Farmaci, più fondi e nuovi tetti di spesa
pPiù finanziamenti e nuovi tetti di spesa per i farmaci. Ospedali a stecchetto per i piani di rientro dal disavanzo. Il tentativo di dare slancio al Fascicolo sanitario elettronico (Fse). Risorse finalizzate per i rinnovi dei contratti del personale dipendente e di medici di famiglia e pediatri convenzionati. Fondi per la stabilizzazione dei precari. E un ritorno al passato: la possibilità per i governatori delle Regioni con la sanità sotto tutela di diventare nuovamente commissari di se stessi. È un mosaico di norme attese ma anche contestate quello che caratterizza la “manovra sanitaria” per il prossimo anno.
Un 2017 che parte da 113 miliardi (2 in più del 2016) ma con quasi 2 miliardi vincolati a precise destinazioni: 500 milioni per i farmaci oncologici, altri 500 per quelli innovativi, 100 milioni per il nuovo Piano vaccini, 75 milioni per assunzioni e stabilizzazione dei precari del Ssn. E poi la partita dei livelli essenziali di assistenza (i Lea) che da sola vale altri 800 milioni, sempre vincolati nel Fondo sanitario, ma che per decollare deve attendere il visto del Dpcm - ora all’esame delle Camere - da parte del Consiglio dei ministri e che, in ogni caso, avrà la necessità di essere accompagnato da provvedimenti attuativi indispensabili, a partire dalle nuove tariffe. Il rischio è che il decollo del decreto tanto atteso- l’ultima versione risale al 2001 - slitti avanti nel 2017, tanto più dopo il fiasco del 2016, che potrebbe costare a parecchie Regioni la perdita delle proprie quote dello stanziamento di 800 milioni.
Il capitolo-farmaci è sicuramente il più corposo. E non solo per la quantità di risorse destinate alla manovra ma anche per aspetti - come i medicinali oncologici - su cui la sensibilità e le attese dei pazienti sono elevatissime. L’intervento sulla governance farmaceutica s’è ridotto alla fine soltanto alla diversa distribuzione territoriale ma anche alla denominazione dei tetti di spesa: la farmaceutica territoriale (si chiamerà «convenzionata») scende dall’11,35% al 7,96%; quella ospedaliera (diventa «spesa farmaceutica per acquisti diretti») sale dal 3,5 al 6,89%. Il tutto con un tetto complessivo che resta intatto, ma che darà più fiato al pay back dell’attuale farmaceutica ospedaliera. Molto discusse, sempre in materia di farmaci, le norme sui biosimilari che sono state ritoccate rispetto alla versione iniziale del Governo, abbassando la base d’acquisto nelle procedure pubbliche. La biosimilarità potrà essere accertata anche dall’Aifa, non solo dall’Ema (Agenzia europea).
Per i piani di rientro degli ospedali in rosso, l’asticella viene abbassata dal 10 al 7% dei ricavi o a 7 milioni di disavanzo (attualmente sono 10): il risultato sarà che a finire nella rete dei piani di rientro (al massimo triennali) sarà un numero maggiore di ospedali. Ecco poi il capitolo del personale: per precari e nuove assunzioni, come detto, sono riservati 75 milioni nel 2017 e 150 dal 2018. Nessuna indicazione sull’ammontare dei finanziamenti per i rinnovi contrattuali e convezionali, salvo specificare che le somme deriveranno dal Fondi sanitario nazionale, rinviando per il resto al Dpcm per il pubblico impiego. Una ciambella di salvataggio, infine, per i ricercatori precari di Irccs e Istututi zooprofilattici: scatta il rinnovo dei contratti a termine.