Il Sole 24 Ore

Trump spacca la Corporate Usa: aziende divise in «buone» e «cattive»

Il futuro presidente Usa delinea un rapporto personale con i big del Paese Nel giro di pochi giorni l’avvio di una strategia individual­izzata

- Marco Valsania

p L’intreccio tra politica e business non può stupire. Ma con Donald Trump questo abbraccio talvolta virtuoso e spesso scandaloso entra in una nuova era: il futuro presidente sembra delineare un rapporto molto personale di amore e odio con i protagonis­ti della Corporate America (e non solo America). Nel giro di pochi giorni, prima ancora di affrontare il nodo del conflitto d'interessi tra la carica alla Casa Bianca e i business globali che portano il suo nome, ha inscenato un vero spettacolo di gestione individual­izzata e priva di tabù di queste «relazioni pericolose». Ha messo in riga gli altri, dividendol­i in buoni e cattivi. I «buoni», pronti al pellegrina­ggio alla Trump Tower e ad assecondar­e la sua agenda, da United Technologi­es alla giapponese Softbank. I «cattivi», chi azzarda anche solo lievi critiche pubbliche, da Boeing a Ford e Rexnord.

È possibile, certo, che tutto ciò si risolva in iniziali colpi di teatro ispirati da vene di paternalis­mo e populismo più che da una grande strategia da «guerra a bassa intensità». Ma certo è anche che tra operatori e commentato­ri dei mercati americani serpeggian­o timori di tensioni e disfunzion­i qualora Trump decidesse di governare con lo stesso atteggiame­nto del giocatore d'azzardo - i casinò sono stati tra le sue note avventure - o dell’Arte del Deal, la sua aggres- siva bibbia per il successo forte di comandamen­ti che vanno dal pensare in grande fino, appunto, al livore del rispondere per le rime. Se infatti le critiche di politici e presidenti al mondo del business non sono un'eccezione, dal complesso militar-industrial­e che allarmava Dwight Eisenhower alle recenti denunce degli eccessi di Wall Street, decisament­e inedita è la selezione di singole imprese quale bersaglio oppure come degne di pre- mi. Una scelta che agli occhi degli avversari di Trump potrebbe creare minacciosi precedenti con escalation negli scambi di favori, veri o percepiti.

Cominciamo dall’ultima vittima. Boeing è stata messa alla berlina pochi minuti dopo che il suo chief executive Dennis Muilenburg era stato citato dal Chicago Tribune per un discorso sui benefici degli accordi commercial­i, invisi a Trump. Il suo tweet ha minacciato di cancellare il contratto di Boeing per la fornitura dei prossimi due aerei presidenzi­ali, affermando che il costo supererebb­e i 4 miliardi e che l'azienda «si prende gioco» del contribuen­te. Non ha indicato da dove provenga quella cifra: le stime dei revisori federali sono di 3,2 miliardi.

Ancora: Rexnord è stata additata per voler «brutalment­e» chiudere un impianto con 300 dipendenti in Indiana e spostare la sua produzione di cuscinetti industrial­i in Messico. E per mesi Ford è stata impegnata in uno scambio di accuse con Trump su posti di lavoro che potrebbe esportare oltreconfi­ne.

Trump ha al contrario cele- brato come una propria vittoria la scelta della società di condiziona­tori e caldaie Carrier di cancellare ipotesi di delocalizz­are uno stabilimen­to di Indianapol­is. La trattativa è stata tuttavia condotta da United Technologi­es, la casa madre, che ha numerosi contratti pubblici in gioco nel settore Difesa («Non sono nato ieri e so che il 10% del nostro fatturato arriva da commesse federali», ha ammesso il suo Ceo). Carrier riceverà inoltre sgravi fiscali per 7 milioni dal governator­e dell'Indiana Mike Pence, prossimo vicepresid­ente. Infine ecco SoftBank: il colosso giapponese ha promesso a Trump di investire negli Stati Uniti 50 miliardi di un già annunciato fondo hi-tech, ottenendo elogi. Ma SoftBank ha un’agenda: vorrebbe rilevare T-Mobile per fonderla con la sua Sprint. Nel 2014 il Ceo Masayoshi Son aveva offerto 32 miliardi, ma l'amministra­zione Obama si era opposta per ragioni antitrust. La partita tra politica e affari è più che mai aperta, a New York come a Washington, e le regole del gioco ora spetterann­o a Trump.

TITOLI IN SCADENZA

LE PRIME MOSSE United Technologi­es e Softbank «promosse» per l’appoggio alla linea politica, Boeing, Ford e Rexnord «bocciate» per le critiche

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