Sale Gentiloni, spunta Casini
Gli scenari e i «papabili»: in pista anche Padoan, Grasso, Franceschini e Delrio
pCon le dimissioni di Matteo Renzi e l’avvio delle consultazioni al Quirinale, sale l’attesa per conoscere il nome prossimo premier. Un totonomi che tuttavia non può prescindere dalla complessità di questa crisi. L’incertezza sul «chi» riceverà dalle mani del premier dimissionario, la campanella che segna il passaggio di consegne a Palazzo Chigi dipende infatti dalla difficoltà di individuare il tipo di governo verso cui si sta an- dando incontro.
A parole tutte le forze politiche, a partire dal Pd, chiedono di tornare al voto il più presto possibile. Questo «presto», tuttavia, si scontra con la necessità – come ha fatto già intendere il Quirinale – di avere una legge elettorale omogenea tra Camera e Senato e per la quale un passaggio decisivo sarà rappresentato dalla decisione della Corte costituzionale che arriverà però solo il 24 gennaio.
Renzi e il Pd insistono nella proposta per un governo «istituzionale», ovvero un esecutivo che abbia una maggioranza parlamentare larga, comprensiva di almeno una parte delle opposizioni. Un governo che avrebbe al primo punto la legge elettorale ma non esclude un completamento della legislatura, che come è noto termina nel 2018. Un governo che potrebbe essere guidato, ad esempio, dal presidente del Senato Pietro Grasso, che già all’indomani del risultato referendario veniva dato tra i possibili papabili per la poltrona di Palazzo Chigi.
Le quotazioni di Grasso tuttavia nelle ultime ore sono calate anche perchè il Governo istituzionale, per il momento, è stato bocciato da tutte le opposizioni.
In discesa è anche la candidatura di Pier Carlo Padoan. In questo caso a far calare le chance è anche il suo ruolo di ministro dell’Economia particolarmente apprezzato in Europa. Un ruolo che si ritiene potrebbe venire limitato qualora dovesse assumere anche l’incarico di premier. Ma c’è anche una ragione molto più “politica”, ovvero che Padoan non risponde a nessun partito. Una carenza che potrebbe però tornare utile nell’ipotesi di un «governo del Presidente», ovvero di un esecutivo che non nasce da un accordo tra le forze parlamentari ma che trae la sua forza dal Capo dello Stato. Un esempio recente è stato il governo Monti, definito tecnico in quanto in quella fase l’urgenza era data dai conti pubblici.
Se invece si andasse a un governo politico sia pure «di scopo», ovvero con la mission di limitarsi a fare la legge elettorale per poi andare al voto, i nomi non potrebbero che appartenere alla politica e in particolare al Pd. Questa ipotesi di governo «di scopo» ieri era in crescita e l’espressione è stata usata anche al Quirinale.
Tra i candidati in ascesa ci sono tre attuali ministri: Paolo Gentiloni, Graziano Del Rio ed Dario Franceschini. I primi due sono ritenuti renziani e quindi offrirebbero maggiori garanzie al premier 7 Per governo di scopo si intende un esecutivo guidato da un Presidente del consiglio che riceva dal Capo dello Stato il mandato a realizzare un certo atto o riforma. Nella situazione attuale, lo scopo sarebbe la legge elettorale.Il governo, dopo la fiducia, sarebbe nel pieno dei suoi poteri che non potrebbero essere limitati. Il riferimento allo «scopo» sarebbe piuttosto temporale. Una volta raggiunto l’obiettivo, il governo dovrebbe dimettersi. Si tratta, però, di una convenzione politica fra forze della maggioranza che sostiene il governo e non di un vincolo istituzionale che non èpossibile mettere né all’azione né alla durata dell’esecutivo. uscente sul «governo a tempo». Il ministro della cultura è i nvece il leader di Area Dem, la corrente che nel Pd vanta al momento il maggior numero di parlamentari e che fu già protagonista della fine del governo Letta.
Tra i nomi che rimbalzano nei capannelli parlamentari si è affacciato anche quello di Pier Ferdinando Casini. L’ex presidente della Camera e leader dei centristi per il Sì che ha rotto definitivamente i ponti con l’Udc, è stato particolarmente vicino a Renzi nelle ultime settimane e potrebbe anche lui tornare utile per un governo di scopo.
Ma al di là delle intenzioni iniziali, qualunque governo politico che abbia ricevuto la fiducia dal Parlamento, non offre certezza sui tempi della sua durata. Anche perché, nonostante le dichiarazioni di tutte le forze politiche per un rapido ritorno alle urne, non va sottovalutato che circa 600 parlamentari (gran parte dei quali di Pd e M5s) sono al loro primo mandato e dunque, secondo le nuove regole, matureranno i requisiti per il vitalizio solo a partire da metà settembre. Il solo modo per avere questa certezza sarebbe riproporre il precedente del governo Fanfani del 1987: un governo nuovo che però non riceve fin dall’inizio la fiducia delle Camere e che dunque porta dritti alle elezioni. Allora fu proprio il partito di Fanfani, la Dc, a non votare la fiducia. Se il dopo-Renzi dovesse concentrarsi su una figura istituzionale, quella di Grasso sarebbe tra le più probabili Gentiloni sarebbe in continuità con Renzi, essendo un fedelissimo del premier uscente Franceschini, che in questi giorni ha svolto un ruolo di mediazione nel Pd, ha a suo favore un legame forte con Mattarella Padoan a Palazzo Chigi garantirebbe una certa continuità nell’azione di governo, e contribuirebbe a tranquillizzare i mercati
L’OPZIONE «POLITICA» La scelta di un ministro «politico» potrebbe sfociare in una maggiore durata del governo, gradita anche ai parlamentari al primo mandato
Tra le ipotesi, anche quella di Casini, come figura di garanzia in caso di maggioranza più ampia Delrio ha il vantaggio di essere molto vicino a Renzi, ma allo stesso tempo ha buoni rapporti con tutte le anime del Pd