Generali corre in Borsa, Piazza Affari specula sul caso Axa
Trieste ha già smentito di volere cedere Generali France e respinto le ipotesi di integrazione con il gruppo transalpino A Piazza Affari si infiammano le quotazioni del Leone: il rialzo è del 13% in due sedute
pNuovo balzo in Borsa delle Generali. In una seduta particolarmente positiva per Piazza Affari il titolo del Leone ha registrato una delle migliori performance del listino chiudendo in rialzo del 7,33% a 13,77 euro. Già alla vigilia la compagnia aveva ricevuto le attenzioni degli investitori (+13% in due sedute) ma ieri gli operatori hanno acceso un vero e proprio faro sul gruppo assicurativo complici, probabilmente, i rinnovati rumor su una possibile operazione straordinaria di matrice francese.
Diverse fonti finanziarie, infatti, hanno riferito di possibili contatti tra le Generali e Allianz per cedere al gruppo tedesco Generali France, asset chiave del business del Leone ma potenziale ostacolo Antitrust in caso di una maxi fusione con Axa. Rispetto a queste indiscrezioni, però, la compagnia, contattata ufficialmente, segnala quanto dichiarato da Philippe Donnet, ieri a Milano e presente in serata alla Prima della Scala, in occasione dell’Investor Day tenuto il 23 novembre scorso. In quella sede, durante un’intervista con Cnbc, a precisa domanda rispetto alla possibile vendi- ta degli asset transalpini, Donnet ha risposto così: «La Francia è uno dei tre pilastri chiave del business di Generali assieme a Italia e Germania. Lì abbiamo altre priorità, quello di rilanciare la crescita, di aumentare lo sviluppo. Non intendiamo certo lasciare il paese». Una smentita secca che fa il paio con quanto a suo tempo dichiarato rispetto a un potenziale asse con il gruppo francese: «Non ci fonderemo con Axa». Lo stesso ceo della compagnia transalpina, Thomas Buberl, lo scorso ottobre, aveva tagliato corto: «Non ha alcun senso».
Nonostante questo, il mercato ieri era pronto a scommettere che qualcosa si stesse muovendo. Anche perché le quotazioni di Borsa delle due compagnie sulla carta favorirebbero una presa delle Generali da parte di Axa. La prima capitalizza infatti poco più di 21 miliardi mentre il gruppo francese vale oltre 50 miliardi. Una dimensione tale che, in un’operazione parzialmente carta contro carta, renderebbe tutto sommato il percorso di Axa neppure troppo gravoso.
L’unico ostacolo, evidentemente, potrebbe essere un’alzata di scudi da parte del governo italiano pronto a difendere i proprio gioielli. Non a caso, si racconta che nei mesi scorsi in più occasioni Palazzo Chigi piuttosto che il Mef si siano tenuti costantemente informati sullo stato delle relazioni tra Generali e Axa e soprattutto sulle intenzioni del colosso d’Oltralpe. Basti ricordare l’allarme lanciato ad agosto proprio sulla scia di voci raccolte in ambienti romani. Allarme alimentato dalla successiva dichiarazione di SocGen a Consob con la quale certificava di detenere una partecipazione aggregata nelle Generali superiore al 5%. La bolla, poi, si sgonfiò anche per effetto delle prese di posizioni nette dei ceo delle due compagnie.
Ora, però, in questa complessa fase di transizione, le dimissioni del premier Matteo Renzi sono arrivate alle 19 di ieri sera, il mercato è convinto che sarebbe certamente più difficile erigere delle barricate a difesa del Leone. Di qui l’exploit segnato dal gruppo assicurativo in Borsa.
Senza contare gli altri tasselli che compongono il mosaico italo-francese. A partire da Mps, dove presto Axa e Generali si troveranno ad essere soci forti. E poi la recente cessione da parte di Unicredit, primo azionista di Mediobanca, a suo volta primo socio delle Generali, di Pioneer ad Amundi. Società del gruppo SocGen, la stessa che ha dichiarato la partecipazione aggregata assai rotonda nella società di Trieste, detenuta per conto di terzi. Sull’asset si era affacciato anche il Leone e pure la cordata Cdp-Poste ma alla fine la società di asset management è andata al gruppo francese.
Detto tutto ciò forse merita venga ricordato il commento fatto da Mario Greco, ex ceo delle Generali, quando ancora alla guida di Trieste rispetto a un possibile asse con Axa: il manager escludendo l’interesse per un’operazione simile, aveva sottolineato che un merger era peraltro ostacolato anche teoricamente dal numero di esuberi che sarebbero stati decine di migliaia.
I MANAGER A CONFRONTO Donnet ha già spiegato che «non ci fonderemo con Axa» e da Parigi il ceo Buberl ha sottolineato che l’operazione «non ha alcun senso»