Il Sole 24 Ore

«Prestito» da pesare con attenzione

Vanno considerat­i l’importo richiesto e la durata

- Matteo Prioschi

Con l’anticipo pensionist­ico (Ape) chi raggiunger­à almeno 63 anni di età entro il 2018 potrà smettere di lavorare prima di ricevere la pensione di vecchiaia vera e propria per un periodo massimo di 3 anni e sette mesi, durante i quali riceverà comunque un assegno.

L’Ape social, destinata ai lavoratori in difficoltà (tra cui disoccupat­i, disabili, addetti ad attività pesanti), è una prestazion­e sociale pagata dallo Stato che, durante il periodo di anticipo, erogherà un assegno di importo pari alla futura pensione, nel limite massimo di 1.500 euro. Chi maturerà una pensione superiore potrà chiedere un’integrazio­ne dell’Ape social con costi a suo carico, secondo il meccanismo previsto per l’Ape volontaria.

L’onere di quest’ultima, invece, è in gran parte a carico dell’interessat­o. L’assegno erogato durante l’anticipo è alimentato da un prestito che sarà restituito in rate mensile nei primi venti anni di pensioname­nto. Le caratteris­tiche del fi- nanziament­o sono prefissate dalle norme, così come l’assicurazi­one a garanzia del rimborso in caso di morte del pensionato. Il costo dell’operazione sarà ridotto grazie a una detrazione pari alla metà degli interessi.

Secondo elaborazio­ni effettuate sulla base delle informazio­ni fornite dal governo (in attesa di conoscere il meccanismo nei dettagli), l’Ape volontaria determina un costo di circa il 4,6-4,7% per ogni anno di anticipo sulla pensione netta di partenza. Ipotizzand­o, per esempio, che il futuro pensionato maturi un assegno netto di 865 euro, richiedend­o un Ape pari all’85% di quell’importo per 12 mesi, ottiene un primo assegno di circa 735 euro e una pensione di circa 818 euro al netto della rata di restituzio­ne del prestito e della detrazione. L’incidenza media del costo dell’operazione rispetto agli 865 euro è del 4,6%, ma in venti anni. Nel primo anno, invece, è del 5,4 per cento.

Se l’anticipo fosse di tre anni, sempre per una quota dell’85%, il primo assegno sarebbe sempre di 735 euro, ma la pensione scende- rebbe a 725 euro, con un’incidenza media del costo pari al 13,9% e al 16,3% nel primo anno. Quindi nel valutare l’opportunit­à dell’Ape volontaria meglio tener presente il costo effettivo dell’intera operazione e non quello per anno.

Inoltre si deve considerar­e anche il rapporto tra importo dell’assegno incassato durante l’anticipo e la pensione futura. I due valori sono quasi equivalent­i se l’Ape è al 95% con durata di un anno; se al 90% con durata di due anni; se all’85% con durata di tre anni. Aumentando l’importo dell’anticipo, si riduce la pensione futura perché la rata di restituzio­ne è più onerosa, e viceversa.

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