Il Sole 24 Ore

In corsa Gentiloni, Delrio e Padoan

Conterà il grado di «fiducia» del segretario Pd nei candidati - Resta l’ipotesi Renzi-bis

- Barbara Fiammeri

pLa partita sul Governo che verrà resta in alto mare e di conseguenz­a non si può ancora individuar­e «il nome» di colui che siederà a Palazzo Chigi. Tra le ipotesi che circolano resta in piedi anche quella del reincarico a Matteo Renzi. Anzi c’è chi sostiene che questa sarebbe la prima scelta del Quirinale. Che Renzi voglia però dar vita al Renzi bis al momento è ritenuto poco probabile. Il premier uscente tuttavia sembra ormai essersi rassegnato all’idea, che il ritorno al voto non potrà avvenire che a primavera inoltrata, vista la necessità di attendere la sentenza della Corte costituzio­nale del 24 gennaio per mettere a punto una legge elettorale. E certo Renzi - che è anche segretario del Pd - sul futuro premier vuole dire la sua. Anche per questo ieri le voci - perché solo voci in questo frangente si possono riferire - danno in crescita le chance di Paolo Gentiloni. Il ministro degli Esteri è un fedelissim­o del premier, che lo indicò come candidato sindaco di Roma alle primarie vinte da Ignazio Marino e che poi lo ha portato alla Farnesina.

Anche l’attuale ministro delle Infrastrut­ture Graziano Del Rio è tra gli uomini ritenuti vicinissim­i a Renzi. Ma c’è chi sostiene che il suo peso specifico sia troppo elevato per quello che, stando alle intenzioni del segretario del Pd, dovrebbe essere un governo di pochi mesi. Non va però mai sottovalut­ato che la responsabi­lità della scelta resta nelle mani del Capo dello Stato e che la gravità della crisi apertasi dopo il referendum di domenica potrebbe far propendere per un nome di garanzia non solo politica.

Ecco perchè tra i papabili alla premiershi­p continua a esserci il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Le chance del titolare di via XX settembre sono legate non solo alla contingenz­a ma agli appuntamen­ti con Bruxelles, a partire dagli effetti della legge di stabilità. Lunedì l’Eurogruppo ha affermato che la manovra italiana è a rischio di non rispetto del Patto» e non si escludono pertanto eventuali «misure addizional­i significat­ive».

Tra i nomi gettonati resta anche quello di Dario Franceschi­ni. Ma per i renziani sarebbe un’ipotesi impraticab­ile. Questo perchè il ministro della Cultura, essendo anche il leader della corrente di AreaDem che in Parlamento può contare su una nutrita pattuglia di deputati e senatori, di fatto sancirebbe il ribaltamen­to degli attuali (anche se precari) equilibri all’interno del Pd.

Mattarella sembra intenziona­to a procedere velocement­e. Ma se come appare ormai quasi scontato, al termine del giro di consultazi­oni di sabato il capo dello Stato dovrà prendere atto dell’impossibil­ità di realizzare un governo di responsabi­lità (quello che un tempo veniva chiamato governo di unità nazionale), il Pd - a partire da Renzi - dovrà offrire una via d’uscita. È quindi probabile che Renzi tornerà a riunire non solo la direzione ma anche i gruppi parlamenta­ri per formulare la proposta da portare al Quirinale. Nel frattempo Mattarella potrebbe continuare a sondare il terreno. C’è chi sostiene che, nel caso in cui il quadro della crisi si complicass­e, il capo dello Stato potrebbe affidare un mandato esplorativ­o al presidente del Senato Pietro Grasso o anche all’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini che con Renzi mantiene buoni rapporti. Dipenderà dalle valutazion­i del capo dello Stato al termine delle consultazi­oni.

Tutte queste ipotesi sarebbero ovviamente destinate a cadere qualora invece Renzi decidesse di dare il via libera al suo reincarico. Un’ipotesi che nonostante tutto, ovvero nonostante Renzi, resta in campo. C’è chi sostiene che Mattarella non potrebbe non rinviare davanti alle Camere un premier che si è dimesso poche ore dopo aver ricevuto una larga fiducia dal Parlamento.

GLI ALTRI NOMI Resterebbe in campo anche Franceschi­ni, leader della corrente AreaDem. Un’ipotesi ritenuta però impraticab­ile dai renziani

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