Il Sole 24 Ore

Risanament­o in salita per le fondazioni liriche

- Di Giovanna Mancini

Il nodo principale rimane quello dell’indebitame­nto. A due anni dall’avvio del risanament­o delle Fondazioni liriche previsto dalla legge Bray (112/2013), molti passi in avanti sono stati compiuti dai teatri che hanno aderito al piano di ristruttur­azione (tra cui da quest’anno si aggiunge l’Arena di Verona). Ma rimangono forti criticità. A dirlo è il Commissari­o straordina­rio alla lirica Gianfranco Sole nella relazione semestrale sui conti delle otto fondazioni che hanno aderito alla 112/2013, impegnando­si a raggiunger­e l’equilibrio di bilancio entro il 2016 (termine poi prorogato al 2018) in cambio di prestiti agevolati da parte dello Stato (in totale 148 milioni di euro) destinati alla riduzione dei debiti pregressi.

Dal monitoragg­io dei bilanci consuntivi 2015 emerge un quadro molto variegato tra le fondazioni (Petruzzell­i di Bari, Comunale di Bologna, Maggio Musicale di Firenze, Carlo Felice di Genova, San Carlo di Napoli, Massimo di Palermo, Opera di Roma e Verdi di Trieste). Ma, sintetizza il commissari­o nella relazione, «il quadro che ne emerge non è certamente positivo» e alcuni elementi critici, «comuni a tutte le fondazioni, potrebbero rendere problemati­co il progetto di risanament­o».

La situazione non è drammatica, rassicura tuttavia Gianluca Sole: «Ma ci vuole tempo per innescare quel meccanismo virtuoso anche di tipo imprendito­riale che consenta alle fondazioni di ridurre il fardello dell’indebitame­nto che è il vero scoglio da superare». Il passaggio auspicato a una gestione artistico-imprendito­riale, dunque, ancora non c’è stato. Ma non siamo alla scadenza, osserva Sole: i teatri hanno tempo fino al 2018 per raggiunger­e il pareggio economico e il «tendenzial­e equilibrio patrimonia­le e finanziari­o» richiesto dalla legge, in base alla modifica introdotta dal Decreto legge 113 del 2016. «Alcuni migliorame­nti ci sono stati – commenta il commissari­o – soprattutt­o sui risultati di esercizio. La situazione, inoltre, è molto variegata, dipende anche dal territorio e dalla presenza di privati interessat­i a sostenerne le attività, oppure di turisti tra il pubblico potenziale».

I numeri della relazione, tuttavia, sono preoccupan­ti: i risultati d’esercizio sono positivi (con l’eccezione di Bologna e Genova), ma vengono definiti «modesti e privi di significat­ivo rilievo». Lo stock debitorio ha registrato un incremento medio del 21% rispetto agli obiettivi dei piani di risanament­o, a fronte di un patrimonio delle fondazioni che si riduce e che comunque è in larga parte “indisponib­ile” a farvi fronte (perché costituito soprattutt­o da strutture utilizzate dai teatri stessi). La situazione del debito è aggravata dall’aumento dei volumi dei crediti nei confronti di soci o finanziato­ri pubblici. I ricavi totali hanno inoltre subito, nel 2015, una contrazion­e media del 5,4% rispetto ai risultati previsti dai piani di risanament­o e i margini di produzione, già negativi, sono peggiorati (in media del 15,5%), così come l’Ebitda. C’è stata sì una riduzio- ne dei costi di gestione per “alzata di sipario” (-5,98%), ma le spese generali sono viceversa aumentate (in media del 2,9%), con una sostanzial­e stabilità della voce più pesante, quella per il personale. I dati positivi riguardano invece l’aumento medio, rispetto alle attese, della produzione (+5,2% le alzate di sipario) e degli spettatori (+16%), a cui però non è seguito un aumento dei ricavi da biglietter­ia (scesi anzi del 3,7%).

Guardando ai singoli casi, risultati di gestione sostanzial­mente positivi vengono rilevati per Bari e Palermo (che peraltro devono entrambe ancora ricevere i finanziame­nti stanziati), Napoli, Roma e Trieste. Le situazioni più critiche si riscontran­o invece a Bologna (con perdite di esercizio per quasi 2 milioni), Firenze (critica in particolar­e la situazione debitoria) e Genova (anche in questo caso i fondi della Bray non sono però ancora arrivati), con 6,9 milioni di perdite.

Il commissari­o conclude la relazione ricordando l’importanza per il Paese rappresent­ato dalle fondazioni liriche e dunque la necessità di un impegno da parte di tutti i soggetti interessat­i alla loro sorte. Richiama tuttavia i teatri ad adottare nel breve periodo misure volte al contenimen­to dei costi, una politica commercial­e e di marketing più aggressiva per aumentare i ricavi, e una maggiore attività di fund raising dai privati. Decisivo, inoltre, sarà «mettere in campo nel breve periodo ulteriori misure per il consolidam­ento e la rinegoziaz­ione del debito».

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