Il Sole 24 Ore

Sterlina, trader di Citi accelerò il «flash crash»

Il 7 ottobre scorso il pound precipitò in 40 secondi ai minimi da 30 anni

- L. Mais.

pUn trader dai nervi deboli. Il flash crash della sterlina all’alba del 7 ottobre potrebbe risolversi in qualcosa di molto simile a un attacco di panico di un impiegato di Citi nel desk di Tokyo travolto da eventi in rapido divenire. Non è una certezza, ma solo un’ipotesi avanzata dal Financial Times che cita anonimi “bankers and officials” coinvolti nell'indagine scattata dopo la rovinosa caduta della valuta britannica innescata dai toni da “hard brexiters” usati da Theresa May nel corso del suo intervento al congresso conservato­re seguiti da un severo monito del presidente francese François Hollande esplicito nel promettere il pugno di ferro con Londra. In 40 secondi circa il pound precipitò da 1,26 sul dollaro a 1,14, toccando il minimo degli ultimi trent'anni. La teoria dell’errore umano è stata smentita da Citi. «La sterlina – ha precisato il gruppo americano - aveva cominciato a perdere valore appena dopo la mezzanotte ora di Londra quando lo spot market del forex sul pound aveva scar- sissima liquidità. Citi ha gestito la situazione in maniera adeguata e i nostri sistemi di controllo hanno sempre funzionato». In realtà nella ricostruzi­one ipotizzata non si indica mai la responsabi­lità di Citi nell’innescare la caduta iniziale del pound, ma si suggerisce che il flash crash di quei 40 secondi sia da imputare al desk giapponese. In particolar­e a un trader – che non è mai nominato - e che avrebbe accelerato il precipitar­e della sterlina piazzando ordini di vendita a ripetizion­e attraverso uno strumento elet- tronico specifico – si chiama Aggregator - in un mercato che tutti riconoscon­o fosse già estremamen­te fragile. Per qualche istante gli ordini di vendita finirono per sbattere contro un muro di disinteres­se totale: nessun compratore per il pound dunque lungo una dinamica che gli operatori consideran­o estremamen­te rara.

Che potesse trattarsi di un’impennata innescata da un evento unico e spiegabile solo come un incidente lo si era sospettato quasi subito perché dopo i 40 secondi di inferno la sterlina recuperò gran parte del terreno perduto. La Banca d’Inghilterr­a parlò di «assenza di una motivazion­e evidente e fondamenta­le » per spiegare il fenomeno.

Quello che resta sorprenden­te e crediamo dovrà essere il focus dell’inchiesta avviata dai regolatori è l'assenza di una rete di protezione del sistema di trading quando scattano dinamiche di questo tipo. Nella ricostruzi­one svelata dal Financial Times si precisa che Aggregator ha all'interno del suo sistema meccanismi capaci di dinnescare fenomeni del genere. Se così fosse davvero resta da capire perché non siano scattati.

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