Il Sole 24 Ore

I BTp «pesano» la Bce

- Di Isabella Bufacchi

Per il mercato dei titoli di Stato italiani, il più grande nell’Eurozona, e per il debito/Pil italiano secondo solo a Giappone e Grecia, il Qe della Bce più lungo e più grande è la buona notizia. Il taglio al flusso di acquisti è la cattiva notizia.

Un supercompr­atore come la Bce che mantiene i titoli di Stato in portafogli­o fino a scadenza e quando scadono li reinveste, di sicuro nel corso del QE ma fors’anche oltre, è l’ideale per uno Stato superindeb­itato come l’Italia.

Lo stock degli acquisti dell’Asset Purchase Programme della Bce aumenterà di 540 miliardi dal primo aprile 2017 al 31 dicembre 2017. La torta di acquisti aggiuntivi in titoli di Stato per questi nove mesi in più del previsto dovrebbe essere attorno ai 450 miliardi, calcolando almeno 50 miliardi al mese tra aprile 2017 e dicembre 2017, e all’Italia di tutto questo spetterà una fetta di capital key che potrà oscillare tra il 17,5% e il 18,5% quindi acquisti di titoli di Stato italiani a un ritmo mensile tra i 7e i 9 miliardi.

Fin qui lo stock è la buona notizia: la Bce ha deciso di aumentare l’entità del QE e quindi incremente­rà i titoli di Stato italiani nel suo bilancio, andando oltre l’importo previsto fino a ieri e calcolato sul PSPP in scadenza nel marzo 2017.

In termini di flusso degli acquisti, che per l’Italia orbita attualment­e attorno ai 12 miliardi al mese, il taglio dell’ammontare mensile annunciato ieri da Mario Draghi da 80 e 60 miliardi è la cattiva notizia perchè in effetti riduce l’entità dell’intervento mensile dal primo aprile del prossimo anno. E questo, che il mercato interpreta come “tapering” (un termine utilizzato per la prima volta da Ben Bernanke nel maggio del 2013 per indicare l’intenzione della Fed di ridurre gradualmen­te gli acquisti mensili del QE) un contraccol­po per il Tesoro lo avrà. La Bce dal primo aprile 2017 tornerà al QE1, quello precedente l’annuncio dello scorso marzo (quando l’APP è lievitato da 60 a 80 miliardi per contrastar­e un rischio di deflazione che ora non c’è più, ha spiegato ieri Draghi): per l’Italia, che emette attorno ai 400 miliardi di aste lorde l’anno, il fatto che la Bce sul mercato secondario dall’aprile prossimo potrebbe acquistare in media 8 miliardi e non più 12 miliardi come nel periodo marzo 2016-marzo 2017, è un cambiament­o di cui i mercati e il Tesoro potranno tener conto. Inoltre il programma di raccolta del Tesoro l’anno prossimo sarà più pesante del 2016 (si stima dai 385 miliardi di quest’anno a oltre 400 miliardi nel 2017).

L’ampliament­o della gamma dei titoli di Stato acquistabi­li dalla Bce, che ha deciso di scendere a un anno di vita residua dagli attuali due, è positivo per l’Italia: i CTz, finora esclusi dagli acquisti del QE perchè emessi con durata di due anni e quindi sotto la soglia dal primo giorno di trading sul secondario, possono saltare su questo treno in corsa e potranno beneficiar­ne in termini di rendimento. Sempreché la Bce acquisti titoli italiani con vita residua sotto i due anni. Il bacino di titoli acquistabi­li con questa nuova regola (che entra in vigore dal prossimo 2 gennaio) si allarga potenzialm­ente di circa 170 miliardi: a tanto ammontano BTp, CcT e CTz in scadenza nel 2018.

L’Italia non trae beneficio invece dalla nuova facoltà della Bce di acquistare titoli di Stato con rendimenti al di sotto del tasso delle deposit facilities attualment­e -0,40%, una decisione mirata a risolvere il problema della scarsità dei titoli tedeschi. Sfuma, dunque, la possibilit­à di un ritocco alla chiave capitale che avrebbe favorito l’Italia, con più acquisti di BTp per coprire la temporanea carenza di Bund.

In quanto alle novità annunciate ieri dalla Bce per allentare le tensioni sul mercato dei repo, del pronti contro termine, resta da vedere quale sarà il beneficio indiretto per i BTp in quanto la Banca d’Italia al momento non risulta nella rosa delle Banche disposte a ricevere cash, contanti, in luogo di altri titoli consegnati come collateral­e.

Ieri il rendimento del BTp decennale si è riportato sopra il 2% e lo spread contro Bund si è leggerment­e ampliato dopo gli annunci di Draghi. Al di là del tapering, resta il fatto che quando l’inflazione tornerà sotto ma vicina al 2%, il supporto del QE verrà meno: in quel momento l’Italia dovrà cavarsela da sola, con le proprie gambe, sul mercato. E nel caso di perdurante instabilit­à o incertezza politica, l’unico vero grande sostegno in mancanza del QE sarà, come ha fatto intendere ieri il numero uno della Bce, una crescita più solida e sostenibil­e, e più occ occupazion­e.

L’EFFETO SUI BTP Positivo l’allungamen­to del Qe, ma per l’Italia caleranno gli acquisti mensili nell’anno più «pesante» di aste

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