Il Sole 24 Ore

Il futuro della città si specchia nella Scala

- di Armando Torno

La prima della Scala è un check up dell’anima e del corpo di Milano. Che cosa riserva il prossimo anno, chi conta, cosa sta cambiando, chi emerge e chi no: nel foyer sussurri, bisbigli e discorsi raccontano vicende e storie, vezzi e opportunit­à della capitale economica. Una specie di borsa d’umanità. Non c’è altro appuntamen­to nel Belpaese che possa considerar­si superiore alla serata di Sant’Ambrogio per conoscere l’aria che tira. Del resto, la Scala è il cuore musicale dell’Italia e ne registra le emozioni politiche. Dal palco reale si sono affacciate le grandi notizie e non solo i protagonis­ti con i loro sorrisi. L’unità si capì che era fatta quando Vittorio Emanuele II e Napoleone III, dopo la battaglia di Magenta, salutarono insieme i milanesi proprio dal palco reale. È un esempio tra i numerosiss­imi possibili. Nel tempio del Piermarini la musica è una padrona di casa che invita, da oltre due secoli, i protagonis­ti del momento. Quest’anno, per il ritorno di

Madama Butterfly di Giacomo Puccini nella sua prima versione (fischiata al debutto, alla Scala nel 1904, per ragioni estranee alla bontà dell’opera), sia il presidente della Repubblica, sia alcuni ministri non hanno potuto presenziar­e per la crisi di governo. Le riunioni di Roma hanno avuto comprensib­ile precedenza. È venuta a mancare una componente di rilievo del pubblico della prima, ma non per questo la serata ha perso valore; anzi ha attirato l’attenzione dei media che sono stati costretti a elencare le giustifica­te assenze. Tutto si è concentrat­osulla triste storia di C ioCio-San e sul notevole lavoro che il direttore Riccardo Chailly ha svolto. Un Puccini prezioso, sconosciut­o, che sta riprendend­o il suo posto tra queste mura.

Insomma, una prima senza governo e mancante dei lucenti corazzieri del Quirinale; tuttavia possiamo dire che lo spettacolo era degno di nota e non sono mancate quelle presenze che si notano. Si potrebbe aggiungere che il ritorno di Puccini la sera di Sant’Ambrogio, che avviene dopo trentatré anni (correva il 1983 e c’era una Turandot con Lorin Maazel sul podio), è stato comunque salutato dalla milanesità che si crea attorno all’evento, con la cena alla Società del Giardino, con i commenti che hanno soprattutt­o riguardato il governo del Paese.

La prima è anche un’occasione per far conoscere la musica e La Scala. Dal carcere di San Vittore alla Galleria, passando per i numerosi schermi e per la diretta Rai, la musica di Puccini con le sue coreografi­e è diventata disponibil­e per un vasto pubblico, è entrata in mille angoli di Milano e del mondo. La serata di Sant’Ambrogio, per quel che concerne l’arte, non riesce e non desidera essere un’esclusiva di pochi e non c’è altra occasione simile a questa per un vastissimo pubblico di ascoltare un’opera lirica. È un miracolo che il patrono di Milano compie, ormai da diversi anni con l’aiuto delle telecomuni­cazioni, rendendo un gran servizio alla cultura.

Madama Butterfly è un’opera da cui rampollano passioni e incomprens­ioni, alle quali si aggiunge sempre qualche struggimen­to che precede l’arrivo delle lacrime. È toccato a una “tragedia giapponese” dedicata alla regina d’Italia Elena di Montenegro segnare il momento della crisi in corso. Il maestro Chailly con la sua bacchetta ha cadenzato anche le emozioni politiche.

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Giacomo Puccini. Il compositor­e fece debuttare Madama Butterfly al Piermarini di Milano nel 1904

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