Il Sole 24 Ore

Scienza, pregiudizi e luoghi comuni

- Di Jacopo Giliberto

Ricevetti una richiesta di informazio­ni da una madre ansiosa in una cittadina della Lombardia, uno di quei paesi il cui nome finisce in ate: «Vogliamo fare le vacanze in Salento, ma com’è la qualità dell’aria a Taranto? Quando il treno attraverse­rà Taranto potremo aprire il finestrino o i miei figli rischieran­no di ammalarsi e morire?». Purtroppo, l’aria spesso è sporca; a volte davvero molto sporca. Le persone si ammalano di malattie dolorose; si ammalano anche i bambini, che quando soffrono è un urlo di ingiustizi­a. Ma l’aria sporca di Taranto è più pulita dell’aria di quel paese lombardo con il nome che finisce in ate dove vive la madre in ansia per i figli. Le persone e i bambini si ammalano sempre troppo in Lombardia, a Taranto e dovunque.

Non solamente il documento “Studi di biomonitor­aggio e tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto” presentato ieri: da anni tutti gli studi e le ricerche continuano a dubitare sul fatto che Taranto è inquinata, ma non più che altrove. Che l’acciaieria Ilva dal 1964 produce contaminaz­ione come le altre acciaierie del mondo, e ora inquina molto meno delle altre acciaierie. Tutti gli studi dicono che v’è un eccesso notevole di mortalità da tumori per amianto (il terrifican­te mesoteliom­a pleurico) a causa di decenni di attività con l’amianto nei cantieri della marina, quando non se ne conosceva la pericolosi­tà. Che (per esempio) a Frosinone la qualità dell’aria è assai peggiore che a Taranto. Le ricerche dicono che vi sono stati accumuli altissimi di diossina in diverse aziende di Taranto, ma ci sono state anche le emissioni di diossina dello stabilimen­to Ilva. Che (per esempio) nella vicina Lecce la mortalità da tumore è più alta che a Taranto. Gli studi e le ricerche continuano a dubitare che Taranto soffre non solamente per un’acciaieria gigante, non solamente per la cantierist­ica navale e la sua eredità d’amianto, ma anche per un vecchio deposito di scorie radioattiv­e, per una grande raffineria in piena attività, per una cementeria possente.

La ricerca “Studi di biomonitor­aggio e tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto” è l’ennesima analisi che mette in dubbio i luoghi comuni delle certezze. È l’ennesima ricerca che esprime nuovi dubbi, che non si accontenta di una perizia d’accusa della procura, che non stabilisce il giudizio in anticipo (il pre-giudizio) e che chiede nuovi approfondi­menti. La salute e l’ambiente hanno diritto di nuove conferme e di studi così definitivi, non del terrorismo informativ­o che sfrutta i cittadini di Taranto.

I DATI La qualità dell’aria non è migliore né peggiore di molte città italiane in cui viviamo

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