La caduta di Renzi non è colpa degli italiani
«Volevo tagliare poltrone, salta la mia». Commento impeccabiledopo la giornata che sancisce il fallimento di un progetto riformista, il tentativo di compattare la maggioranza degli elettori attorno a un capo traghettatore. Renzi non è riuscito nell’improbo compito di tenere saldo il timone di un Paese difficile da governare. Colpa sua? Colpa degli italiani? Difficile a dirsi, ma i numeri lasciano poco spazio alle interpretazioni. Il trend segnato dalle ultime elezioni amministrative non solo ha trovato netta conferma, ma si è addirittura rafforzato. A fronte di una mobilitazione senza precedenti, il Sì vince nelle sole regioni rosse e peraltro di stretta misura, ma che il progetto renziano comportasse una perdita di consensi a sinistra era messo in preventivo. Il valore aggiunto del leader fiorentino, doveva essere infatti l’attrattività verso il popolo di centrodestra e gli incerti e questa missione, a mille giorni dal suo inizio, è chiaramente incompiuta. L’Italia non odia Renzi; dopo una prima infatuazione, non si è fatta
sedurre da un giovane autodefinitosi “rottamatore”. Forse bisogna dare l’addio all’idea di un unico blocco moderato alla guida del Paese. Tutto questo a prescindere da Renzi che, per coerenza, «Colpa sua? Colpa degli italiani? Difficile a dirsi…». Cominciamo da qui. Di sicuro non è “colpa degli italiani” se Matteo Renzi non è riuscito, come scrive lei, a tenere il timone del Governo. Gli elettori hanno scelto in libertà, e a grande maggioranza, di votare No. Evidentemente la proposta del capo del governo e leader del Pd non è stata convincente e credo che su questo voto, in una campagna referendaria sulla quale Renzi ha puntato tutte le sue carte e dove ben presto i contenuti sono stati abbandonati, abbia molto pesato anche una diffusa insofferenza sullo stile politico di governo (e di comunicazione) affermato dal premier. Quanto alle prospettive future, cominciamo prima da un legge elettorale omogenea per Senato e Camera, poi al voto. Dove decideranno gli italiani.
dovrebbe essere fuori dall’arena politica. «Se perdo, lascio la politica e torno a lavorare», con l’auspicio per lui che, al contrario di molti quarantenni da ricollocare, non sarà il voucher la sua prossima forma di remunerazione.
Marco Lombardi