Fi divisa tra il dialogo e il no di Lega-Fdi M5S: al voto, ecco l’Italicum per il Senato
pL a chiamata alle armi di Matteo Renzi per un governo di responsabilità nazionale lascia freddissime le opposizioni. Granitiche nel bollare come una provocazione l’appello del premier dimissionario e nel dire no a larghe intese. Ma le differenze ci sono. Perché Movimento Cinque Stelle, Lega e Fratelli d’Italia continuano a invocare il voto subito, mentre Forza Italia, pur ribadendo la contrarietà a governissimi ed esecutivi di scopo, frena sulle urne e accoglie l’invito alla responsabilità per quanto riguarda la legge elettorale, rilanciando la proposta di un tavolo con le altre forze politiche, a partire dal Pd. Obiettivo: cambiare l’Italicum in senso proporzionale. I capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta, dopo il pranzo ad Arcore di due giorni fa, hanno già ricevuto il mandato di trattare.
Pesa anche, nel diverso atteggiamento di Forza Italia, la distensione dei rapporti tra Silvio Berlusconi e il presidente Sergio Mattarella: ricuciti i dissapori del passato (sul metodo che portò all’elezione del capo dello Stato si ruppe il patto del Nazareno), l’ex Cavaliere - che salirà al Colle sabato alle 12 con la delegazione di Fi - non ha fatto mistero di riporre la massima fiducia nella capacità del presidente di gestire la crisi. Ma da qui a partecipare a governi di responsabilità nazionale ce ne corre.
«Al 100% Fi non darà nessuna fiducia ad alcun governo in questa legislatura», ha sottolineato Brunetta. La prudenza, d’altronde, è d’obbligo. Berlusconi ha la doppia necessità di tenere coeso il suo partito e di non gettare alle ortiche il progetto di unità del centrodestra. Dentro Fi l’asse del Nord continua a ritenere strategica l’alleanza con il Carroccio di Matteo Salvini. Ieri il governatore ligure Giovanni Toti ha avvertito: «Il centrodestra deve stare unito».
Salvini ha chiuso a ogni ipo- tesi di trattativa: «Renzi vuole un governo con tutti dentro? Mai, la Lega non accetterà mai. Tra una settimana, se non ci saranno risposte chiare sul voto, noi scendiamo in piazza: il 17 e il 18 dicembre siamo pronti per una raccolta firme per elezioni subito». Prova a fare da paciere Giorgia Meloni (Fdi), che ha ribadito il suo alt a qualunque governo «che nasca da giochi di palazzo» e ha invece lanciato al centrodestra l’idea di «un tavolo per lavorare insieme a una proposta di legge elettorale da portare a Renzi e alla maggioranza». Uno spiraglio di asse Forza Italia-Lega in questo senso sembrerebbe già essersi aperto: sotto la lente il cosiddetto Verdinellum, proposta di legge elettorale che prevede metà seggi assegnati con sistema uninominale e metà con il proporzionale.
Se dunque il centrodestra prova a trovare punti di contatto, chi procede dritto in solitudine è il M5S. Ieri i deputati hanno depositato alla Camera l’annunciata proposta di legge che estende l’Italicum al Senato, da applicare nella versione che sarà resa costituzionale dalla Consulta il 24 gennaio.
«Chi propone altro - sostiene il blog di Beppe Grillo - vuole imporre al Paese l’ennesimo governo non eletto che riproporrà le solite manovre lacrime e sangue per arrivare a settembre 2017 quando i parlamentari matureranno la pensione d’oro». Grillo non dovrebbe partecipare sabato alle consultazioni al Quirinale.
Sempre dal blog ha avvertito: «Dobbiamo aspettarci la prossima mossa che è certa secondo me: demonizzarci, a me e al “nostro popolo”, mentre inventeranno un trucco di legge elettorale af- finché il M5S non possa mai superare il livello di “guardia”». Poi la battuta: «Mi dispiace, non sarò il vostro comico mannaro».
La scalata al governo, però, potrebbe essere ostacolata anche da fattori interni. Se i vertici invitano alla compattezza, le crepe esistono. Ieri sera, durante l’assemblea dei gruppi, ci sono state tensioni per la virata sull’Italicum, legge sempre osteggiata dai Cinque Stelle, e per le decisioni calate dall’alto. E il nodo irrisolto della premiership («Sceglieremo online il candidato premier, la squadra e i candidati al Parlamento», ha detto Grillo) ha già fatto emergere le due anime del Movimento: i pragmatici di Luigi Di Maio e i movimentisti di Roberto Fico. Che ieri, a chi gli chiedeva se Di Maio fosse il candidato «naturale», ha risposto: «Non esiste nessun candidato naturale, esistono portavoce del programma».
STRATEGIA AZZURRA Fi ripropone un tavolo aperto a tutti e punta a un Italicum proporzionale. Grillo: inventano trucchi per tenerci sotto il «livello di guardia»