Petrolio, si allenta ancora la tensione sui prezzi del barile Attesa per il nuovo incontro Opec di sabato
I Paesi esterni al cartello potrebbero ridurre la loro offerta
pSembra proprie estrazioni per altri 600mila bg complessivi. Il loro contributo rafforzerebbe i piani del Cartello.
Tuttavia, la strategia Opec sembra non convincere molti operatori ed analisti per diversi motivi. Primo tra tutti il fatto che un sostenuto rialzo dei prezzi potrebbe tradursi in un altrettanto sostenuto aumento della produzione Usa di shale oil, con il risultato di appesantire nuovamente l’offerta mondiale e quindi il livello dei prezzi. Forse è anche per questo che - secondo qualche analista - l’Organizzazione dei Paesi esportatori potrebbe “non insistere” più di tanto con i vari produttori circa un severo rispetto delle quote.
«Il ritorno dell’Opec non significa automaticamente un ritorno dei una fase di rincari per il barile - ha commentato Seth Kleinmann,responsabile dell’energy strategy di Citigroup -. Il gioco infatti è cambiato. C’è un nuovo giocatore in città, ed è lo shale oil americano. E ora l’attenzione del mercato è incentrata sulla velocità e sull’ampiezza in termini di aumenti produttivi del comparto alla ripresa dei prezzi del barile». E qualcosa al riguardo si sta già muovendo. L’Eia infatti ha appena alzato le stime sulla produzione Usa di shale oil per il 2016 e per il 2017. Ad appensantire l’offerta complessiva contribuirà poi il ritorno in forze sul mercato del greggio nigeriano (le estrazioni del paese - esentato dai tagli Opec -viaggiano già al ritmo di 1,9 mbg e dovrebbero salire a 2,1 mbg in gennaio). Comunque sia, nonostante scetticismi e dubbi anche sull’effettiva capacità dell’Opec nel rispettare in pieno gli impegni presi, molti analisti vedono il mercato riavvicinarsi all’equilibrio, cosa che potrebbe avvenire già durante il primo trimestre del 2017; e il prezzo medio del Brent - secondo stime Bmi Research - il potrebbe salire nel 2017 a 55 dollari al barile, contro i 44,47 (almeno finora) del 2016.