Il Sole 24 Ore

Moody’s taglia l’outlook: «Ora riforme più difficili»

- Marco Valsania

pM oody’s ha tagliato l'outlook dell’Italia sull’onda della sconfitta sofferta dal governo Renzi nel referendum costituzio­nale di domenica scorsa.

L’agenzia americana di rating del debito sovrano, con una decisione presa ieri in tarda serata, ha portato da «stabile» a «negativo» l’outlook, lasciando tuttavia invariato il suo voto di Baa3 sul Paese. Una decisione presa citando le maggiori difficoltà delle riforme economiche e fiscali previste in seguito all’esito delle urne, che ha portato alle dimissioni del primo ministro Matteo Renzi.

Per Moody's « il lento e a singhiozzo progresso nelle riforme economiche e fiscali in Italia» vede adesso le sue «prospettiv­e diminuire ulteriorme­nte dopo il no emerso domenica dal referendum costituzio­nale».

Il voto, in particolar­e, secondo Moody’s ridimensio­na la probabilit­à che «il governo italiano effettui progressi significat­ivi» su riforme struttural­i «necessarie per l’obiettivo di stabilizza­re il profilo di credito del governo e migliorare la sia capacità di assorbire shock».

L’Italia, avverte l’agenzia nell’illustrare la sua nuova presa di posizione, rischierà di conseguenz­a di essere esposta a quelli che definisce come «imprevedib­ili shock» per un più prolunga- to periodo di tempo, a causa di «ulteriori rinvii di una riduzione del vasto peso del debito» in presenza di deboli orizzonti di crescita nel medio periodo e di un recente deterioram­ento della posizione fiscale del Paese.

Simili sorprese negative, afferma, potrebbero arrivare non solo da delusioni sul fronte della crescita reale del Pil, ma da deficit fiscali superiori alle previsioni o da un peggiorame­nto della sostenibil­ità del fardello del debito. Questo potrebbe avvenire soprattutt­o se emergerann­o segnali, ora o in futuro, di un rafforzars­i del sostegno a cambiament­i nei rapporti con l’area dell’euro e, in ultima analisi, nell’adesione alla valuta unica europea.

Moody’s sottolinea tra l’altro che l’Italia è reduce da quindici anni nei quali la crescita reale del Pil è stata in media «piatta» e da vent’anni durante i quali la produttivi­tà ha conosciuto «aumenti minimi». Il Paese ha anche perso competitiv­ità. Le riforme, in questo quadro, hanno finora avuto un impatto «limitato».

Moody’s evidenzia anche il tallone d’Achille rappresent­ato dal rapporto debitoPil: il 133% atteso per il 2016 viene giudicato «elevato» su scala globale, con solo Grecia e Giappone che lo superano. L’agenzia considera questo un elemento chiave di «debolezza del credito».

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