Legge di bilancio espansiva in attesa di Bruxelles
Èuna manovra dal profilo “espansivo”, quella approvata in via definitiva dal Senato grazie all’accelerazione imposta dalla crisi di governo. Una manovra, che con il suo volume di fuoco da 27 miliardi prova a spingere la crescita anche oltre l’1% stimato dalla Nota di aggiornamento del Def, evita l’aumento di Iva e accise, e per questo mette in campo 15,4 miliardi di risorse compensative, prenota flessibilità per terremoto e migranti per quasi 7 miliardi e mantiene l’impegno alla riduzione dell’Ires che passa dal 27,5 al 24 per cento. Ora si attende l’esame europeo rinviato al prossimo marzo, con diversi nodi che andranno sciolti da qui ai prossimi mesi. Sotto la lente di Bruxelles le coperture, anche in relazione agli stanziamenti previsti per il contratto del pubblico impiego (5 miliardi nel triennio), il mancato rispetto della «regola del debito», l’andamento del deficit strutturale, in aumento dello 0,4% e non in calo dello 0,6% come chiesto dalla Commissione Ue. In sostanza, si tratta ora di far fronte a quella che Bruxelles giudica una «deviazione significativa» rispetto alla disciplina di bilancio europea. Misure aggiuntive, come indicato dall’Eurogruppo di lunedì scorso, sono in campo anche se per ora non se ne quantifica l’entità. Sarà probabilmente necessario mettere mano ai conti pubblici nel corso del 2017, per avvicinarli alle richieste europee, e monitorare l’andamento delle principali variabili di finanza pub- blica. Lo rileva l’Ufficio parlamentare di Bilancio: i rischi sono connessi all’«assunzione di impegni permanenti dal lato delle spese correnti», (in particolare per quel che riguarda pensioni e pubblico impiego) «compensati solo in parte da entrate permanenti e certe».
Con incertezze che si proiettano nel 2018 e 2019. Poiché la clausola di salvaguardia (che vale 15,4 miliardi) è stata neutralizzata solo per il 2017, evitando in tal modo che dal prossimo 1° gennaio scattasse l’aumento di Iva e accise, il problema si riproporrà nel 2018 per 19,6 miliardi e nel 2019 (23,3 miliardi). La prossima manovra partirà dunque con un handicap di poco meno di 20 miliardi. Per il 2017, il maggior deficit ammonta a 12 miliardi, si prevedono maggiori spese per 7,3 miliardi e mag- giori entrate per 10,6 miliardi. L’obiezione di Bruxelles potrà investire le una tantum, che incidono sul deficit nominale ma non sul saldo strutturale, per un importo che il Documento programmatico di Bilancio cifra in circa 3,2 miliardi (vi rientra la riedizione della voluntary disclosure).
La scommessa è tutta sulla crescita, che stando alle ultime rilevazioni Istat già quest’anno dovrebbe avvicinarsi a quota 1 per cento. Per il 2017 resta al momento la previsione dell’1% (la Commissione Ue prevede lo 0,9%) e l’effetto espansivo della manovra è valutato nello 0,3% del Pil. A spingere la crescita dovrebbero essere sia il mancato aumento dell’Iva che le misure a favore delle imprese e gli interventi “sociali” contenuti nella manovra. La variabile politica è decisiva, anche dal punto di vista del rispetto dei target fissati per un anno, il 2017, in cui con ogni probabilità si andrà al voto.