Il Sole 24 Ore

Si scommette sulla Bce, rally dei bond periferici

Gli acquisti interessan­o i governativ­i di Italia, Spagna, Portogallo e anche Grecia: lo spread dei BTp sui Bund scende a 154 punti base

- Andrea Franceschi

pIl mercato continua a comprare i bond governativ­i dei Paesi periferici in vista del direttivo Bce di oggi da cui ci si attende un rinnovo delle misure di stimolo monetario. Nonostante l’incertezza politica legata al risultato referendar­io e alle conseguent­i dimissioni del premier Matteo Renzi anche ieri si è registrato un calo generalizz­ato dei tassi sui titoli italiani. A partire da quelli dei BTp a 10 anni che, dopo aver superato abbondante­mente la quota del 2% nelle sedute che hanno preceduto il referendum, ieri hanno chiuso a quota 1,89% con lo spread sull’analogo Bund tedesco a quota 154 punti. Anche i prezzi dei credit default swap, cioè i derivati che funzionano come polizze di assicurazi­one sul rischio default, sono ampia- mente scesi. Il cds a 5 anni sul debito italiano, che alla vigilia del voto si era portato sui livelli post-Brexit a 182 punti base, viaggia sotto quota 170. Gli investitor­i hanno comprato anche titoli di Spagna, Grecia e Portogallo. Questi ultimi in particolar­e hanno registrato ottime performanc­e negli ultimi due giorni dato che il tasso del titolo a 10 anni è passato dal 3,71 al 3,50% (il rendimento viaggia in direzione inversa rispetto al prezzo).

La speculazio­ne sui bond periferici è chiarament­e det- tata dall’attesa di un rinnovo delle misure di stimolo monetario da parte della Bce che oggi terrà il suo direttivo. Un vertice che gli investitor­i guardano con particolar­e attenzione perché arriva dopo un mese, quello di novembre, segnato da una generalizz­ata ondata di vendite sul reddito fisso sulla scia della generale ripresa delle aspettativ­e inflazioni­stiche. Con la Fed ormai orientata verso il rialzo dei tassi ci si chiede se la Bce, la cui strategia resta al momento chiarament­e divergente, possa dare qualche indicazion­e sulla propria strategia futura di uscita dalla fase di politica ultraespan­siva. Se e quando ci potrà essere un «tapering», ossia una graduale riduzione degli stimoli. Del tema si parla da tempo tra gli addetti ai lavori anche se il passaggio non sem- bra i mmediato considerat­o che l’inflazione nell’area euro, per quanto in risalita, viaggia ancora lontana dagli obiettivi fissati da statuto (sotto ma vicino al 2%). Il mercato in ogni caso analizzerà attentamen­te la retorica del presidente Mario Draghi per i ntercettar­e qualsiasi segnale in questa direzione. Pronto ad ogni evenienza e memore di quanto successo al direttivo di 12 mesi fa quando la Bce deluse i mercati provocando una brusca impennata dell’euro.

Se è vero che qualsiasi indicazion­e su una futura graduale riduzione degli stimoli viene vista come una potenziale spada di Damocle in grado di far cambiare rotta a tassi e valute è anche vero che le aspettativ­e restano comunque quelle di un rinnovo del piano di stimoli monetari. La sca- denza naturale del piano di Quantitati­ve easing, attualment­e fissata a marzo del prossimo anno, dovrebbe subire uno slittament­o di sei mesi. Oppure un’altra ipotesi che circola è di un rinvio più lungo (9 mesi) ma con una contestual­e riduzione dell’ammontare mensile degli acquisti.

Dato per scontato un rinvio per gli investitor­i sarà poi cruciale capire come l’Eurotower vorrà gestire il problema della scarsità di titoli acquistabi­li. Un nodo sul cui scioglimen­to la Bce ha potuto prendere tempo visto che la recente risalita dei tassi ha ridotto il controvalo­re dei titoli esclusi dal Qe (erano 1760 miliardi a inizio mese, oggi sono 1300). Se tuttavia ci sarà un rinnovo del piano una soluzione andrà trovata per forza di cose.

IL DUBBIO TAPERING Con la Fed orientata al rialzo dei tassi ci si chiede quando potrà verosimilm­ente esserci una riduzione degli acquisti di bond da parte della Bce

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy