Investimenti locali con incognita risorse
pNel capitolo dedicato ai Comuni la manovra 2017 rende stabili le regole del pareggio di bilancio, inserendo nei calcoli il fondo pluriennale vincolato non finanziato da debito per il rilancio strutturale degli investimenti locali, ristruttura il meccanismo delle sanzioni e apre al ripiano lungo per il riaccertamento straordinario degli enti in pre-dissesto.
A questo impianto, che va incontro a molte delle richieste dei sindaci, manca però l’ultimo miglio, essenziale per tradurlo in pratica, previsto in una serie di emendamenti caduti al Senato sull’altare della fiducia che ha preceduto le dimissioni del governo. Il problema riguarda i due fondi da tre miliardi di euro, che Regioni, enti di area vasta e Comuni si dovranno spartire per far fronte alle varie esigenze dei loro bilanci: la somma resta “indifferenziata” in manovra, e alla sua distribuzione dovranno pensare «uno o più decreti di Palazzo Chigi» entro il 31 gennaio. «Così - spiega però il presidente dell’Anci Antonio Decaro, sindaco di Bari - è impossibile rispettare il termine del 28 febbraio per i bilanci preventivi 2017, fissato dalla stessa manovra». Per questa ragione i sindaci chiedono un decreto urgente dedicato agli enti locali, anche per allargare a tutti dal 2017 il turn over al 75% ora previsto solo dal 2018 per chi alla fine del prossimo anno rispetterà il pareggio di bilancio senza lasciare spazi finanziari inutilizzati superiori all’1% delle entrate finali (per contrastare il fenomeno dell’«overshooting»). «La manovra - sostiene il presidente Anci - offre molti contenuti positivi per le amministrazioni locali, ma senza definizione dei fondi e senza possibilità di assunzione rischia di non dare gli strumenti per attuarli».
Il problema è riassunto dalla questione dei tempi di appro- vazione dei bilanci preventivi, che oppone Governo e Comuni tutti gli anni ma che ora assume una declinazione nuova. La manovra, proprio per evitare il solito tira e molla delle proroghe, ha fissato per legge la data del 28 febbraio 2017, ma per rispettarla bisogna percorrere un iter che nei Comuni più piccoli dura almeno 20 giorni e in quelli più grandi supera i 60-70 con il passaggio nei municipi decentrati. Per questa ragione, le amministrazioni locali premono per spostare i termini al 31 marzo.
Dalla distribuzione dei fondi i Comuni attendono soprattutto la replica del fondo Tasi, che quest’anno ha aiutato
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1.800 enti dove i vecchi aumenti dell’Imu sull’abitazione principale non erano stati coperti dalle compensazioni ordinarie, oltre ad alcuni aggiustamenti sul dare-avere dell’Imu e l’avvio dei rimborsi per gli arretrati delle spese di giustizia. Sui bilanci pesa però anche l’incognita perequazione: in manovra si dice che l’aumento della quota di risorse distribuita in base a capacità fiscali e fabbisogni standard aggiornati non può determinare nelle risorse di base differenze superiori all’8% rispetto all’anno precedente, ma i sindaci premono per uno scalino più basso: a livello tecnico si era discusso di ridurre la forbice (la proposta Anci parla di un beneficio massimo del 3% e di un taglio non superiore all’1,3%), ma la fiducia al Senato ha troncato sul nascere ogni ipotesi di ritocco in manovra.