna accelerare i progetti e i cantieri e investire sulla capacità di realizzare un grande piano infrastrutturale per il Paese: banda larga, strade, ferrovie e metropolitane. L’impegno profuso nello sbloccare lavori e progetti non deve essere interrotto: chi si ferma è perduto rispetto a un impegno che deve avere nella continuità, ben oltre i colori dei governi e delle amministrazioni che si succedono, il suo carattere fondamentale.
Infine, la spending review e la riforma della pubblica amministrazione. Qui c’è la necessità forte di portare a termine un lavoro iniziato per riqualificare effettivamente la spesa pubblica e per liberare l’economia della gabbia che troppo spesso la Pa rappresenta. Liberalizzazioni, digitalizzazione,sburocratizzazione,semplificazionesonooperazionifondamentaliperaccelerare l’economiaeperimmettereinvestitori,capitalie capacitàimprenditorialinuoviinmercatifondamentalicomequellideiservizi.Sulrapportocon la Ue, sulla centralità della crescita nella politica economica, sulla necessità di rilanciare gli investimentisonostatifattipassiavanti:importanteè non sprecare queste azioni e i semi che contengono per una ulteriore accelerazione.