Un modello per Industria 4.0
Presto i tavoli tecnici con le misure per accompagnare la rivoluzione digitale
pD all’innovazione al welfare, dal Mezzogiorno ai giovani, alla formazione: sono questi i titoli intorno ai quali parte il confronto tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil per riempire di contenuti il “patto per la fabbrica”.
Dopo l’accordo politico di ieri, i primi tavoli tecnici partiranno in tempi brevi, con l’obiettivo di arrivare a gennaio con le proposte delle parti che serviranno ad accompagnare Industria 4.0, sul versante di un moderno modello di relazioni industriali che sia funzionale alle imprese nel processo di digitalizzazione, nell’investimento sul capitale umano, individuando misure di politica economica che possano dare impulso a crescita e occupazione. In parallelo ai tavoli tecnici, Confindustria e sindacati si confronteranno sui temi della bilateralità e della rappresen- tanza, per scrivere poi le nuove regole sull’assetto della contrattazione collettiva che servirà al mondo produttivo per affrontare la sfida della quarta rivoluzione industriale. Si tratta di puntare su una formazione di qualità che parta dagli studenti, utilizzando il nuovo strumento dell’alternanza scuola-lavoro, con programmi di studio e di pratica on the job, co-progettati tra impresa e scuola sulla base delle esigenze dei territori. Il faro dovrà essere acceso soprat- tutto sui giovani - particolarmente penalizzati dalla crisi - e sul rafforzamento delle conoscenze sempre più indispensabili nei nuovi mestieri. Con gli incentivi messi in campo dal governo nella legge di Bilancio, anche il welfare contrattuale diventa una carta da giocare sul terreno della negoziazione tra le parti per favorire quello scambio tra salario e produttività, che si rivela decisivo per rilanciare il sistema produttivo. Accanto a queste sfide, c’è poi da gestire la partita dei processi di riconversione industriale puntando sulle politiche attive per affrontare la gestione degli esuberi. La bilateralità, da questo punto di vista, può svolgere un ruolo importante, soprattutto attraverso i fondi interprofessionali. Ma è impensabile un rilancio dell’industria, senza passare per la ripresa del Mezzogiorno con politiche nazionali declinate con maggiore intensità al Sud.