Il rimpallo delle responsabilità Bpvi, Zonin cita la banca e chiama in causa Sorato
pL’obiettivo è quello di ricostruire l’operato dei 17 anni di attività - e ovviamente di riacquistare la credibilità perduta negli ultimi due anni - e di fare chiarezza sulle responsabilità. Ha questo scopo l’atto di citazione che Gianni Zonin, ex presidente della Banca Popolare di Vicenza (rimasto in carica dal 1987 al 2015), ha notificato presso il Tribunale delle Imprese di Venezia, chiamando in causa il prossimo 24 maggio Banca Popolare di Vicenza, Samuele Sorato, ex direttore generale, e Emanuele Giustini, ex vice direttore generale.
Zonin, assistito nel procedimento dagli avvocati Francesco Benatti e Lamberto Lambertini, manda un preciso segnale dopo la pubblicazione della relazione sull’azione di responsabilità intrapresa dalla Popolare di Vicenza nei confronti degli ex vertici della banca, relazione che sarà sottoposta all’approvazione dei soci nell’assemblea del prossimo martedì: le responsabilità attribuite al presidente dall’attuale board non hanno fondamento, l’ex presidente non era a conoscenza delle «deviazioni della corretta gestione» che venivano perpetrate all’interno della banca. «Solo l’esercizio dei poteri d’indagine speciali di Bce e Consob - fa sapere l’ex capo attraverso la notifica - hanno consentito di scoprire la scorrettezza del comportamento della direzione. Scorrettezza comunicata a Zonin il 7 maggio del 2014 in una riunione milanese indetta da Consob». Tradotto: dal 2012 al 2015 ci furono sei ispezioni delle autorità di vigilanza, ma solo nel 2014 uno dei funzionari Consob, entrando nel pc di un componente la direzione generale, scoprì scambi di mail sospette riguardanti le operazioni baciate, le prenotazioni degli aumenti di capitale, le operazioni estere dei due fondi costituiti in Lussemburgo. La cosa, raccontata a Zonin da Consob, portò la stessa sera ad uno scontro con Sorato e alle sue immediate dimissioni.
Proprio in seguito a questo, Bankitalia e Consob hanno derubricato, nel procedimento amministrativo in atto, la responsabilità di quasi tutti i componenti dell’allora cda da “dolosa” a “colposa”. Non solo: la responsabilità della direzione generale, secondo l’ex presidente, sarebbe stata sottolineata anche dall’organismo di vigilanza interno alla banca, che avrebbe avvertito Sorato e Giustini. L’aver limitato la conoscenza della malagestio ad un livello inferiore rispetto al cda avrebbe portato ad eliminare i segnali inequivocabili del crac.
Durissima, è arrivata ieri in serata la replica di Samuele Sorato: «La notizia di un’azione giudiziaria del cavalier Zonin, nella quale tenta ancora una volta di addossare al sottoscritto, già direttore generale, responsabilità di ogni sorta, rappresenta il consueto puerile tentativo di scaricare su terzi responsabilità integralmente proprie. Chiunque sia venuto a contatto con BpVi negli ultimi due decenni, conosce perfettamente che ogni decisione, di qualsiasi tipo, è stata assunta in prima persona da Zonin, successivamente avallata da consigli di amministrazione interamente nelle sue mani, nei quali esprimeva sistematicamente il proprio imperialismo condizionante; e solo successivamente applicate dal management per la loro esecuzione». E poi una serie di puntualizzazioni: «Zonin conosce perfettamente che tutte le comunicazioni istituzionali della banca alle Autorità di Vigilanza sono state oggetto di specifiche deliberazioni da parte del Cda, nelle sue mani», sa che «il direttore generale non ha mai esercitato i propri poteri in materia di concessione di finanziamenti» e «dell’assenza di qualsiasi ruolo istituzionale del direttore generale nella redazione e nell’approvazione dei bilanci».
Nessuna responsabilità, quindi, da parte dell’ex dg nei confronti della banca, cosa già attestata, dice Sorato, dal Tribunale di Vicenza.