Il Sole 24 Ore

I timori su canone e pubblicità

- Andrea Biondi

pIl combinato disposto della riduzione del canone e delle normative europee sugli affollamen­ti pubblicita­ri. C’è questo dietro ai numeri, accolti con qualche preoccupaz­ione, circolati in riunioni ai più alti livelli che si sono tenute a Viale Mazzini. E così, stime alla mano, sarebbe emerso che all’appello potrebbero mancare oltre 270 milioni il prossimo anno.

I calcoli di cui si sta discutendo a Viale Mazzini non sono ancora definitivi e quindi potrebbero essere rivisti. Il ragionamen­to parte però dagli introiti del canone in bolletta, per quest’anno saliti a 2 miliardi. Dal gettito, per arrivare all’introito Rai, vanno detratti il 5% di contributo di solidariet­à , l’Iva e la tassa di concession­e. Si parla quindi di un netto di 1,88 miliardi, con un extragetti­to rispetto al 2015 superiore ai 250 milioni. Per quest’anno il 66% andrà alla Rai e il resto allo Stato. Dall’anno prossimo l’importo sarà al 50%.

Ecco che qui iniziano ad arrivare le prime spine. Nel 2017 il canone scenderà a 90 euro. Il che vorrà dire che a parità presunta dell’evasione dovrebbe ridursi il gettito previsto e – di conseguenz­a – l’uscita a favore della Rai. Il netto dovrebbe attestarsi sugli 1,73 miliardi. Quindi 150 milioni di canone in meno. Facendo un conto della serva, se la Rai dovesse chiudere in utile per 50 milioni (non lontano dalla realtà secondo alcuni analisti), si troverebbe a partire con 100 milioni di handicap.

Il resto lo farebbe l’intervento normativo sulla pubblicità, se fosse nella nuova convenzion­e (si veda articolo in alto). Le norme di legge al momento stabilisco­no che la Rai debba rispettare il 4% di affollamen­to pubblicita­rio alla settimana. Fino ad oggi la Rai spal- mava gli spot sulle reti, caricando di pubblicità la rete ammiraglia a scapito della altre. Con il limite d’affollamen­to previsto per ogni rete, la stima di perdita è sui 100120 milioni se l’intervento fosse concentrat­o fra le 7 e le 23 anziché sulle 24 ore. Alla fine, mettendo insieme le varie voci, si arriva agli oltre 270 milioni in meno. Che a Viale Mazzini fanno storcere il naso. Numeri però che, dall’altra parte, potrebbero essere utilizzati dalla Rai per difendersi dalle richieste che gli altri editori stanno facendo in termini di ridimensio­namenti per la pubblicità sulla tv pubblica.

LA MANNAIA SUI CONTI Fra minori entrate dovute alla riduzione di 10 euro e interventi sugli affollamen­ti rischiano di mancare nel 2017 fino a 270 milioni di euro

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