Moody’s taglia l’outlook: «Ora riforme più difficili»
pM oody’s ha tagliato l'outlook dell’Italia sull’onda della sconfitta sofferta dal governo Renzi nel referendum costituzionale di domenica scorsa.
L’agenzia americana di rating del debito sovrano, con una decisione presa ieri in tarda serata, ha portato da «stabile» a «negativo» l’outlook, lasciando tuttavia invariato il suo voto di Baa3 sul Paese. Una decisione presa citando le maggiori difficoltà delle riforme economiche e fiscali previste in seguito all’esito delle urne, che ha portato alle dimissioni del primo ministro Matteo Renzi.
Per Moody's « il lento e a singhiozzo progresso nelle riforme economiche e fiscali in Italia» vede adesso le sue «prospettive diminuire ulteriormente dopo il no emerso domenica dal referendum costituzionale».
Il voto, in particolare, secondo Moody’s ridimensiona la probabilità che «il governo italiano effettui progressi significativi» su riforme strutturali «necessarie per l’obiettivo di stabilizzare il profilo di credito del governo e migliorare la sia capacità di assorbire shock».
L’Italia, avverte l’agenzia nell’illustrare la sua nuova presa di posizione, rischierà di conseguenza di essere esposta a quelli che definisce come «imprevedibili shock» per un più prolunga- to periodo di tempo, a causa di «ulteriori rinvii di una riduzione del vasto peso del debito» in presenza di deboli orizzonti di crescita nel medio periodo e di un recente deterioramento della posizione fiscale del Paese.
Simili sorprese negative, afferma, potrebbero arrivare non solo da delusioni sul fronte della crescita reale del Pil, ma da deficit fiscali superiori alle previsioni o da un peggioramento della sostenibilità del fardello del debito. Questo potrebbe avvenire soprattutto se emergeranno segnali, ora o in futuro, di un rafforzarsi del sostegno a cambiamenti nei rapporti con l’area dell’euro e, in ultima analisi, nell’adesione alla valuta unica europea.
Moody’s sottolinea tra l’altro che l’Italia è reduce da quindici anni nei quali la crescita reale del Pil è stata in media «piatta» e da vent’anni durante i quali la produttività ha conosciuto «aumenti minimi». Il Paese ha anche perso competitività. Le riforme, in questo quadro, hanno finora avuto un impatto «limitato».
Moody’s evidenzia anche il tallone d’Achille rappresentato dal rapporto debitoPil: il 133% atteso per il 2016 viene giudicato «elevato» su scala globale, con solo Grecia e Giappone che lo superano. L’agenzia considera questo un elemento chiave di «debolezza del credito».