Con gli acquisti Bce minor pressione sui BTp
pMeno acquisti da aprile a fine 2017 anche di titoli di Stato italiani. La decisione della Bce di allungare di 9 mesi il Quantitative easing a ritmi inferiori rispetto ai mesi precedenti avrà ricadute anche sul debito italiano detenuto per il 13% da Eurotower.
Finora la Bce ha acquistato bond governativi italiani per 9,4 miliardi di euro al mese e sulla base delle stesse quote si stima che il ritmo di acquisto potrebbe ridursi a circa 7,05 miliardi, portando l’ammontare acquistabile da aprile a dicembre a 63,45 miliardi. Se si aggiunge il livello assorbibile fino a marzo prossimo pari a 28,2 miliardi di euro, nel 2017 la Bce potrebbe drenare titoli di Stato italiani per 91,65 miliardi di euro. «È un livello che garantisce la copertura delle emissioni nette stimate in 43 miliardi per il prossimo anno - spiega Luca Mezzomo, capo economista di Intesa Sanpaolo - ma soprattutto riduce il rischio di pressioni negative sul mercato». Pressioni legate soprattutto alle tensioni politiche che potrebbero manifestarsi nel corso del prossimo anno non solo a causa della crisi politica italiana, ma anche per le elezioni in Olanda, Francia e Germania a partire dalla primavera. «L’allungamento del Qe fino alla fine del 2017 va a coprire il calendario elettorale del prossimo anno», aggiunge Mezzomo dove l’Italia si mostra come uno dei potenziali focolai, non il solo dell’area euro. Per usare le parole di Draghi: «Ciascun Paese ha vulnerabilità diverse ma sia il contesto macroeconomico rispetto a cinque anni fa, quando avevamo un contagio, sia i mercati finanziari e gli intermediari sono più resistenti e forti. Questi problemi, anche se importanti e che devono trovare urgentemente una soluzione, restano limitati ai singoli Paesi», ha concluso Draghi.
Ed è precisamente a cinque anni fa che bisogna ritornare, esattamente all’8 dicembre 2011 quando venne presentata la manovra del governo Monti per 30 miliardi di euro esclusivamente restrittiva, un tentativo per fermare la corsa dello spread che aveva toccato 430 punti base contro i titoli tedeschi. Allora non era ancora stata avviata la politica di allentamento monetario della Bce, benché gli acquisti di titoli governativi di Italia e Spagna erano già gradualmente iniziati, in concerto con altre banche centrali a cominciare dalla Federal Reserve. Oggi nonostante la crisi politica, lo spread dopo una breve fiammata ha fermato le contrattazioni della seduta a 162 punti base pari ad un rendimento del 2 per cento.
Il prossimo anno sarà cruciale anche per consolidare la crescita economica dell’area euro su livelli ancora modesti e soprattutto il rialzo dell’inflazione verso il target del 2 per cento. A questo proposito la Bce ha rivisto le sue stime sulla crescita economica, che prevede «moderata e tonica» all’1,7% il prossimo anno e all’1,6% nel biennio successivo, mentre non teme l’inflazione che stima all’1,3% nel 2017, all’1,5% nel 2018 e all’1,7% nel 2017.
GLI ACQUISTI Il ritmo di acquisto mensile della Banca Centrale Europea potrebbe ridursi a circa 7,05 miliardi dai 9,4 miliardi di euro