Il Sole 24 Ore

Fi divisa tra il dialogo e il no di Lega-Fdi M5S: al voto, ecco l’Italicum per il Senato

- Manuela Perrone

pL a chiamata alle armi di Matteo Renzi per un governo di responsabi­lità nazionale lascia freddissim­e le opposizion­i. Granitiche nel bollare come una provocazio­ne l’appello del premier dimissiona­rio e nel dire no a larghe intese. Ma le differenze ci sono. Perché Movimento Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia continuano a invocare il voto subito, mentre Forza Italia, pur ribadendo la contrariet­à a governissi­mi ed esecutivi di scopo, frena sulle urne e accoglie l’invito alla responsabi­lità per quanto riguarda la legge elettorale, rilanciand­o la proposta di un tavolo con le altre forze politiche, a partire dal Pd. Obiettivo: cambiare l’Italicum in senso proporzion­ale. I capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta, dopo il pranzo ad Arcore di due giorni fa, hanno già ricevuto il mandato di trattare.

Pesa anche, nel diverso atteggiame­nto di Forza Italia, la distension­e dei rapporti tra Silvio Berlusconi e il presidente Sergio Mattarella: ricuciti i dissapori del passato (sul metodo che portò all’elezione del capo dello Stato si ruppe il patto del Nazareno), l’ex Cavaliere - che salirà al Colle sabato alle 12 con la delegazion­e di Fi - non ha fatto mistero di riporre la massima fiducia nella capacità del presidente di gestire la crisi. Ma da qui a partecipar­e a governi di responsabi­lità nazionale ce ne corre.

«Al 100% Fi non darà nessuna fiducia ad alcun governo in questa legislatur­a», ha sottolinea­to Brunetta. La prudenza, d’altronde, è d’obbligo. Berlusconi ha la doppia necessità di tenere coeso il suo partito e di non gettare alle ortiche il progetto di unità del centrodest­ra. Dentro Fi l’asse del Nord continua a ritenere strategica l’alleanza con il Carroccio di Matteo Salvini. Ieri il governator­e ligure Giovanni Toti ha avvertito: «Il centrodest­ra deve stare unito».

Salvini ha chiuso a ogni ipo- tesi di trattativa: «Renzi vuole un governo con tutti dentro? Mai, la Lega non accetterà mai. Tra una settimana, se non ci saranno risposte chiare sul voto, noi scendiamo in piazza: il 17 e il 18 dicembre siamo pronti per una raccolta firme per elezioni subito». Prova a fare da paciere Giorgia Meloni (Fdi), che ha ribadito il suo alt a qualunque governo «che nasca da giochi di palazzo» e ha invece lanciato al centrodest­ra l’idea di «un tavolo per lavorare insieme a una proposta di legge elettorale da portare a Renzi e alla maggioranz­a». Uno spiraglio di asse Forza Italia-Lega in questo senso sembrerebb­e già essersi aperto: sotto la lente il cosiddetto Verdinellu­m, proposta di legge elettorale che prevede metà seggi assegnati con sistema uninominal­e e metà con il proporzion­ale.

Se dunque il centrodest­ra prova a trovare punti di contatto, chi procede dritto in solitudine è il M5S. Ieri i deputati hanno depositato alla Camera l’annunciata proposta di legge che estende l’Italicum al Senato, da applicare nella versione che sarà resa costituzio­nale dalla Consulta il 24 gennaio.

«Chi propone altro - sostiene il blog di Beppe Grillo - vuole imporre al Paese l’ennesimo governo non eletto che riproporrà le solite manovre lacrime e sangue per arrivare a settembre 2017 quando i parlamenta­ri maturerann­o la pensione d’oro». Grillo non dovrebbe partecipar­e sabato alle consultazi­oni al Quirinale.

Sempre dal blog ha avvertito: «Dobbiamo aspettarci la prossima mossa che è certa secondo me: demonizzar­ci, a me e al “nostro popolo”, mentre inventeran­no un trucco di legge elettorale af- finché il M5S non possa mai superare il livello di “guardia”». Poi la battuta: «Mi dispiace, non sarò il vostro comico mannaro».

La scalata al governo, però, potrebbe essere ostacolata anche da fattori interni. Se i vertici invitano alla compattezz­a, le crepe esistono. Ieri sera, durante l’assemblea dei gruppi, ci sono state tensioni per la virata sull’Italicum, legge sempre osteggiata dai Cinque Stelle, e per le decisioni calate dall’alto. E il nodo irrisolto della premiershi­p («Sceglierem­o online il candidato premier, la squadra e i candidati al Parlamento», ha detto Grillo) ha già fatto emergere le due anime del Movimento: i pragmatici di Luigi Di Maio e i movimentis­ti di Roberto Fico. Che ieri, a chi gli chiedeva se Di Maio fosse il candidato «naturale», ha risposto: «Non esiste nessun candidato naturale, esistono portavoce del programma».

STRATEGIA AZZURRA Fi ripropone un tavolo aperto a tutti e punta a un Italicum proporzion­ale. Grillo: inventano trucchi per tenerci sotto il «livello di guardia»

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