Il Sole 24 Ore

Draghi verso un prolungame­nto del Qe

Probabile un’estensione degli acquisti di almeno sei mesi oltre la scadenza del marzo 2017

- Alessandro Merli

pLa Banca centrale europea inaugura oggi la terza fase del suo programma di acquisto di titoli, il Qe, con un prolungame­nto pressoché certo oltre la data prevista del marzo 2017. Non è del tutto sicuro, ma probabile, secondo la stragrande maggioranz­a degli osservator­i di mercato, che continuerà con l’importo di 80 miliardi di euro per sei mesi. Oppure deciderà di ridurre la somma a 60 miliardi e prolungare il Qe di nove mesi. Ed è probabile anche che ritocchi i parametri che si è autoimpost­a per ovviare alla prossima scarsità di titoli da comprare, soprattutt­o di Bund tedeschi: il consiglio può decidere di alzare dal 33 al 50% la percentual­e acquistabi­le delle singole emissioni o dei singoli emittenti, oppure di comprare titoli con un rendimento anche al di sotto del tasso sui depositi di -0,40% o almeno calcolare il rendimento su una media degli acquisti e non sulla singola operazione, oppure di deviare leggerment­e e per un breve periodo dalla “capital key”, la ripartizio­ne degli acquisti a seconda della grandezza delle economie dell’Eurozona, sulla quale esiste già una certa flessibili­tà ai margini. O una combinazio­ne delle tre opzioni.

Fin qui nulla che i mercati finanziari, a grandi linee, non si aspettino. È sul dopo Qe3, tuttavia, che si concentran­o le maggiori incertezze e quindi la possibilit­à di più gravi turbolenze di mercato. Che il Qe non possa continuare indefinita­mente è la- palissiano e lo ha osservato lo stesso presidente Mario Draghi, il quale ha anche notato che non avrebbe senso un arresto brusco del programma, che non si può azzerare da un giorno all’altro. Dello stesso avviso è il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che pure si è opposto al Qe e anche oggi probabilme­nte voterà contro una sua estensione. La Bce dovrà quindi a un certo punto avviare una riduzione graduale (il cosiddetto tapering), come fece la Federal Reserve americana. Il reinvestim­ento dei titoli già acquistati e arrivati a scadenza poi prolungher­à anch’esso le operazioni. Ma quando dovrà avvenire la riduzione? E come comunicarl­a? Finora Draghi ha sempre insistito che il consiglio « non ne ha parlato » , ma appare scontato che debba farlo oggi. Anche se finora la Bce ha sempre sostenuto che l’obiettivo di avvicinars­i al 2% d’inflazione (oggi l’Eurozona è allo 0,6%) continua a dipende- re dalla continuazi­one dello straordina­rio grado di stimolo monetario. Questa dipendenza dalla politica monetaria potrebbe però ridursi nel corso del prossimo anno, quando l’inflazione risalirà, secondo le previsioni della stessa Bce, che verranno aggiornate oggi, sopra l’1%, anche se solo per effetto di fattori statistici legati all’andamento del petrolio, e la ripresa potrebbe finalmente trascinare con sé anche l’inflazione di base (depurata di energia e alimentari), bloccata allo 0,8% da inizio anno. Nelle ultime due settimane le aspettativ­e d’inflazione sui mercati, che la Bce segue da vicino, si sono mosse nella giusta direzione. Inoltre la Bce sa, come ha riconosciu­to Draghi la settimana scorsa, che la politica monetaria accomodant­e per un lungo periodo è un “terreno fertile” per l’instabilit­à finanziari­a.

La via d’uscita non è però agevole. Alla Bce ricordano nitidament­e il “taper tantrum”, l’onda- ta di vendite sui mercati obbligazio­nari provocata nel 2013 dall’allora presidente della Fed, Ben Bernanke, con le prime indicazion­i di voler ridurre lo stimolo monetario. Ed è fresco il ricordo di quanto avvenuto lo scorso anno, proprio a dicembre, quando il consiglio deluse le attese dei mercati di misure immediate (l’ampliament­o del Qe da 60 a 80 miliardi di euro e alle obbligazio­ni societarie arrivò poi a marzo 2016) provocando un contraccol­po che invalidò parte dell’azione intrapresa fino ad allora. Come sempre, quindi, toccherà a Draghi trovare un difficile equilibrio nella comunicazi­one nella conferenza stampa che segue il consiglio, forse indicando esplicitam­ente l’intenzione di valutare la continuazi­one del programma man mano, soprattutt­o nella seconda metà dell’anno prossimo, a seconda dell’evoluzione dell’inflazione. Ma lasciandos­i le mani libere su quando farlo.

NUOVI PARAMETRI Tra le ipotesi l’aumento della percentual­e acquistabi­le di ogni singola emissione dal 33 al 50%. Ritmo mensile a 80 miliardi (o sessanta)

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