L’Istat: autonomi, persi 400mila posti
L’occupazione tiene abbastanza (-0,1%) grazie ai lavoratori dipendenti (+66mila) La flessione dal 2008: crollati soprattutto i collaboratori (-119mila)
pA lungo l’occupazione autonoma è stata una sorta di cuscinetto. Una scelta certamente, ma anche in qualche caso una zona franca finalizzata ad assorbire le uscite dal mercato del lavoro. Ora i dati dell’Istat certificano che non è più così. La rilevazione del terzo trimestre (quindi un mese indietro rispetto ai dati su occupati e disoccupati relativi ad ottobre che sono stati diffusi il primo dicembre) ci racconta che dal 2008, sono spariti 400 mila lavoratori indipendenti. Questo vuol dire che il lavoro autonomo ha subito un importante ridimensionamento, fino a contare 5 milioni 386 mila persone nel terzo trimestre del 2016, il 7,1% in meno rispetto allo stesso periodo di otto anni fa. La flessione ha riguardato per lo più gli uomini e la fascia di età 25- 44 anni.
A rendere in quadro ancora più sconfortante, il fatto che hanno visto una «netta flessione» dall’inizio della crisi gli autonomi con almeno un dipendente (-175 mila unità rispetto al 2008, -10,9%) e sono crollati i collaboratori (-119 mila, -28%). Al contrario sono risultati sostanzialmente sta- bili gli autonomi senza dipendenti e con più clienti, così come gli autonomi mono-cliente che anzi sono aumentati di 116mila unità. In sostanza: nell’ultimo trimestre, dopo l’aumento tendenziale del secondo trimestre 2016 (+1,1%), l’istituto di statistica registra un nuovo calo dell’1,4% (-75 mila unità) degli indipendenti. In termini generali si può «dire che nel terzo trimestre 2016 il mercato del lavoro appare caratterizzato da un affievolimento delle spinte alla crescita dell’occupazione e da una stabilizzazione della disoccupazione».
Torniamo alle dinamiche relative al lavoro dipendente: in questo caso l’occupazione complessiva mostra un lieve calo rispetto al trimestre precedente (-14 mila, -0,1%), a sintesi del proseguimento delle tendenze alla crescita dei dipendenti (+66 mila, 0,4%) più che compensato però come abbiamo visto dal calo degli indipendenti (-80 mila, -1,5%). Queste dinamiche non risultano significativamente differenziate per genere e territorio. A livello congiunturale rimane stabile anche il tasso di occupazione.
Le dinamiche tendenziali invece tra il terzo trimestre del 2016 e lo stesso periodo dell’anno precedente portano ad una crescita complessiva di 239 mila occupati, meno accentuata rispetto a quella registrata nel secondo trimestre. La crescita riguarda soltanto i dipendenti a tempo indeterminato (+316 mila) a fronte di una sostanziale stabilità di quelli a termine e del calo degli indipendenti. L’incremento, in termini assoluti, è più consistente per gli occupati a tempo pieno, mentre il tempo parziale cresce solo nella componente volontaria. Nel complesso, la crescita dell’occupazione riguarda in maggior misura le donne (+189 mila in un anno), ed è concentrata esclusivamente tra gli over 50enni. Diminuiscono, in Italia, le persone che non cercano lavoro perchè temono di non trovarlo: -198mila unità.
LE DINAMICHE Ad essere più in difficoltà gli uomini e gli under 45 Confermata la tendenza al ridimensionamento degli scoraggiati: -198mila