Scienza, pregiudizi e luoghi comuni
Ricevetti una richiesta di informazioni da una madre ansiosa in una cittadina della Lombardia, uno di quei paesi il cui nome finisce in ate: «Vogliamo fare le vacanze in Salento, ma com’è la qualità dell’aria a Taranto? Quando il treno attraverserà Taranto potremo aprire il finestrino o i miei figli rischieranno di ammalarsi e morire?». Purtroppo, l’aria spesso è sporca; a volte davvero molto sporca. Le persone si ammalano di malattie dolorose; si ammalano anche i bambini, che quando soffrono è un urlo di ingiustizia. Ma l’aria sporca di Taranto è più pulita dell’aria di quel paese lombardo con il nome che finisce in ate dove vive la madre in ansia per i figli. Le persone e i bambini si ammalano sempre troppo in Lombardia, a Taranto e dovunque.
Non solamente il documento “Studi di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto” presentato ieri: da anni tutti gli studi e le ricerche continuano a dubitare sul fatto che Taranto è inquinata, ma non più che altrove. Che l’acciaieria Ilva dal 1964 produce contaminazione come le altre acciaierie del mondo, e ora inquina molto meno delle altre acciaierie. Tutti gli studi dicono che v’è un eccesso notevole di mortalità da tumori per amianto (il terrificante mesotelioma pleurico) a causa di decenni di attività con l’amianto nei cantieri della marina, quando non se ne conosceva la pericolosità. Che (per esempio) a Frosinone la qualità dell’aria è assai peggiore che a Taranto. Le ricerche dicono che vi sono stati accumuli altissimi di diossina in diverse aziende di Taranto, ma ci sono state anche le emissioni di diossina dello stabilimento Ilva. Che (per esempio) nella vicina Lecce la mortalità da tumore è più alta che a Taranto. Gli studi e le ricerche continuano a dubitare che Taranto soffre non solamente per un’acciaieria gigante, non solamente per la cantieristica navale e la sua eredità d’amianto, ma anche per un vecchio deposito di scorie radioattive, per una grande raffineria in piena attività, per una cementeria possente.
La ricerca “Studi di biomonitoraggio e tossicità degli inquinanti presenti nel territorio di Taranto” è l’ennesima analisi che mette in dubbio i luoghi comuni delle certezze. È l’ennesima ricerca che esprime nuovi dubbi, che non si accontenta di una perizia d’accusa della procura, che non stabilisce il giudizio in anticipo (il pre-giudizio) e che chiede nuovi approfondimenti. La salute e l’ambiente hanno diritto di nuove conferme e di studi così definitivi, non del terrorismo informativo che sfrutta i cittadini di Taranto.
I DATI La qualità dell’aria non è migliore né peggiore di molte città italiane in cui viviamo