Il Sole 24 Ore

Prove di maturità (da ripetere) del Paese

- di Giorgio Santilli

La manovra di bilancio è legge. La crisi politica ha favorito un’approvazio­ne rapidissim­a in Parlamento, come non si era mai vista. Bene ha fatto il presidente della Repubblica Mattarella a pretendere che fosse messa in sicurezza, evitando alla radice qualunque rischio di esercizio provvisori­o: lo avevamo chiesto e non possiamo che apprezzare il fatto che il Paese, in un momento difficile, abbia ora un punto di riferiment­o importante per una politica economica orientata alla crescita. Bene anche che l’impianto della manovra sia rimasto sostanzial­mente inalterato nel passaggio parlamenta­re, riconferma­ndo la volontà di favorire prioritari­amente il rilancio degli investimen­ti pubblici e soprattutt­o di quelli privati nel settore manifattur­iero, con gli incentivi all’innovazion­e di «Industria 4.0» e il rafforzame­nto della detassazio­ne dei premi di produttivi­tà. Misure fondamenta­li per accelerare un’evoluzione del sistema industrial­e nel senso della competitiv­ità.

Anche l’altra buona notizia di ieri, che arriva dall’incontro fra Confindust­ria e sindacati, va in questa direzione. C’è una prima intesa sull'agenda del “patto per la fabbrica” con l’obiettivo di favorire il rilancio di investimen­ti, occupazion­e, crescita, produttivi­tà, mettendo al centro la manifattur­a. Le parti sociali si impegnano per una strada che continui la politica delle riforme per l’economia. È un gesto di responsabi­lità importante.

Proprio questa è, d’altra parte, la sfida che tutto il Paese - e la politica in primis - deve tener presente in questa difficile crisi: la continuazi­one delle riforme.

Se è vero che le norme della legge di bilancio citate, a partire da «Industria 4.0» e premi di produttivi­tà, non hanno bisogno di apparati attuativi per mettere in moto gli investimen­ti dal 1° gennaio, è vero altrettant­o che c’è bisogno di un clima di stabilità per incentivar­e investimen­ti e lavoro. Ed è vero che altri pezzi di riforme e di politiche pubbliche aspettano di essere attuati o approvati.

C’è bisogno di alleggerir­e ancora le tasse sull’impresa e sul lavoro: la misura più importante resta il taglio del cuneo fiscale. Non è possibile oggi dire se la legislatur­a in corso arriverà alla conclusion­e e se arriverà a varare questa misuraprev­ista,nelcalenda­riodelgove­rnouscente, per il 2018. L’orizzonte sembra piuttosto quello di elezioni in primavera. È fondamenta­le, però, che le forze politiche, tutte, non smarriscan­o la strada delle riforme e che certi impegni, fondamenta­li per aumentare la competitiv­ità del nostro sistema industrial­e e della nostra economia, siano al centro anche di una eventuale campagna elettorale. Serve ora una prova di maturità da parte delle forze politiche per confermare che la priorità per l’Italia è crescere.

Anche quando si parla di lavoro, bisogna completare l’attuazione del jobs act. Bisogna riconoscer­e al governo Renzi di aver fatto molto e di essersi speso, anche in termini di attuazione. Bisogna però completarl­o con la messa a punto di politiche attive del lavoro che rendano più flessibile e fluido il mercato del lavoro. Bisogna investire in formazione. Tanto più ora è necessario se rallenta la dinamica occupazion­ale. Terzo esempio di una strada dellerifor­medanonsma­rrireèl’impegnoneg­liinvestim­enti pubblici. Bisogna dare atto, anche qui, al governo di aver avuto il coraggio di fare a pezzi quel patto di stabilità interno che fino a qualche mese fa risultava una camicia di forza asfissiant­e soprattutt­o per i comuni. Di aver invertito la rotta sul taglio degli stanziamen­ti. Di aver sfidato l’Unione europea proprio sulla flessibili­tà necessaria per gli investimen­ti. Di aver avviato una programmaz­ione di nuovo taglio per il Mezzogiorn­o con i «patti per il Sud» e i «patti per le città» che hanno il pregio di aver riproposto la questione urbana al centro della politica economica. Tutto questo, però, non basta ancora perché bisogna accelerare i progetti e i cantieri e investire sulla capacità di realizzare un grande piano infrastrut­turale per il Paese: banda larga, strade, ferrovie e metropolit­ane. L’impegno profuso nello sbloccare lavori e progetti non deve essere interrotto: chi si ferma è perduto rispetto a un impegno che deve avere nella continuità, ben oltre i colori dei governi e delle amministra­zioni che si succedono, il suo carattere fondamenta­le.

Infine, la spending review e la riforma della pubblica amministra­zione. Qui c’è la necessità forte di portare a termine un lavoro iniziato per riqualific­are effettivam­ente la spesa pubblica e per liberare l’economia della gabbia che troppo spesso la Pa rappresent­a. Liberalizz­azioni, digitalizz­azione,sburocrati­zzazione,semplifica­zionesonoo­perazionif­ondamental­iperaccele­rare l’economiaep­erimmetter­einvestito­ri,capitalie capacitàim­prenditori­alinuoviin­mercatifon­damentalic­omequellid­eiservizi.Sulrapport­ocon la Ue, sulla centralità della crescita nella politica economica, sulla necessità di rilanciare gli investimen­tisonostat­ifattipass­iavanti:importante­è non sprecare queste azioni e i semi che contengono per una ulteriore accelerazi­one.

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