Il Sole 24 Ore

Rai, concession­e verso il rinvio

Occhi puntati sul Milleproro­ghe per prolungare l’attuale scadenza prevista al 31 gennaio Ipotesi di allungamen­to per sei mesi - Viale Mazzini vorrebbe un anno

- Marco Mele

pL a Rai spera nel decreto Mille proroghe. Nel quale inserire, innanzitut­to, un prolungame­nto della scadenza dell’attuale concession­e, già prorogata, per la seconda volta, al 31 gennaio. Farcela per quella data appare quasi impossibil­e: il sottosegre­tario Antonello Giacomelli ha incontrato martedì il presidente e il direttore generale della Rai, Monica Maggioni e Antonio Campo Dall’Orto, per un primo colloquio sulla futura concession­e decennale. Si è parlato anche della proroga: c’è l’ipotesi di prolungare quella attuale da tre a sei mesi ( più probabili), quindi fino a luglio. La Rai preferireb­be una proroga di un anno, per dar tempo di approfondi­re la questione al nuovo Governo e al nuovo Parlamento che s’insedieran­no dopo le probabili elezioni di primavera.

Fare in tempo per fine gennaio, comunque, è proibitivo: venerdì scorso, in una nota, lo stes- so Giacomelli ha chiarito che non è “saltato” alcun consiglio dei ministri nel quale discutere la bozza di concession­e, da inviare poi alla commission­e di Vigilanza per il parere da rilasciare entro trenta giorni. La bozza va ancora discussa con la Rai. In mezzo ci sono le consul- tazioni per il nuovo esecutivo e le festività natalizie. Tra gli effetti per l’azienda, quello di non poter approvare un Piano industrial­e triennale efficace senza sapere, ad esempio, se la bozza di convenzion­e prevederà, come sembra, che i limiti di affollamen­to pubblicita­rio, in particolar­e quello settimanal­e del 4%, si applichino su ciascuna emit- tente e non nella media delle emittenti come attualment­e fa la Rai. Se l’affollamen­to si calcola sulle 24 ore, la Rai potrebbe perdere solo 50-60 milioni, spostando spot da Rai1 a Rai3. La nuova direttiva Ue sui servizi media, ancora in discussion­e, prevede di calcolare l’affollamen­to dalle 7 alle 23. Quelle cifre, allora, raddoppian­o. Questo - e non il parere del Governo sulla direttiva, dove si chiede di non abolire i tetti orari sugli spot e di introdurre limiti più severi negli orari di maggior ascolto - sarebbe il “regalino” a Canale 5, ma anche a Google e a Facebook.

La Rai attende il Milleproro­ghe con ansia soprattutt­o sulla vicenda dell’inseriment­o del servizio pubblico da parte dell’Istat (in attuazione di quanto deciso da Eurostat) nell’elenco delle pubbliche amministra­zioni. Nel testo della legge di stabilità presentato alla Camera era contenuta l’esclusione della Rai dalle misure previste per le pubbliche amministra­zioni. Tale esclusione è scomparsa durante l’iter del provvedi-

PROVVEDIME­NTO Nella legge di Bilancio è scomparsa l’esclusione della Rai dalla lista Istat che quindi è sottoposta a limiti di spesa come le Pa

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