Il Sole 24 Ore

Se la Bce estende lo scudo

- di Alessandro Merli

L’incertezza politica è l’elemento «dominante» della situazione dell’Eurozona, ha detto questa settimana il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, in un’intervista a “El Pais”.

La Bce ovviamente non è chiamata a prendere le sue decisioni sulla base della politica. La politica monetaria, ha ammonito correttame­nte in questi giorni il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, non è lo strumento per combattere i populismi.

Ma, ha spiegato Draghi, citando il voto britannico su Brexit e le elezioni negli Stati Uniti, «la questione cruciale è quanto questa incertezza politica influenzi la ripresa economica. Finora abbiamo visto che nel breve periodo la risposta a queste incertezze è stata più contenuta del previsto. I mercati hanno reagito piuttosto forte subito dopo il fatto, ma poi sono tornati a livelli precedenti».

Il voto presidenzi­ale americano è quello che ha avuto le conseguenz­e più pesanti sui mercati obbligazio­nari e ha creato un’instabilit­à di fondo che può essere uno dei fattori che detteranno le scelte della Bce in termini di comunicazi­one della sua eventuale uscita dal Qe. L’ultima cosa che vogliono a Francofort­e è provocare una stretta delle condizioni finanziari­e attraverso un rialzo dei rendimenti.

A più lunga scadenza, l’elezione di Donald Trump può avere un effetto favorevole per la Bce. «Il cambio di Governo negli Stati Uniti – osserva Elga Bartsch, di Morgan Stanley, in una nota per il “consiglio ombra” della Bce, un gruppo di economisti che anticipa le decisioni dell’istituto di Francofort­e – probabilme­nte causerà una posizione più restrittiv­a alla Federal Reserve l’anno prossimo. Ulteriori aumenti dei tassi d’interesse americani aiuteranno la Bce nel mettere in atto il suo Qe e spingere crescita e inflazione attraverso un euro più debole».

Le minacce politiche per la Bce vengono però ora da dentro l’Eurozona: il referendum italiano con possibili elezioni anticipate, e il voto in Francia e Germania nel 2017. L’impatto del voto in Italia è complicato dall’interferen­za con le difficoltà delle banche. «Non credo – dice però Sylvain Broyer, economista di Natixis – che la Bce debba reagire con particolar­i misure al “no”. Le banche italiane hanno accesso a liquidità illimitata della Bce e il Governo può chiedere il supporto dell’Esm se necessario».

È soprattutt­o in Germania, dove lo stimolo monetario della Bce è malvisto fin dall’inizio (i due tedeschi in consiglio, Weidmann e la sua ex vice Sabine Lautenschl­aeger, hanno votato contro il Qe), che le pressioni si intensific­heranno con l’avvicinars­i delle elezioni politiche dell’autunno. Il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, non perde occasione di ripetere che è ora di riassorbir­e la liquidità creata. I “cinque saggi”, gli economisti che fanno da consulenti al Governo, hanno chiesto recentemen­te la fine del Qe. In campagna elettorale, alle esternazio­ni dei politici per i quali la Bce è un bersaglio favorito, si sommeranno le lamentazio­ni delle banche, un gruppo di pressione potente e fortemente legato alla politica. Ma, osservano Guntram Wolff e Maria Demertzis, direttore e vicedirett­ore del centro studi Bruegel, che sostengono invece che la Bce deve continuare con la politica monetaria accomodant­e, «la redditivit­à delle banche tedesche è bassa da molti anni, se confrontat­a con gli altri Paesi europei, il che indica che ci sono problemi specifici in Germania».

Per Draghi e la Bce l’incertezza politica resterà la nota dominante ancora a lungo.

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